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Presentato in Parlamento il Fit for 55 in 2030

Il Primo Vicepresidente della Commissione Europea, Frans Timmermans, il 14 luglio 2021, ha presentato ai membri della Commissione Ambiente (ENVI) del Parlamento Europeo, il pacchetto di proposte (adottato lo stesso giorno dalla CE), per rendere le politiche europee capaci di ridurre, entro il 2030, le emissioni di gas serra di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990. Il pacchetto denominato Fit for 55 in 2030, era stato, poco prima, presentato in conferenza stampa dalla Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e dallo stesso Timmermans.

Nella sua introduzione il Vicepresidente Timmermans ha affermato che, relativamente al cambiamento climatico, “è la prima volta al mondo che una delle principali potenze industriali trasforma gli impegni in provvedimenti”. Ha ricordato che il fulcro del Green Deal, di cui il Fit for 55 in 2030 è una componente essenziale, è certamente “rendere verde l’Europa ma non bisogna lasciare indietro nessuno e occorre coinvolgere tutti.” Per motivare la proposta di creare un nuovo Fondo sociale per il clima, per una transizione socialmente equa: “L’urgenza ambientale è sotto gli occhi di tutti. L’urgenza sociale è meno evidente”. Il Fondo, con il cofinanziamento degli Stati Membri potrebbe arrivare a mobilitare 144,4 md di euro. In questo modo, “per un riscaldamento pulito, per un trasporto pulito, gli Stati Membri avranno la possibilità di aiutare i propri cittadini quando questo sia necessario”.

“So bene che la domanda centrale è: qual è il prezzo di questa transizione? Credo che occorra essere franchi: dobbiamo mettere a confronto i costi della transizione con quelli della mancata transizione. Non solo i costi ambientali ma anche quelli sociali, politici e geopolitici. Questi sono molto più elevati di quelli della transizione e saranno pagati dalle componenti più vulnerabili delle nostre società, quelli, per esempio, che non potranno spostarsi facilmente dai loro abituali luoghi di residenza e rimarranno esposti alle diverse calamità senza avere alcuna protezione.”

Nel successivo dibattito sono intervenuti diversi deputati di tutti i Gruppi politici. In generale – ad eccezione che dalle destre, da cui sono persino arrivate accuse di voler trasformare l’Unione in un regime socialista – tutti hanno manifestato una più o meno moderata soddisfazione per il pacchetto, pur sottolineandone alcune insufficienze, ovviamente, di segno diverso a seconda dei Gruppi. Così da parte del Gruppo del Partito Popolare Europeo (PPE) è giunto il plauso alla Commissione per non aver accettato le proposte sul prezzo del carbonio nell’ambito dell’EU Emissions Trading System (ETS) avanzate da Socialisti e dei Verdi. Le riserve del Gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D) riguardano proprio le estensioni dell’ETS, e le ripercussioni sociali, in particolare sulle famiglie più vulnerabili che non hanno la possibilità di ristrutturare gli alloggi o di comprarsi auto elettriche. Il Gruppo Renew ha avanzato critiche sulle quote gratuite.

Il plauso del Gruppo dei Verdi/ALE si è accompagnato alla richiesta di ulteriori e più ambiziose politiche per la decarbonizzazione del settore industriale, al dissenso sulle quote gratuite e sulla possibilità lasciata agli Stati Membri di finanziare ancora i combustibili fossili. Ci si chiede: “Perché non si è più ambiziosi? Perché si ha così paura dei Paesi Membri?” Questo, in particolare, per quanto riguarda l’efficienza energetica e il livello delle soglie nel sistema di gestione energetica. E per quanto riguarda il settore marittimo: “Perché si incoraggiano investimenti nelle infrastrutture dei combustibili?” Un altro punto critico sollevato dai Verdi è quello della domanda di materie prime per le biomasse. Un conflitto insostenibile: “non possiamo continuare a bruciare legna”. In questo campo sono già stati commessi gravi errori, per esempio sul biogas, errori che debbono essere corretti.

