editoriali

Quando finirà la guerra? Mai

di Roberto
Musacchio

Guerra mondiale a puntate. Lo dice da tempo Papa Francesco. Guerra permanente, preventiva, economica, sociale e militare. Lo ha detto, ormai 25 anni fa, il movimento dei movimenti quando contestava la globalizzazione neoliberale sostenendo che nel mentre rovesciava la lotta di classe a favore dei dominanti (tutti) contro i dominati (tutti) teneva contemporaneamente aperti tutti i conflitti possibili. Altro che fine della Storia e sviluppo per tutti. Abbiamo vissuto la spirale guerra-terrorismo tra Occidente (e non solo) e fondamentalismo. Sembra passata un’intera epoca. Eppure oggi viviamo nuovi passaggi di quella “contraddizione interna ai dominanti”, sotto forma di massicce incursioni finanziarie, e non solo, delle grandi aristocrazie arabe che puntano ad occupare ad esempio il calcio.

Abbiamo vissuto le “guerre umanitarie” che hanno dato corso alla dissoluzione della Jugoslavia e all’avvio della UE neo imperiale, oggi poggiata sul patto tra Nazioni, sempre più governate dalle destre eredi del primo ‘900, ed establishment. Con cui ha cessato di esistere l’idea dell’Europa casa comune dall’Atlantico agli Urali che era di Gorbaciov e di Berlinguer. Infatti finisce l’allargamento alla Turchia per la quale diviene preferibile il ruolo di potenza intermedia guidata da un utile dittatore.

Tre grandi crisi, finanziaria, pandemica, climatica hanno messo in crisi l’idea di globalizzazione sviluppista. Come scrive Emiliano Brancaccio, col debito pubblico che si ritrovano e le difficoltà economiche e sociali crescenti per USA ed Europa, i cui dominanti non sono disponibili a ricontattare la propria parte di “bottino”, la scelta che questi maturano è di attrezzarsi a mettersi in proprio. Ragionamento analogo fanno “gli altri” che sanno di essere nel mirino. Le ragioni della guerra sono scritte nero su bianco nei documenti strategici, fatti in fotocopia, dei vari pezzi di mondo orwelliano in cui siamo. USA e Russia hanno probabilmente giocato d’anticipo per innescare un conflitto permanente intorno cui riorganizzare i “patti di sindacato tra dominanti”. La UE ha visto una possibilità di allargamento per il proprio spazio imperiale. Tutto quello che succede sul campo è abbastanza ininfluente. Il conflitto guerreggiato è circoscritto territorialmente e sarebbe facilmente risolvibile. Invece ci sono decine di migliaia di morti. Anche lo “scacchiere” geopolitico è abbastanza scontato tra giochi della NATO, della UE, della Russia, dei BRICS. L’unica cosa che bisogna evitare, da parte loro, è l’olocausto nucleare. Per il resto ognuno porta a casa il “suo” dai vari imperialismi al grande impero dei mercanti di armi.

Dunque la guerra è destinata ad essere permanente.

Ciò che è strano è perché un movimento globale che aveva previsto tutto ciò che oggi succede fatichi così tanto a ritrovarsi. Anzi si divida a volte tra gli antimperialisti con la NATO e i campisti con Putin.

Peccato. Ma non bisogna rassegnarsi.

Roberto Musacchio

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