L’incontro dell’Osservatorio Europeo del 18 maggio su “UE, transizione digitale, guerra”1 è stato un momento di confronto su temi che sulle pagine di questa rivista sono affrontati con continuità ed investono tutte le possibili dimensioni della riproduzione sociale, soprattutto all’incrocio delle diverse crisi in atto.
La pervasività delle tecnologie digitali nei rapporti sociali – che non ci stancheremo mai di sottolineare- trasformano ogni progetto di ricerca in una sorta di Fatica di Sisifo, se non se ne delimitano gli obiettivi, d’altra parte se non si evidenziano le connessioni si perde la capacità di illuminare la realtà, di seguire l’andamento dei processi reali; mentre continua la nostra ricerca è necessario mettere alcuni punti fermi o meglio fare tappa.
Quando parliamo di tecnologie digitali di fatto ci riferiamo da una lato ad un sistema di tecnologie fatto di dispositivi ed algoritmi, di per sé talmente complesso da costituire una sorta di sistema ecologico; la disponibilità di dati e la potenza degli algoritmi nel trattarli e nel ricavarne informazioni utilizzabili –dotate di senso– si alimentano reciprocamente; si alimentano della diffusione di sensori sempre più sofisticati in ogni regione e su ogni piano della formazione sociale globale: nelle filiere produttive e logistiche, in ogni ambito sociale e ambientale. Come in ogni processo di rete, la diffusione e la complessificazione producono una struttura stratificata, caratterizzata da nodi in cui si concentrano le relazioni, in questo caso i flussi di informazione, la produzione tecnologica ed i flussi finanziari. La legge che descrive lo sviluppo di questi sistemi non è la casualità, l’andamento gaussiano, ma le cosiddette leggi di potenza, all’interno delle quali oltre a manifestarsi la concertazione delle relazioni crescono le probabilità di crisi complessiva dei sistemi.
Detto questo, la ‘questione digitale’ ovvero la transizione digitale permanente, costituisce il sistema nervoso, centrale e periferico, del processo di trasformazione sociale, la componente essenziale di ogni attività di innovazione tecnologica.
I dominanti e i dominati
La concentrazione del potere che deriva all’evoluzione in corso dei rapporti sociali di produzione, la creazione di ‘soggetti dominanti’, sembra rendere obsoleta ogni strategia di liberazione dal dominio e dallo sfruttamento, rende assai la definizione di un’ Altra Agenda’2 in quanto una agenda prevede non solo la critica allo stato presente delle cose ed una visione alternativa, ma anche se non la definizione almeno l’allusione ad un suo percorso di realizzazione. Il sistema economico, sociale, tecnologico e finanziario vigente, si afferma per un verso come sistema globale, caratterizzato in ogni sua regione dall’uso dei medesimi dispositivi, dall’altro è attraversato da una competizione totale, ad ogni livello tra i soggetti dominanti a livello statuale, con una contraddizione non risolta tra le potenze statuali e le potenze che non si possono definire semplicemente economiche -posto che siano mai state solo tali- in particolare quelle che direttamente ricavano il proprio potere dal governo, dalla formalizzazione in macchina sociale, comunicativa, algoritmica di ogni relazione sociale, genericamente umana.
Il livello a cui è giunto lo scontro geo-politico, geostrategico, che ha fatto un salto di qualità con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, arriva a mettere in discussione l’universalità, l’unitarietà di Internet esistono comunque diverse forme e gradi di compartimentazione della rete nei confronti della circolazione dei dati. Si parla allora di ‘localizzazione dei dati’3. La questione della localizzazione dei dati ovvero del grado di sovranità sui dati è ovviamente connessa a quella della privacy, ma in tutta evidenza non coincide; un paese può porre il massimo di controllo sui flussi dei dati attraverso i suoi confini e contemporaneamente negare del tutto il rispetto della privacy al proprio interno, anzi talvolta le due cose coesistono nello stesso sistema. Il valore dei dati per l’economia implica la necessità di regolarne, la produzione, il possesso e la circolazione. In Europa la Commissione a febbraio di quest’anno ha fatto la proposta del Data Act4 dopo la proposta del cosiddetto Data Governance Act5 relativo alla governance europea dei dati (Atto sulla governance dei dati), approvato dopo il parlamento anche dal Consiglio Europeo6.
L’affermazione di politiche protezionistiche sui dati ha effetti sull’andamento delle economie, sulla dimensione e la qualità dei flussi del commercio internazionale di un paese; il livello della competizione e dello scontro definisce il trade-off tra apertura e chiusura sui flussi di dati e di informazione, con diverse gradazioni dalla libera circolazione dei dati alla guerra sui dati, con logiche di appropriazione ed attacco al regolare funzionamento degli apparati informatici.