Per il Gruppo della Sinistra-GUE/NGL, “la cosa positiva è che questo pacchetto esiste, con un approccio olistico che affronta il problema da vari punti di vista.” Ricordando che sul pacchetto pesa l’ipoteca di una Legge sul clima “non ancora in carreggiata per ridurre le emissioni e per l’eliminazione dei combustibili fossili”, i dubbi della Sinistra si appuntano, in primo luogo, sulla gradualità proposta dalla Commissione; quote gratuite, assenza di un divieto immediato per i combustibili fossili, tutto questo comporterà un processo che durerà almeno vent’anni. Riserve anche sulla effettiva partecipazione dell’agricoltura alla riduzione delle emissioni e sull’insufficienza delle misure che riguardano questo settore, nonché sul Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM). Le preoccupazioni del Gruppo della Sinistra, in primo luogo sulle ricadute sociali della transizione, erano già state espresse in un comunicato del 13 luglio 2021.

Le risposte del Vicepresidente della Commissione Europea sono state, come è ovvio, improntate alla difesa delle proposte contenute nel pacchetto. La sostanziale estensione dell’ETS agli edifici e al trasporto stradale risponde all’esigenza di intervenire in settori in cui le emissioni non sono diminuite. “Avevamo a disposizione tre tipi di strumenti: tassazione, regolamentazione, interventi di mercato”. Abbiamo scelto l’intervento di mercato, perché riteniamo che lo strumento che induce maggiori cambiamenti sia proprio l’ETS. È per mitigare le sue ripercussioni sociali che abbiamo creato il Fondo sociale per il clima, che dovrà fornire aiuti alle fasce più vulnerabili delle nostre società. Questo vale per gli alloggi ma anche per il trasporto stradale. Se è vero che non potremo decretare la scomparsa dei motori a combustione e che questi ci potrebbero accompagnare per i prossimi vent’anni, non potremo consentire che in Europa ci siano regioni in cui ci si potrà permettere di passare celermente alle auto elettriche e altre che saranno condannate a essere inquinate per anni dalle auto con motori a combustione. Non c’è contraddizione tra giustizia climatica e giustizia sociale, perché i cambiamenti climatici colpiscono di più i settori più fragili. “La metà dei fondi che arriveranno attraverso l’ETS Alloggi e Trasporti, potranno essere ridati ai cittadini per proteggerli dalle emergenze e dalle calamità”.

Quote gratuite: “se le riducessimo, andremmo più veloci ma vogliamo dare alle industrie la possibilità di adeguarsi”. Fiscalità: la redistribuzione è l’unica ricetta possibile. La fiscalità climatica/ambientale tenderà a scomparire quando non ci saranno più emissioni. Sull’agricoltura, Timmermans ammette: “Avrei voluto modifiche più radicali per la PAC”.

La presentazione e il dibattito possono essere seguiti sul video della seduta della Commissione ENVI.

Con questa adozione da parte della Commissione Europea, inizia l’iter legislativo di Fit for 55 in 2030; le diverse Proposte dovranno essere sottoposte al vaglio del Parlamento Europeo e del Consiglio e, come ormai sembra inevitabile, dei negoziati interistituzionali. Si prevede che le prime approvazioni arrivino fra l’autunno 2022 e la primavera 2023.

La Legge europea sul clima

Il Fit for 55 in 2030 trova i suoi presupposti negli obiettivi nella Legge europea sul clima, cioè il Regolamento UE, del 30 giugno 2021, che “istituisce il quadro per il conseguimento della neutralità̀ climatica e che modifica il regolamento (CE) n. 401/2009 e il regolamento (UE) 2018/1999 («Normativa europea sul clima»).” Il 28 giugno 2021, concludendo un iter legislativo durato poco più di anno, il Consiglio aveva adottato in prima lettura il testo del Regolamento, ratificando quello che il Parlamento Europeo aveva adottato il 24 giugno 2021, anch’esso in prima lettura, con una Risoluzione legislativa che modificava il Progetto di Risoluzione contenuto nella Relazione della Commissione Ambiente, Sanità pubblica e Sicurezza alimentare (ENVI), del 29 settembre 2020. In realtà, approvando un emendamento proposto a nome della Commissione ENVI, il Parlamento ha sostituito il testo della Posizione in prima lettura proposto dalla stessa Commissione ENVI, nella Relazione del 29 settembre, con quello dell’Accordo interistituzionale raggiunto tra Parlamento e Consiglio il 20 aprile 2020, di cui abbiamo dato conto nella Notizia del 28 aprile 2021.

