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Oltre i confini della realtà

di Elena
Coniglio

Svizzera, 6 agosto 2023. Chiasso è una città di frontiera e sede di un centro di accoglienza federale per i richiedenti asilo. Nonostante la vita si svolga in seno ad una quasi incrollabile immutabilità, da qualche settimana è stata lanciata una petizione (i moduli per le sottoscrizioni si trovano nei bar e presso le Cancellerie comunali e possono firmare tutti a partire dai 16 anni) da un suo ex-sindaco e primo firmatario, per attirare l’attenzione dei governi federale e cantonale (Consiglio Federale e Consiglio di Stato)  per chiedere interventi di ordine pubblico nei confronti di quella che viene descritta dalle autorità locali come una situazione insostenibile a causa dell’aumento delle persone migranti presenti in città. Si denunciano malavita e crimini, furti, molestie, generalizzando con una facilità disarmante e senza fornire una debita contestualizzazione e circoscrizione dei fatti. La popolazione ha aderito piuttosto massicciamente e in due settimane sono state quindi raccolte oltre seicento firme.

Con la complicità e il lavoro svolto da alcune testate giornalistiche locali che hanno costruito articoli e servizi giornalistici a dir poco tendenziosi1. Si grida ad una rinnovata crisi migratoria per un avvenuto aumento delle persone ospitate nei centri di accoglienza. Il doppio rispetto alle previsioni cantonali e che ha portato a registrare 564 persone nelle strutture della Segreteria di Stato della migrazione (SEM) di Chiasso.

Desta allarme per gli attivisti del collettivo R-esistiamo, che hanno organizzato l’unica mobilitazione in difesa dei diritti delle persone migranti e richiedenti asilo, la modalità e la facilità con la quale si sta rappresentando la situazione che rischia di alimentare una vera e propria campagna d’odio. Il dito dovrebbe essere puntato invece sulla cattiva gestione della migrazione. Per stimolare l’opinione pubblica a guardare in maniera critica al ‘concentramento’ delle persone in centri di accoglienza, dove si sommano evidenti problemi di convivenza forzata, sicurezza e salute. Per spingere quindi ad un miglioramento delle condizioni di vita di coloro che sono alloggiati in questi luoghi, al rispetto dei diritti umani e indirizzare il dibattito verso politiche che guardino alla strutturalità del fenomeno. Alle prospettive di lungo periodo, per le quali si dovranno affrontare gli aumenti dei flussi migratori a causa delle crisi globali contemporanee, sempre più a fattore multiplo e che non afferiscono ai soli teatri di guerra o alle persecuzioni politiche.

Per una visione dell’immigrazione che non sia di mero stampo demografico o economico, ma che tenga conto di alcuni limiti dello Stato-nazione e che porti la politica a rivedere il sistema di accoglienza nel suo insieme, come sostenuto da Samantha Bourgoin, deputata dei Verdi al Gran Consiglio del Canton Ticino, che con un intervento ad un microfono aperto a Chiasso il giorno della festa nazionale svizzera, ha sottolineato la necessità di uscire da dinamiche stigmatizzanti e dicotomiche, quelle del “buono e del cattivo”, per guardare alla realtà con ponderatezza e nel rispetto dei diritti umani.

I migranti economici, le cui domande devono essere assolutamente rigettate secondo la politica dominante, portano forse lo stigma che fu attribuito al povero in seguito alla Riforma protestante. Lo stigma morale della colpa, unito a quello che nella civiltà protocapitalista divenne il culto del lavoro. Influente in realtà in tutta Europa anche successivamente attraverso la secolarizzazione progressiva dell’assistenza. E che tra le molte cose ebbe quale riflesso l’istituzione prima nella Svizzera Calvinista, e a partire dal ‘600 in Inghilterra, delle terribili workhouse. ‘Case’ dove le persone disoccupate erano obbligate a recarsi per poter ottenere il minimo sostentamento in cambio di lavoro semi-forzato. Che doveva essere reso così sgradevole da fungere da deterrente. Nessun ‘immeritevole’ doveva chiedere assistenza.

