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Podemos e il futuro

di Massimo
Serafini

di Massimo Serafini – Qualche tempo fa, interrogati sulla situazione spagnola, gli analisti finanziari della City risposero che più della crisi territoriale catalana, erano preoccupati di Podemos, per la capacità dimostrata, nella trattativa sul nuovo bilancio dello stato, di influire su Sanchez e il governo socialista.
Un’affermazione del genere dovrebbe testimoniare che Podemos è sulla rotta giusta e gode di ottima salute, visto che spaventa i “poderosi”, ragione per cui è stato fondato. Ed invece abbastanza poco prevista arrivala rottura fra Iglesias e Errejon e conseguente terremoto in Podemos. C’è da scommettere  che gli spaventati finanzieri ora si sentiranno molto sollevati.

Mancano pochi mesi alle elezioni di Maggio, nelle quali oltre alle europee, destre e sinistre si contenderanno la guida dei comuni (fra cui Madrid e Barcellona) e di gran parte delle regioni spagnole.
La posta in palio è elevatissima. In gioco ci sono il futuro democratico non solo della Spagna, ma dell’intera Europa.
Non era dunque questo il momento per dividersi ed entrare in crisi, viste le disastrose conseguenze che un Podemos indebolito e diviso può avere sugli esiti di un voto così determinante.
Al contrario si comprende la grande euforia delle tre destre spagnole, PP Ciudadanos e i fascisti di Vox, che chiedono elezioni anticipate, convinte che la crisi di Podemos rafforzerà ulteriormente l’onda lunga che gli ha
consentito di conquistare l’Andalusia e li riporterà al potere in tutta la Spagna.

I modi e i tempi, della scelta di Errejon sono sbagliati e dannosi per l’intera sinistra. Non si tratta solo della scarsa trasparenza con cui l’intera operazione è stata condotta. C’è molto di più. Emerge una pesante sottovalutazione dei varchi che l’operazione apre alle destre, rafforzandone l’offensiva contro il governo Sanchez, proprio nel momento in cui sta per essere votato il bilancio, sottoscritto con Podemos. La sua approvazione è decisiva per determinare una vittoria delle sinistre nelle prossime scadenze elettorali. Come è possibile motivare e mobilitare il popolo di sinistra, se non tocca con mano che avere cacciato le destre e insediato un governo socialista non si traduce in un’inversione di rotta rispetto al liberismo, cioè in un concreto miglioramento della qualità della vita delle classi popolari e un ripristino dei loro diritti che le destre avevano tolto? Riuscire ad approvarlo sarebbe poi un segnale importante di consolidamento dell’unità fra il PSOE e Unidos Podemos.

Agire così come ha fatto Errejon, senza una discussione collettiva, segnala però un deficit democratico nella vita interna di Podemos. Svela nel momento peggiore, che le conclusioni del congresso di Vistalegre 2, di due anni fa, hanno solo formalmente raccolto l’appello all’unità, che saliva dalle tribune del palazzo dello sport. Le numerose rotture fra fondatori e fondatrici di Podemos, fino alla deflagrazione provocata da Errejon, dicono quanto sia difficile, anche per una forza politica, nata da un movimento sociale, come quello degli indignati/e , riuscire a non
percorrere, una volta diventata partito, la triste parabola seguita dalle forze politiche tradizionali, dove non c’è armonia, ma solo ridicolo contrasto fra ciò che si dice e ciò che si fa, tra ciò che si fa e ciò che si è.

Il danno però ormai è fatto ed è grave.
Ora è decisivo non sbagliare i toni e le scelte, con cui cercare di limitarne i danni. Sbagliarli potrebbe condannare Podemos alla marginalità e alla sconfitta.
Si faccia presto dunque a uscire dal clima di rancore che sta caratterizzando dichiarazioni e controdichiarazioni. Farla finita il più rapidamente possibile con le reciproche accuse di tradimento e abbandonare i toni insultanti.
Le dimissioni di Errejon da deputato lo hanno ulteriormente allontanato dal partito, che contribuì a fondare.
E’ tempo di uscire da ciò che allontana e divide per tornare al confronto politico che può unire.
Al di là di modi e tempi sbagliati, la domanda che Errejon pone è crudele, ma molto netta: Podemos è ancora utile al cambiamento o è meglio, per contrastare le destre e vincere le elezioni di Maggio, partita europeacompresa, ridurne il ruolo?

Questa è la sostanza politica che sta alla base della decisione di Errejon, cioè la convinzione che Podemos abbia in gran parte perso quella spinta propulsiva che gli ha consentito fino ad ora di rappresentare le istanze di
cambiamento radicale che salgono dalla società spagnola.
Podemos, se vuole superare la crisi, però non può evitare di rispondere all’interrogativo che Errejon ha posto sulla credibilità stessa di Podemos.
Non basta farlo solo col solito richiamo orgoglioso alla militanza e a serrare le fila, limitandosi a indire nuove primarie per rifare la lista per la comunità di Madrid. E’ questa una risposta perdente, soprattutto se l’intenzione è di fare una lista in competizione con quella di Mas Madrid, di cui Errejon sarà capolista. Una competizione fra Podemos e Mas
Madrid consegnerebbe la comunità alle destre e metterebbe a rischio anche la riconquista di Madrid città.
Ribadire orgogliosamente che Podemos ripartirà più forte di prima, come ha fatto la direzione di Podemos è giusto, ma non risolve la crisi.

Più che l’orgoglio di partito buone ciò che può rilegittimare Il ruolo trainante di Podemos è in primo luogo decidere di fare una discussione aperta e rivolta all’esterno in grado di verificare il peso reale che Podemos ha nei numerosi conflitti che stanno attraversando ora la società spagnola, la sua capacità di orientarli in un progetto di
trasformazione della Spagna e dell’Europa, in poche parole di realizzare il sogno che nel 2011 milioni di persone fecero indignati nelle strade e piazze delle principali città spagnole.

Ciò che può far scendere la febbre alta, che indubbiamente la decisione di Errejon, ha causato a Podemos, dimostrando di essere uno strumento utile alla riuscita dello sciopero femminista dell’otto marzo, alla sua lotta
contro il patriarcato o compromettendosi con le ricorrenti manifestazioni dei pensionati in difesa del sistema pubblico, con le lotte contro la ley mordaza o con quelle contro il razzismo, in difesa del ruolo delle ONG.
La società spagnola non è stata domata e Podemos e le sue confluenze sono tuttora il principale propulsore dei progetti sociali di cambiamento.

L’elenco dei conflitti aperti è molto ampio ed è lì che Podemos deve trovare la risposta ad Errejon e alla sua convinzione che è più efficace per battere le destre, diluire Podemos dentro una miriade di sigle.
E’ una verifica non eludibile, che va fatta coinvolgendo l’insieme della sinistra, visto che la crisi di Podemos sta ridando fiato a quel pezzo, per nulla irrilevante del PSOE che vuole affossare l’alleanza con Podemos per
ritornare al dialogo con Ciudadanos, rilanciando le larghe intese. Un Podemos ripiegato e indebolito finirà per investire il governo Sanchez, come già si comincia a vedere.
Insomma ci sono grandi occasioni sociali e di movimento per rilanciare Podemos come forza decisiva e insostituibile di uno schieramento di sinistra vincente. Il popolo di Podemos è traumatizzato per le divisioni che ricorrentemente si presentano e nei momenti più sbagliati. Per ridargli motivazione è necessario non chiudersi nelle sedi a leccarsi le
ferite, ma al contrario verificare la credibilità di Podemos nei conflitti.