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Quale convergenza possibile tra i movimenti?

di Roberto
Rosso

Il 23 settembre 2022 è stato dichiarato lo ‘sciopero globale per il clima’, in questa estate rovente che insiste su un ambiente devastato da mesi di siccità la scadenza annuale dei Fridays For Future assume una rilevanza straordinaria. Immediato è il collegamento con la richiesta di uno sciopero generale che viene dai lavoratori della GKN; non a caso interviene al Climate Social Camp di Torino al parco della Colletta il portavoce del collettivo dei lavoratori della GKN Dario Salvetti che ricorda come “Ci avevano detto che stavamo perdendo il lavoro per colpa di Greta, hanno strumentalizzato l’ecologia in modo violento contro di noi. Invece noi abbiamo cercato il movimento per spezzare tutto questo, per creare una convergenza di competenze1; il collegamento era sato esplicitamente rivendicato in occasione della  manifestazione nazionale in sostegno della lotta della GKN2 Una alleanza tra i movimenti di lotta ecologisti e dei lavorati che rimanda inevitabilmente alle lotte nel settore della logistica, colpite dai provvedimenti repressivi della procura di Piacenza, a cui è stata data una prima risposta con la manifestazione nazionale di sabato 23. Proprio il settore logistico mostra un intreccio tra sfruttamento del lavoro e devastazione dell’ambiente; le condizioni dello sfruttamento in questo settore sono tra le più dure per condizioni di lavoro, precarietà contrattuale e livelli salariali, il tutto attuato con l’ausilio di finte cooperative ed il ricorso massiccio a forza lavoro immigrata. Non a caso è nella logistica che si sono sviluppate negli ultimi anni i cicli di lotta di più duri e continuativi, come del resto testimonia l’inchiesta della procura di Piacenza che si è dedicata a perseguirli sin dal 2014. Il settore della logistica costituisce di per sé un indicatore del modello di sviluppo nel nostro paese con la prevalenza del trasporto su gomma nella circolazione delle merci, ma non solo: nel rapporto Annuale sul Consumo di Suolo (SNPA)3 si evidenzia l’importanza del consumo di suolo prodotto dal settore della logistica e della grande distribuzione organizzata, illustrato nel capitolo LO SVILUPPO DEI POLI LOGISTICI (pag. 209).

Non è certo una novità affermare e dimostrare come tutto si tenga all’interno del modello di sviluppo proprio di una formazione sociale, dalla crisi climatica e devastazione degli ecosistemi al grado di sfruttamento e crescita delle diseguaglianze sino al collasso dei dispostivi democratici e di partecipazione; tuttavia nell’attuale congiuntura l’intreccio delle diverse crisi si mostra in tutta la sua drammaticità aprendo e rivelando uno scenario che non ha nulla di congiunturale nel quale guerra, crisi ecologico-climatica, crisi finanziaria e processo inflazionistico si manifestano nel contesto che la pandemia da Sars-Cov-2 ha contribuito a creare, a partire dall’interruzione e successivo intasamento  delle catene logistiche e di rifornimento (supply chains disruption) con l’immissione di gigantesche quantità di denaro per far ripartire le economie nazionali dopo il blocco pandemico.

Pandemia la cui origine, ormai è assodato4, è un processo di zoonosi ossia il passaggio di virus da una specie animale agli esseri umani – anzi molto probabilmente in un duplice passaggio attraverso due specie animali- si iscrive come già avvenuto per altre patologie -vedi l’AIDS- nelle condizioni create dalla devastazione degli ecosistemi; il ‘tutto si tiene’  si applica alla formazione sociale globale e lega tra loro tutti processi di produzione e riproduzione sociale alla riproduzione delle forme di vita, degli ecosistemi e del sistema climatico globale.

La guerra, che con l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa contrappone quest’ultima alla NATO, ha introdotto nuove variabili nel contesto appena descritto; come abbiamo avuto modo di dire essa è l’espressione di uno  stato di belligeranza globale costituito dal potenziale militare espresso dai diversi  stati e alleanza, il peso di sistemi industriali-tecnologico-militari nelle diverse economie e nelle forme di governo delle formazioni sociali, quindi un fattore costante e primario nella regolazione rapporti di forza globali, un potenziale che di volta in volta si attualizza in aree più o meno periferiche rispetto agli interessi dei contendenti.