Nella discussione in plenaria, il 24 giugno 2021, la relatrice Jytte Guteland (S&D) ha affermato che, nonostante i contenuti dell’Accordo non riflettano le posizioni del Parlamento – posizioni che lei ha difeso, senza successo, fino all’ultimo – questo dovrebbe essere votato da tutti quelli che non vogliono obiettivi ancora più bassi. La rappresentante della Presidenza portoghese del Consiglio UE, Ana Paula Zacarias, Segretario di Stato per gli Affari Europei, oltre a difendere il compromesso ha tenuto a sottolineare le proposte del Parlamento accolte nell’Accordo: il bilancio per i gas serra e l’istituzione di un Comitato scientifico consultivo europeo sul clima. Anche Frans Timmermans, Primo Vicepresidente della Commissione Europea, ha espresso soddisfazione per l’Accordo: “Se il Parlamento vota a favore e il Consiglio adotta il regolamento, saremo i leader del mondo. L’Europa guiderà il mondo in un modo che non riguarderà solo le parole.” Dopo una difesa filosofico-politica del concetto di compromesso, ha sottolineato che questo è solo l’inizio di un processo.

Le affermazioni dei rappresentanti del Consiglio e della Commissione sono riecheggiate negli interventi del PPE, dei S&D e di Renew. Decisamente critici gli interventi di Tilly Metz e di Caroline Roose, relatrici per parere, rispettivamente, delle Commissioni Trasporti e Turismo e Sviluppo Regionale, ambedue del Gruppo dei Verdi/ALE. A nome del Gruppo, Michael Bloss ha annunciato “noi Verdi voteremo contro questa legge sul clima perché non mantiene la promessa dell’accordo di Parigi.” Contrario, per motivi opposti, il Gruppo di ID e non completamente soddisfatti i Conservatori e Riformisti (ECR).

Silvia Modig (Sinistra-GUE/NGL) ha criticato l’accordo: “È del tutto paradossale che la legge stessa non sia in linea con l’accordo di Parigi e non sia in linea con i pareri scientifici.” Ma ha aggiunto: “Ma perché voterò a favore di questa legge, anche se è del tutto inadeguata sotto molti aspetti? Perché per noi il tempo stringe e questo è un netto miglioramento rispetto alla situazione attuale. Non c’è certezza che un nuovo eventuale round di negoziati garantirebbe un risultato significativamente migliore, ma è certo che un nuovo round ritarderebbe l’entrata in vigore della legge di almeno un anno, probabilmente di più.” Si è trattato di una posizione che non rappresentava quella della maggioranza del Gruppo che, come hanno poi annunciato Petros Kokkalis, Anja Hazekamp, e Nikolaj Villumsen era per il voto contrario alla legge. D’altra parte, il voto contrario del Gruppo della Sinistra-GUE/NGL era stato anticipato in un duro comunicato del 23 giugno 2021.

Nella replica Timmermans, ha ribadito le ragioni per cui questa è una buona legge anche se non corrisponde appieno alle attese di gran parte del Parlamento, ed è stato molto duro con chi ha annunciato il voto contrario, in particolare con i Verdi.

Le posizioni emerse nel dibattito si sono poi riflesse nelle votazioni. Dopo la bocciatura dell’emendamento di reiezione in toto della Proposta della Commissione, presentato dal Gruppo Identità e Democrazia (ID), si è proceduto alla votazione dell’emendamento sostitutivo del progetto di Risoluzione, con il testo del compromesso interistituzionale. La legge europea per il clima è stata, quindi, approvata con 442 voti a favore, 203 contrari e 51 astensioni – in gran parte da ECR.

Con quest’ultima votazione, venivano a decadere i 175 emendamenti presentati, a suo tempo, alla Relazione approvata dalla Commissione ENVI. Il Gruppo della Sinistra-GUE/NGL ne aveva presentati 31, tra cui: emendamenti che innalzavano, per il traguardo 2030, al 70% (anziché il 55%) la riduzione delle emissioni rispetto ai livelli del 1990 e anticipava la neutralità climatica nell’UE al 2040 (anziché al 2050); emendamenti per rendere effettivo il principio “chi inquina paga” in tutti i settori a cominciare dal trasporto aereo, e per politiche restrittive nei confronti dell’industria dei combustibili fossili; emendamenti per includere nel calcolo delle emissioni quelle derivanti dagli scambi commerciali, nonché per lo sviluppo dei “pozzi naturali”; emendamenti per la riduzione delle emissioni prodotte dall’agricoltura; emendamenti per la fine dei sussidi ai combustibili fossili introducendo un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere e per ridurre le emissioni prodotte dal trasporto aereo e marittimo.

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