Si può certo decidere di non guardare i mondiali per protesta contro il calcio business e/o contro il Qatar. Ma non si può non guardare ai mondiali come cartina al tornasole del Mondo di oggi.
D’altronde è la stessa cronaca a ricordarcelo. Tra le piazze “marocchine” anche nei cuori d’Europa e gli arresti bruxellesi.
Nell’era della globalizzazione (in crisi ma con i suoi poteri sempre dominanti) c’è anche una nuova dimensione dei “Sud”. Ci sono i migranti e i lavoratori schiavi. Ci sono i ricchissimi sultanati e, appunto, i mondiali del Qatar. Ci sono i “rapporti” tra i poteri. C’è la Palestina ma anche il Saharawi. C’è il Marocco in semifinale.Bisogna guardare ed operare anche in modi nuovi.
I diritti dei migranti e la costruzione di una nuova democrazia globale sono i due snodi fondamentali. E lavorarci da Sud sarebbe decisivo.
Su entrambi questi punti cruciali l’agire europeo, inteso come istituzioni e come classi politiche e dirigenti di tutti i settori, dall’economia al calcio, è pessimo.
Le cronache giudiziarie di Bruxelles chiedono naturalmente tutti gli accertamenti necessari. Ma sono le cronache “normali” a parlarci di “relazioni” economiche formalmente lecite ma particolarmente estese.
Ci sono le molteplici sliding doors tra ruoli “politici” ed “economici”. Ci sono i rapporti con le multinazionali che hanno sostituito la costruzione di politiche economiche.
Queste relazioni tra dominanti sono preponderanti sulle politiche democratiche e su forme di cooperazione economica che abbiano a cuore diritti, benessere sociale, salvaguardia ambientale.
Nella fase orwelliana della nuova guerra mondiale gli scontri geopolitici si intersecano con l’intrecciarsi dei loro “interessi comuni”.
I migranti sono l’epifenomeno di un mercato del lavoro ormai globalizzato nelle catene del valore e dello sfruttamento, non certo nei diritti. Lavoro in affitto e senza cittadinanza e diritti, gestito da caporali globali. I Paesi degli emigrati sono un vero prototipo.
Poi ci sono le catene energetiche anch’esse tra guerre e borse. Ma questa realtà si estende a tutti gli elementi naturali, dall’acqua, alle terre, alle biodiversità.
Le grandi opere dei mondiali sono la cifra dell’idea dello sviluppo che se ne frega del cambiamento climatico.
Dopo le rivolte arabe la UE invece che proporre una sponda di democrazia e diritti ha riproposto per intero i memorandum già fatti con le vecchie dittature. Falso securitarismo contro i migranti in realtà catturati per lavori alla mercé. Complicità nelle economie globalizzate e distorte.
Il contrario esatto di quello che sarebbe stato necessario. Una codificazione del diritto di movimento fondato sulla autodeterminazione e l’accesso alla cittadinanza. Una cooperazione economica, sociale ed ambientale.
Niente di tutto questo.
Ma ormai da tempo anche da Sud c’è una spinta dei “dominanti del luogo” a partecipare a questo connubio impressionante tra impero globalizzato e imperialismi feudali.
È ora di contrapporre a tutto ciò una globalizzazione dei dominati, un nuovo movimento cosmopolita contro il capitalismo.
Roberto Musacchio