Un rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) del 2018 rileva che la digitalizzazione è legata a una maggiore apertura commerciale, vendendo più prodotti a più mercati e che un aumento del 10% della connettività digitale bilaterale ha aumentato gli scambi di servizi di oltre il 3,1%. È vero anche il contrario. La modellazione econometrica dell’ITIF stima che un aumento di un’unità dell’indice di restrizione dei dati (DRI) di un paese si traduca (cumulativamente, in un periodo di cinque anni) in una diminuzione del 7% del suo volume di produzione lorda scambiata, un aumento dell’1,5% dei suoi prezzi di beni e servizi tra le industrie a valle e una diminuzione del 2,9% della sua produttività a livello economico.
La localizzazione dei dati si è evoluta per indirizzare una gamma crescente di dati in più paesi. Il numero di paesi che hanno implementato i requisiti di localizzazione dei dati è quasi raddoppiato da 35 nel 2017 a 62 nel 2021. Il numero totale di politiche di localizzazione dei dati (sia esplicite che de facto) è più che raddoppiato da 67 nel 2017 a 144 nel 2021. Altre 38 politiche di localizzazione dei dati sono state proposte o prese in considerazione nei paesi di tutto il mondo. Cina (29), India (12), Russia (9) e Turchia (7) sono leader mondiali nella richiesta di localizzazione forzata dei dati. L’Appendice A del report è un elenco completo e dettagliato di misure di localizzazione dei dati esplicite, de facto e proposte o bozze in tutto il mondo.
I governi applicano questi requisiti con almeno cinque diversi tipi di regole. Tutte queste regole pongono dei limiti, ma il loro impatto varia in base al loro design, muovendosi lungo una scala mobile di restrittività.
- Mirroring dei dati locali. Le aziende devono prima archiviare una copia dei dati localmente prima di trasferirne una copia fuori dal paese. Ciò può anche comportare il mantenimento della versione più aggiornata dei dati localmente.
- Archiviazione dei dati locale esplicita. Le aziende devono localizzare fisicamente i dati nel paese di origine. Alcuni casi consentono l’elaborazione esterna dei dati (dopo di che i dati devono essere archiviati localmente).
- Archiviazione ed elaborazione locali di fatto. Le aziende memorizzano i dati localmente come rigorosi requisiti di trasferimento dei dati (come ottenere la pre-approvazione per i trasferimenti e il consenso esplicito) e incertezza giuridica sui trasferimenti di dati, che, se combinati con multe salate e applicazione arbitraria, creano rischi inaccettabili per le imprese.
- Archiviazione ed elaborazione di dati locali espliciti. I paesi vietano il trasferimento in altri paesi.
- Elaborazione, routing e archiviazione dei dati espliciti a livello locale e discriminatorio. Alcuni paesi utilizzano licenze discriminatorie, certificazioni e altre restrizioni normative per richiedere l’archiviazione locale dei dati ed escludere completamente le aziende straniere dalla gestione e dall’elaborazione locale.
Le sanzioni contro la Russia prevedono l’esclusione dalla rete Swift di una serie di istituzioni finanziarie7. La rete Swift, creata nel 1973, con base in Belgio, collega 11.000 tra banche ed istituzioni di più di 200 paesi; trasmette più di 40 milioni di messaggi, relativi a transazioni finanziarie, per migliaia di miliardi dollari; circa l’uno per cento di questi messaggi riguarda istituzioni e banche russe. La rete digitale è il veicolo fondamentale per ogni tipo di transazione finanziaria, che trovano nel cloud il cuore della loro elaborazione. Circa il 40% delle transazioni borsistiche sono puntate effettuate da algoritmi che giocano su variazioni infinitesime di valore in frazioni di tempo altrettanto infinitesime. La rete Swift permette di operare globalmente.
La risposta alla minaccia di essere tagliata fuori dalla rete di comunicazione del sistema finanziario globale ha spinto la Russia a sviluppare un suo sistema alternativo System for Transfer of Financial Messages (SPFS). Separatamente Mosca sta operando con Pechino per connettersi con il sistema cinese attraverso il Cross-Border Interbank Payment System (CIPS) che processa pagamenti in Yuan. Per quanto riguarda le carte di credito- da oltre due mesi Visa, MasterCard, Apple Pay e Google Pay hanno interrotto le proprie operazioni in Russia- è attivo il sistema di carte personali MIR stabilito dalla Banca Centrale Russa, gestito National Payment Card System, riconosciuto dalle sue iniziali russe Nspk 8 ad oggi sono state emesse oltre 100 milioni di carte. McDonald che fu la prima società straniera ad accettare il pagamento con le carte Mir9 è uscita dal mercato della Federazione Russa.