Tornando al tempo attuale, vediamo come utilizzando quale grimaldello per la propaganda politica la questione migratoria, si stia ora nuovamente palesando la richiesta di applicare la base legale già utilizzata nel 2012, che permetterebbe di impiegare in programmi occupazionali per lavori socialmente utili, coloro che vengono definiti “migranti problematici”. Cittadini richiedenti asilo ai quali al contrario è però vietato svolgere un’attività lavorativa per la propria libera iniziativa, onde non intaccare gli equilibri economici interni. Resi dunque forzatamente inoccupati, o occupati, a seconda della congiuntura. Persone alla mercé dello Stato, date in pasto alla stampa e a certa parte della popolazione perché considerate senza status.
Come se non bastasse, non vi sono tavoli di discussione e di riflessione teorica, ma si chiedono invece ‘espulsioni sistematiche’2per chi non viene considerato degno di protezione. Sulla base di procedure che a più riprese attivisti e avvocati denunciano come sommarie e ingiuste.
Infatti, non solo i migranti economici indesiderati vengono espulsi in una spirale che mira a contenere il più possibile l’immigrazione, spesso anche chi è perseguitato per ragioni politiche, etniche o di appartenenza di genere e proviene da paesi quali l’Afghanistan, la Turchia o l’Iran, rischia di venire respinto con decisioni sommarie emesse da autorità giudiziarie che alcuni giuristi reputano impreparate culturalmente rispetto alla dimensione internazionale e peculiare che sono chiamati a giudicare. In alcuni casi, relativi a respingimenti di minori e famiglie, pare non si tengano neppure in considerazione le raccomandazioni della Corte europea dei diritti dell’uomo sui diritti dell’infanzia.

Ciò che sconcerta è come sia stata impunemente distorta la percezione della popolazione attraverso sentimenti di intolleranza, che non si è tentato in alcun modo di nascondere e che anzi sono stati diffusi a mezzo stampa per asservimento alle ideologie dei partiti conservatori e di destra. Di ieri infatti il vertice a Chiasso del Partito Liberale Radicale (PLR), che con il giungere delle lamentele oltre Gottardo, insieme al suo presidente si è recato in visita nel centro di accoglienza, e nei dintorni della stazione ferroviaria. Un luogo che sarebbe deputato a malefatte insostenibili e dove si manifestano i problemi con i quali dovrebbero fare i conti le autorità locali, i commercianti e la popolazione.

Ma quante realtà esistono? Per chi vive tra questo fazzoletto di terra e l’Italia, Chiasso è una piccola città di frontiera. Scarsamente abitata e sonnolenta, quasi desertica. La stazione, contrariamente a quanto favoleggiato, un luogo decisamente tranquillo e costantemente controllato da polizia di frontiera, guardia di finanza e polizie ausiliarie. Il ritmo delle giornate è cadenzato dal passaggio costante di chi attraversa il confine. In un senso o in un altro. In auto, in treno e in moltissimi casi pacificamente a piedi. C’è chi ogni giorno si reca in Svizzera per lavoro, o per dirigersi verso il nord Europa, e chi invece fa rotta verso sud, verso Milano, o banalmente si reca nelle cittadine italiane limitrofe per fare acquisti o per frequentare la bella Como e le rive del suo lago. È un luogo che a tratti può apparire misterioso e la sua urbanistica incarna in effetti l’apparente imperscrutabilità dei suoi segreti. Intessuti di assenze e di grandi silenzi. È un agglomerato votato alla logistica, ai servizi e alle banche. Le vere signore della città. Possiede una via principale che costituisce il suo fulcro cittadino. Via San Gottardo. Una strada che si allarga per ospitare la piazza, Piazza dell’Indipendenza, uno dei pochi spazi pubblici e conviviali. Quindi fruibile liberamente e dove non si deve consumare per poter trascorrere del tempo con i bambini o socializzare. Un altro luogo che da qualche tempo è stato invece dipinto, generalizzando con molta facilità, come occupato da immigrati turbolenti che si azzuffano, si ubriacano e commettono furti.

Se è vero che fenomeni circoscritti si sono verificati, essi sono chiaramente da attribuire a precisi individui identificabili. Mentre con l’avallo del sindaco in carica e addirittura dell’ex-sindaco – il promotore della petizione – unito alle congetture del capo della polizia locale, si spinge a non mettere in primo piano la netta prevalenza di persone pacifiche che lo animano, manipolando la percezione del fulcro vitale che ha dato vita a questa caccia alle streghe e che resta invece l’unico spazio vivibile in senso sociale. L’unico luogo in cui si percepisca e si viva la città come realtà umana e non come mero aggregato di abitazioni, telecamere di sicurezza e costruzioni volte al commercio e alla speculazione.

Elena Coniglio

  1. https://www.tio.ch/ticino/attualita/1681181/paura-che-succeda-qualcosa-di-grave.[]
  2. https://www.liberatv.ch/news/politica-e-potere/1687522/migranti-in-aumento-i-vertici-del-plr-a-chiasso-incontro-con-le-autorita-e-stoccata-all-udc-serve-una-politica-severa-ma-giusta.[]
migrazioni, Svizzera
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