La scorso Sabato 11 Maggio c’è stata a Roma, in Piazza Vittorio Emanuele II, la prima manifestazione nazionale di Ultima Generazione, un movimento per il cambiamento sociale che basa la sua organizzazione e la sua strategia sulla cultura e la storia dei movimenti di resistenza civile nonviolenta. Fa parte della rete internazionale A22, un network di organizzazioni, costituitosi nell’aprile 2022, che usano la disobbedienza civile per chiedere ai rispettivi governi impegni concreti nel contrastare il collasso eco climatico che sta raggiungendo soglie di non ritorno, e che ha un proprio sistema di crowdfunding per sostenere le spese legali che scaturiscono a valle delle azioni simboliche di protesta attivate con la “disruption” (interruzione di servizio, di viabilità, sit-in ed altri sistemi di protesta “Gandhiani”). Le azioni vengono sanzionate ma viene sempre riconosciuto il loro alto valore morale.
Ne fanno parte, oltre a Ultima Generazione (Italia), Stopp oljeletinga (Norvegia), Climate Liberation Aotearoa (Nuova Zelanda), Risposte Alimentaire (Francia), Just Stop Oil (Regno Unito), Last Generation (Canada), Liberate (Switzerland),Återställ Våtmarker (Svezia), Nødbremsens (Danimarca), Letzte Generation (Germania), Letzte Generation (Austria), Ostatnie Pokolenie (Polonia). La forza e l’efficacia delle proteste non violente anti apartheid degli anni ’60 in America o la forza iconoclasta delle Suffraggette sono solo alcuni dei tanti riferimenti storico culturali di questa costellazione in crescita.
Ne ho ricavato una sensazione di gioia, finanche di commozione, dopo tanti decenni prima di graduale riflusso (esclusa la parentesi repressa nel sangue di Genova 2001 e dei Social Forum mondiali) e poi di inevitabile disimpegno da parte delle giovani generazioni, sempre più strette nella morsa di un presente angusto e senza la possibilità reale di incidere nelle scelte politiche e sociali. Individui atomizzati, ridotti a “competitor”, pronti a scattare sulla linea di partenza per la selezione “naturale” di un darwinismo culturale che premia i più egoisti e rampanti. Ho visto invece visi di giovani sereni e determinati, vogliosi di essere e fare comunità, riprendere in mano la propria vita con metodi di democrazia diretta, con un futuro compromesso dal neo liberismo post capitalista, che in questi anni post Covid, mostra i suoi esiti più evidenti e nefasti nei due corni della guerra e del collasso eco climatico.
Nella bella giornata di sole, nei giardinetti della piazza, divisi ordinatamente in gruppi di lavoro, c’è stato confronto, costruzione di senso su questioni ambientali, di genere, con attività teatrali e performative, letture ad alta voce, raccolta e restituzione di stimoli e spunti, anche attraverso avvicendamenti che alternavano, poesia e denuncia sociale.
E questa capacità osmotica, di apprendere idee e spunti trasformativi, è stata per me una boccata di ossigeno e speranza. Era quello che provammo a fare nel 2006, aprendo a 360° ai contributi degli aderenti individuali alla “Sezione italiana della Sinistra Europea”, al contrario di quanto avviene nella forma partito attuale, tutta centrata sulle compatibilità, sulle scadenze elettorali e le nomenclature spesso autoreferenziali. Allora si chiedeva a tutti un contributo di proposta (il portale si chiamava “La fabbrica delle idee”) per costruire insieme un percorso plurale: i microfoni e i canali di comunicazione erano aperti e ognuno poteva dire la sua a partire dalla propria peculiare esperienza, e quindi partecipare davvero (si decideva col metodo del consenso).
La conferenza stampa della mattina di sabato si è tenuta al centro Sociale Brancaleone – che sarà per questo maggio il luogo di riferimento di UG per laboratori e attività di approfondimento – ha segnato un punto di svolta nell’evoluzione dell’organizzazione che amplia il proprio ambito di resistenza civile nonviolenta. Oltre al focus sull’Ambiente (attraverso le campagne per il Fondo di Riparazione per le aree che hanno subito catastrofi climatiche e il no ai combustibili fossili) – l’organizzazione ora si pone l’obiettivo di medio lungo termine di arrivare a un vero e proprio cambiamento sociale radicale. Come Extintion Rebellion e tante altre realtà nella galassia dei nuovi eco attivisti, c’è quindi di nuovo finalmente un sogno, una visione di cura dei rapporti umani e dell’ambiente, che è ontologica ed educante.
Da una piazza Vittorio blindata, che ha visto anche l’incursione dell’affollata manifestazione Pro Palestina – (Ultima Generazione ha solidarizzato, col blocco del traffico e un corteo spontaneo), popolata da tanti collettivi studenteschi e rappresentanti della comunità palestinese a Roma (il movimento studenti palestinesi in Italia ne è stato il promotore) – ho distintamente avvertito che, ad un passo dal baratro, si sta costituendo un ampio blocco sociale che vuole un netto cambiamento di rotta nelle scelte importanti che riguardano la pace e il modello di crescita. E’ una grande opportunità. Non c’è altro tempo.
Se non ora, quando ?
Leonardo Ragozzino