In passato toccò all’Iran nel 2012 essere escluso dallo Swift nel 2012 come parte delle sanzioni sul programma nucleare. Rispetto alla neutralità della rete l’impregnazione su di essa del network dei servizi finanziari risulta tutt’altro che neutrale, si rappresenta invece come un campo di battaglia, nel quale l’Unione Europea dovrebbe si appresta ad aggravare le sue misure sanzionatorie seguendo l’esempio di Stati Uniti e Gran Bretagna10, una frattura rispetto alla unitarietà della rete digitale globale.
C’è chi ha profetizzato una divisione della rete globale in due macro aree dominate rispettivamente da Stati Uniti e Cina11 tramite le proprie applicazioni ed i propri servizi.12 La rete digitale cinese e i suoi servizi costituiscono il sistema nervoso della Nuova Via della Cina a cui l’amministrazione Biden cerca di rispondere con la nuova iniziativa nell’area dell’Indo-Pacifico, mentre riafferma la protezione militare su Taiwan contro le pretese di annessione da parte della Cina. Tutto spinge verso un confronto diretto su ogni dimensione possibile tra Cina e Usa, dove l’Europa si presenta come terreno di scontro, per interposta federazione Russa.
L’india con USA, Giappone e Australia fa parte del QUAD che non rappresenta una alleanza militare come la NATO, quanto piuttosto una sorta di forum di consultazione strategica che si confronta con la sempre più forte presenza cinese nell’indo-Pacifico13, ma gioca su diversi piani come dimostrano i suoi rapporti economici con la Federazione Russa. L’incontro appena avvenuto tra i quattro capi di stato, compreso il neo-eletto primo ministro australiano Albanese, ha rilanciato questa sorta di alleanza che dalla sua creazione era di fatto entrata ‘in sonno’, a dimostrazione dell’aggravarsi delle tensioni nell’area.
La transizione digitale permanente del modo di produzione si esprime anche attraverso lo stato di belligeranza permanente che caratterizza i rapporti globali nel quale il processo di innovazione tecnologica è Giano Bifronte, civile e militare in ogni suo passaggio; di questo stato di belligeranza permanente, di sviluppo della guerra ibrida rimandiamo a tre articoli precedenti14.
La rete digitale globale è stata un fattore determinante dell’affermarsi della globalizzazione neo-liberale e lo è altrettanto nella transizione in corso nei rapporti globali. Se l’innovazione tecnologica è il motore dello scontro geo-strategico costituisce anche il cappello a cilindro da cui estrarre il coniglio rappresentato dalle soluzioni con si affronta il riscaldamento globale; tuttavia come dimostra l’esito della COP26 di Glasgow e gli altri summit su biodiversità e crisi ecologiche, non esiste quella solidarietà necessaria a fermare l’inevitabile. Solidarietà che si basa sulla libera circolazione delle conoscenze, delle tecnologie e delle risorse necessarie a svilupparle ed applicarle: purtroppo l’Agorà è in frantumi.
Il rapporto di Oxfam “La pandemia della disuguaglianza”15, in occasione dell’apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos di quest’anno, dimostra come le diverse crisi che stiamo attraversando siano in realtà una occasione straordinaria di arricchimento per una infima minoranza a fronte dell’immiserimento per centinaia di milioni di esseri umani. I profitti del settore biomedicale, energetico, agro-alimentare e tecnologico-digitale si incrementano attraversando pandemia, guerra, crisi climatica e catastrofi ecologich16.
Se il sistema digitale è il sostrato, il tessuto commettevo, la funzione regolatrice o presunta tale, di ogni processo e trasformazione sociale, esso produce diseguaglianze e conflitti, ne è strumento e garante; il farsi prossimo dell’orizzonte della castrone climatica viene affrontata creando condizioni di sopravvivenza, di garanzia della qualità della vita per una minoranza dell’umanità che nel suo complesso ha superato gli otto miliardi di persone.
