di Loredana Fraleone – responsabile Scuola Università e Ricerca PRC/SE –
Grande enfasi è stata usata dalla vice Ministra dell’Istruzione Anna Ascani, per l’approvazione di un emendamento al Decreto Milleproroghe, che l’ha portata a dichiarare: “i risultati delle prove INVALSI fuori dal curriculum dello studente. Sono uno strumento di lavoro conoscitivo, non servono a valutare docenti e studenti”. Dunque si tratterebbe, perché così viene presentato, di un provvedimento in contro tendenza, per ripristinare la funzione della valutazione in capo ai docenti, i soli che dovrebbero averne il compito, essendo coloro che in prima persona e collegialmente progettano e seguono gli studenti nel loro percorso di apprendimento, di cui la valutazione è parte integrante.
La non registrazione delle prove INVALSI, nel curriculum dello studente, sarebbe un intervento, secondo la vice Ministra, per ridimensionare funzioni improprie di un istituto, che non si limita, come nel resto d’Europa, a compiere rilevazioni “a campione” per valutare i livelli di apprendimento (in modo comunque molto discutibile), ma interviene pesantemente in tutto il sistema scolastico italiano, preordinandone contenuti e metodi a favore di una ideologia aziendalistica e mercantile.
Peccato che l’entusiasmo e la dichiarazione della vice Ministra entri in palese contraddizione con il reinserimento delle prove INVALSI e dell’Alternanza Scuola/Lavoro obbligatorie, per poter accedere agli esami di maturità.
E’ bene ricordare che il Movimento 5Stelle aveva promesso di abrogare la legge 107 (“Buona Scuola”), nel caso avesse vinto le elezioni, ottenendo così un consenso elettorale straordinario nel mondo della Scuola e dell’Università. Avendo rinunciato da subito alla benefica rottura del bipolarismo, che consentiva un loro ruolo specifico con un terzo spazio politico, e dovendosi così inserire in un polo o in un altro, dove sul merito delle questioni sociali le differenze, nella sostanza, sono insignificanti, i 5Stelle cercano ora di accreditarsi cambiamenti, rispetto al passato, che sono pure operazioni di propaganda senza contenuti.
Non si toccano carrozzoni costosissimi come l’INVALSI per la scuola o l’ANVUR per l’università (a proposito di costi inutili e dannosi), si cambia il nome all’alternanza scuola/lavoro con uno più accattivante come “Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento” (PCTO), si trasforma il reclutamento degli insegnanti in un pasticcio, l’obbligo di formazione per i docenti come una sorta di inquadramento militare, pensando così di contenere la delusione e la rabbia di un mondo ancora una volta svalutato e tradito.
Un mondo che, in vista di uno sbocco politico delle dure lotte sostenute, con la probabile vittoria elettorale dei 5Stelle, aveva creduto di compensare, con il voto, la sconfitta sul campo subita dall’odiato governo Renzi. La mobilitazione successiva all’applicazione della “Buona Scuola” contro i provvedimenti più insopportabili, come la chiamata diretta da parte dei dirigenti scolastici, in realtà ha prodotto risultati positivi, a riprova che lo strumento più efficace è il conflitto, che certamente deve trovare uno sbocco istituzionale, ma senza il quale affidarsi ad una rappresentanza farlocca equivale a consegnarsi al nemico. Dentro la nuova dinamica bipolare, alimentata da un PD incorreggibile, gli spazi per un sistema di istruzione non finalizzato al sostegno dell’attuale modello sociale, si restringono sempre di più. Nell’assetto bipolare i 5Stelle non possono che frantumarsi e subire l’attrazione del centrosinistra o del centrodestra, inutili per qualsiasi cambiamento di sostanza. Ritrovare la via del conflitto, per il mondo della Scuola e dell’Università, può essere utile anche alla costruzione di una rappresentanza davvero alternativa all’esistente.