Qualcuno ‘con il ditino alzato’ aspetta al varco il movimento dei FFF per vedere quanto sia capace di entrare nel merito del problema della guerra, leggendo il programma dei dibatti al Campus Einaudi e al Climate Social Camp non mi sembra ci sia un momento esplicitamente dedicato all’argomento, viceversa ritengo che la questione sia trasversale ai terreni di analisi e di confronto proposti, nei quali il punto di partenza non è l’analisi geopolitica o geostrategica, ma emerge necessariamente nel considerare modello di sviluppo e l’uso delle risorse a livello globale e nelle diverse formazioni sociali e regioni del globo. Siamo di fronte ad una evoluzione del movimento dei FFF, dopo la pausa imposta dalla pandemia, il cui carattere di movimento globale costituisce indubbiamente una novità dopo i movimenti alter-mondialisti di inizio secolo; una evoluzione che nei contenuti e nelle dichiarazioni appare anche piuttosto veloce a fronte della mancata risposta dei governi ed il fallimento della COP26 di Glasgow.

Se l’obiettivo che ci si pone è quello della convergenza dei diversi movimenti, il cosiddetto orizzonte rosso-verde, nel linguaggio di scrive, di cui vediamo diverse manifestazioni negli incontri di Torino, essa si può realizzare nella reciproca trasformazione ed arricchimento di contenuti, nelle pratiche di lotta, nei linguaggi, nelle forme di organizzazione e di condivisione della conoscenza, nel contesto del divario generazionale e culturale che caratterizza e separa i movimenti tra loro. Certo non si trova a suo agio in questo processo chi ha già in mente tutta la traiettoria, le tappe i contenuti e l’esito finale, sarà perennemente insoddisfatto; viceversa la partecipazione diretta, che è cosa diversa dall’autocitazione, permette di contribuire all’evoluzione dei movimenti ed alla loro convergenza e soprattutto obbliga ad un salutare bagno nella realtà.

Particolarmente arduo è discutere di convergenza di movimenti, culture critiche e culture politiche in questo momento, in Italia. Dire  in questo momento implica parlare della scadenza elettorale del proprio eventuale posizionamento nel suo contesto, una porta strettissima nel breve intervallo che porta tra circa due mesi alle elezioni politiche e meno di un mese alla presentazione delle liste elettorali; subito dopo se non si è totalmente presi dalla prova elettorale -cosa che riguarda una parte decisamente minoritaria della popolazione adulta del nostro paese- si è costretti ad alzare lo sguardo, contemplare il panorama sociale, economico e culturale, la trasformazione della formazione sociale italiana degli ultimi 30 anni ossia quella sorta di stagnazione che riguarda tutti parametri che la definiscono, di cui la forma ed il livello della politica è assieme conseguenza e fattore causale. È del tutto evidente come crescita e convergenza possibile dei movimenti sia altra cosa dalla forma che assumono le organizzazioni politiche nello spazio stretto della competizione elettorale, anche tenuto conto dei comportamenti nella legislatura che si va chiudere.

Le decisioni dei governi, anche di questo rimasto in vita per sbrigare gli affari correnti – di fatto piuttosto corposi- possono intervenire in modo significativo sulle condizioni vita o sulle opportunità di fasce più o meno grandi della popolazione, di fatto nonostante il PNRR poco sembrano cambiare – o non abbastanza- della struttura sociale ed economica complessiva. In particolare, essendo in argomento, le questioni legate alla cosiddetta transizione climatica ed ecologica sembrano ben lontane dall’essere affrontate nonostante occupino una parte importante dei capitoli di spesa previsti.