Lo sviluppo del complesso di tecnologie che vanno sotto il nome di Intelligenza Artificiale ha portato a ragionare e sperimentare sul passaggio da sistemi automatizzati a sistemi autonomi, questi ultimi sono in grado di modificare il proprio comportamento, incorporando quote aggiuntive di informazioni dal contesto in cui operano; i sistemi possono essere classificati in base al reale grado di autonomia con cui possono operare. Il grado di autonomia è ovviamente rilevante in tutti i settori e contesti, cruciale nel settore militare dove la realizzazione e l’uso di sistemi d’arma a guida autonoma possono garantire un vantaggio strategico. L’estrema variabilità e imprevedibilità delle condizioni del confronto bellico impongono di incorporare il massimo di ‘intelligenza’ nei singoli dispositivi d’arma chiamate ad operare senza possibilità di coordinamento quanto in aggregati di maggiori dimensioni, tanto quanto le scelte dei livelli di comando superiore sul complesso dal campo di battaglia richiedono di essere supportate da un flusso continuo di informazioni da trattare in tempo reale.
Alla scala di classificazione sul grado di autonomia dei sistemi corrisponde una scala di rischio da prendere in considerazione, lo prevede ad esempio la normativa europea sui dispositivi di Intelligenza Artificiale.
La gara sullo sviluppo dell’intelligenza artificiale è parte essenziale della competizione sull’innovazione tecnologica a cui partecipa anche la Federazione Russa nonostante le strategie applicate in Ucraina non sembrano testimoniarne lo sforzo.
“Mentre il presidente russo Putin ha dichiarato che il 2021 è l’Anno della Scienza in Russia, la Russia continua a lottare con l’innovazione, come suggeriscono le metriche chiave. Secondo i dati del Global Innovation Index (GII) 2020, la Russia è al 47 ° posto (su 131 paesi) e questi dati suggeriscono che mentre la Russia ha investito di più nell’innovazione, i suoi risultati e risultati innovativi sono diminuiti.102 Le classifiche GII notano anche che la Russia è al 32 ° posto su 39 economie europee in termini di innovazione.103 Il finanziamento complessivo della Russia per la ricerca e lo sviluppo rimane relativamente basso. Si prevede che i finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo aumenteranno gradualmente nei prossimi anni, con il 40% della ricerca e sviluppo civile focalizzata sulla ricerca di base”17. Lo sviluppo delle tecnologie nel campo della I.A. e dell’I.T in generale richiede un struttura di ricerca adeguata, la formazione d ricercatori e tecnici numerosi e qualificati; il ministro del lavoro russo annuncia a gennaio che nei prossimi 8-10 anni l’economia russa richiede un +70% di specialisti nell’I.T.; tuttavia in un articolo dell’Izvestiya il numero di giovani lavoratori è diminuito di mezzo milione nel 2021 e decrescerà di 6 milioni nei prossimi 10 anni, questo a causa della crisi demografica degli anni ’9018.
Negli USA il dibattito sulla progettazione e l’uso di sistemi d’arma autonomi è molto concreto19. In risposta a questo crescente dibattito internazionale, recentemente il governo degli Stati Uniti ha rilasciato la Direttiva del Dipartimento della Difesa (DoD) 3000.09 che stabilisce una chiara politica relativa a: se e quando le armi autonome saranno utilizzate negli impegni militari e para-militari degli Stati Uniti. Questa politica degli Stati Uniti afferma che solo “i sistemi d’arma autonomi supervisionati dall’uomo possono essere utilizzati per selezionare e ingaggiare obiettivi, ad eccezione della selezione di esseri umani come obiettivi, per la difesa locale …”.
Questa affermazione implica che al di fuori delle applicazioni difensive, le armi autonome non saranno autorizzate a selezionare in modo indipendente e quindi sparare su bersagli senza l’approvazione esplicita di un essere umano che supervisiona il sistema d’arma autonomo (un’architettura di controllo nota come controllo di supervisione umano). L’avvertimento della difesa in questa politica è necessario perché gli Stati Uniti attualmente utilizzano sistemi altamente automatizzati per scopi difensivi, ad esempio sistemi Counter Rocket, Artillery and Mortar (C-RAM) e missili antimissile Patriot.
In realtà…
“Quindi, a partire da ora, nessun US UAV – Unmanned Aerial Vehicles – (o qualsiasi robot) sarà in grado di lanciare qualsiasi tipo di arma in un ambiente offensivo senza la direzione e l’approvazione umana. Tuttavia, la direttiva 3000.09 contiene una clausola che consente questa possibilità in futuro. Questo avvertimento afferma che lo sviluppo di un sistema d’arma che decide autonomamente di lanciare un’arma è possibile, ma prima deve essere approvato dal Sottosegretario alla Difesa per la Politica (USD (P)); il Sottosegretario alla Difesa per l’acquisizione, la tecnologia e la logistica (USD (AT & L)); e il Presidente del Joint Chiefs of Staff.