Una convergenza di movimenti è assolutamente necessaria per costruire le condizioni minime di una mobilitazione di lungo periodo, in grado di affrontare i nodi di una trasformazione sociale radicale, nel nostro paese e nel suo contesto internazionale che è indubbiamente europeo e mediterraneo. Per questo motivo ciò che si sta esprimendo in questi giorni e settimane ha una importanza cruciale per segnare dei punti fermi, per stabilizzare relazioni, definire terreni e scadenze di lotta e luoghi di confronto. Si tratta di costruire una agenda almeno in parte comune, rispetto alla quale la capacità di integrare esperienze in analisi ed obiettivi possa essere messa alla prova in luoghi di confronto comuni e su scadenze condivise.

In questo paese, afflitto da una sorta di coazione a ripetere in un clima stagnante che coinvolge e influenza tutti gli attori sociali, la condizione e le lotte dei soggetti più emarginati e sfruttati come i lavoratori della logistica ed i migranti impegnati nei lavori di raccolta nelle campagne, costituiscono un punto di riferimento ineludibile, poiché riguardano gli ultimi degli ultimi e si collocano all’interno di processi fondamentali per la riproduzione della società in cui viviamo.

Le giornate del confronto torinese hanno un orizzonte globale, raccolgono soggetti dall’Europa e dal resto mondo, le tematiche che affrontano le lotte contro lo sfruttamento nelle fabbriche, nei servizi, nella logistica e nelle campagne si svolgono in situazioni locali, ma sono collocate in filiere produttive e processi di riconversione globale – cosa che accade, per inciso, anche nei processi di trasformazione territoriale; la convergenza dei movimenti quindi in parte si svolge e per lo più dovrà svilupparsi in un contesto internazionale, in un contesto innanzitutto europeo e mediterraneo, quello che per le multinazionali è l’EMEA. Dopo il fallimento della speranza portata dalle primavere arabe la situazione è tutt’altro che rosea; i riflessi della guerra russo-ucraina sugli approvvigionamenti alimentari nei paesi africani e del mediterraneo, nel contesto della crisi climatica e di fenomeni di siccità non solo stagionali, ma pluriennali, indicano la necessità di una azione politica che lavori a riannodare legami che le vicende degli ultimi dieci anni hanno devastato; un compito questo che richiede la chiamata a raccolta di tutte le forme di soggettività politiche e culturali in uno sforzo straordinario di collaborazione e condivisione delle conoscenze. Nel quadro dei processi inflazionistici, del rallentamento delle economie accentuato dai provvedimenti delle banche centrali lo sbocco proposto è quello della massima competizione tra le economie, a danno delle economie più deboli, con il rafforzamento conseguente delle oligarchie; tutto questo va contrapposto ovvero si deve lavorare a costruire una logica solidale tra le popolazioni sfruttate, più facile a dirsi che a farsi per la contrapposizione e la separazione degli interessi che i rapporti economici dominanti costruiscono. Con un avvertimento finale, quando si citano le oligarchie ci riferiamo all’esito che il neo-liberismo ha imposto ai processi ed alle forme della democrazia, rompendone definitivamente, almeno nel suo contesto, l’efficacia reale. Infine in questo quadro non c’è una Spectre che domina su tutto, regola tutto senza contraddizioni, compresa la pandemia che da alcuni viene descritta semplicisticamente come il dispositivo finale per garantire il dominio sul mondo. La convergenza dei movimenti si deve realizzare contro i processi di convergenza e di competizione dei poteri che regolano il mondo.

 

Roberto Rosso

  1. https://www.editorialedomani.it/ambiente/climate-social-camp-torino-fridays-for-future-gkn-letta-newsletter-lzbak54j []
  2. https://fridaysforfutureitalia.it/fridays-for-future-e-il-collettivo-di-fabbrica-gkn-annunciano-due-giornate-di-mobilitazioni-convergenti-%EF%BF%BClo-sciopero-globale-del-25-marzo-per-la-giustizia-climatica-e-la-mobilitazione-naziona/  []
  3.   https://www.snpambiente.it/2022/07/26/consumo-di-suolo-dinamiche-territoriali-e-servizi-ecosistemici-edizione-2022/  https://www.isprambiente.gov.it/it/attivita/suolo-e-territorio/suolo/il-consumo-di-suolo/i-dati-sul-consumo-di-suolo  []
  4. https://www.science.org/doi/10.1126/science.abp8715 []
Fridays For Future, GKN, logistica, movimenti
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