Il problema di fondo nell’uso di sistemi autonomi sul piano militare o civile è la capacità di quei sistemi di interpretare correttamente il contesto in cui operano, nel momento in cui questo presenta un alto grado di complessità, variabilità e ambiguità, che aggiungono incertezza e nuove informazioni rispetto alla base di conoscenza acquisita. Quando si parla delle prestazioni dei sistemi di intelligenza artificiale, le prestazioni di cui sono capaci si esplicano in ben precisi contesti. Non solo i sistemi militari operano in contesti fortemente variabili, anche gli usi civili non sono da meno, pensiamo alle difficoltà che incontrano i sistemi di guida autonoma.
Non v’è comunque il minimo dubbio sull’impatto che le tecnologie digitali, di intelligenza artificiale in particolare, hanno e potranno avere in un prossimo futuro sull’organizzazione del lavoro e delle relazioni sociali. La situazione russa mostra l’intreccio tra l’evoluzione demografica le trasformazioni del mercato del lavoro indotte dall’innovazione tecnologica; l’invecchiamento della popolazione è un dato significativo in molte società avanzate compresa la Cina, in conseguenza della politica del figlio unico, mentre il continente africano conosce uno sviluppo demografico esponenziale. L’intreccio dei diversi processi entro un acutizzarsi delle diseguaglianze a livello globale e nelle singole formazioni sociali, fa sì che forme nuove di organizzazione del lavoro si presentino come parte di una stratificazione sempre più complessa, con una divaricazione crescente nella capacità di innovare il supporto tecnologico alla riproduzione sociale; basta pensare alle conseguenze del cambiamento climatico, della crescente urbanizzazione ed all’invecchiamento della popolazione nelle regioni più sviluppate a fronte dell’esplosione demografica in altre regioni del mondo.
Il caso dell’organizzazione del lavoro e del processo di progressiva automazione delle operazioni è per un verso un caso esemplare definito come Plat-Fordism passata da 11 magazzini e centri di smistamento e 9000 dipendenti nel 2000 a 300 centri e 1.200.000 dipendenti nel 2020. Nell’organizzazione del lavoro il grado crescente di automazione permette di definire una gran parte dei dipendenti come blu-collar. L’intera organizzazione è supportata, è resa possibile da un apparato informatico capace di trattare in tempo reale moli crescenti di dati, di coordinare una organizzazione logistica che da un lato concentra le operazioni nei magazzini e centri di smistamento organizzata a più livelli e contemporaneamente gestisce la rete logistica diretta ed indiretta capace di operare su tutti i territori. Struttura e servizi propri che vengono offerti come servizi esterni a chi ha bisogno di capacità di elaborazione di sistemi cloud o delle capacità di distribuzione dei prodotti offerte a produttori terzi, attività da cui dipende rispettivamente il 12 ed il 23 % del proprio fatturato.
Indubbiamente un apparato gigantesco, fondato su concertazione delle operazioni e diffusione reticolare, integrazione verticale ed orizzontale; tuttavia corrisponde ad una concentrazione e subordinazione di attività e funzione lavorative sostitutive di un pre-esistente e più vasto reticolo di attività e funzioni che induce una trasformazione delle funzioni produttive e riproduttive sul territorio.
Il prodotto finale poi è una ancor più straordinaria produzione di valore sul mercato borsistico. Nella logistica -della cui importanza anche i più disattenti si sono accorti a seguito della trombosi che ne ha colpito il sistema a causa dei lock-down che la pandemia ha imposto nei nodi della produzione della circolazione delle merci- si esprime al massimo grado il processo di riorganizzazione continua e permanente dei rapporti di produzione, l’utopia della regolazione totale dei ritmi, delle cadenze, della distribuzione, delle attività e dei processi. Una logistica che doveva realizzare l’indifferenza verso la localizzazione di qualsiasi attività in funzione della possibilità delle migliori occasioni di valorizzazione, l’utopia del just-in-time e dell’ubiquità dei processi produttivi. Utopia andata in frantumi, dove il disordine prodotto è maggiore del preteso ordine a cui il sistema mirava. Un milione e duecentomila dipendenti sono, più tutti gli indiretti e le attività veicolate, sono il prodotto di una straordinaria concentrazione e di controllo sulla cooperazione sociale e di estrazione di valore.
In generale la scelta di automatizzare processi e funzioni lavorative, di passare addirittura da dispositivi automatici a sistemi autonomi, non è certo al servizio di processi di liberazione dallo sfruttamento e dalla povertà ed è ovviamente in funzione della possibilità di estrarre maggiori profitti, in alternativa alla pura e semplice svalorizzazione del lavoro vivo. La riorganizzazione dei processi produttivi e riproduttivi ripropone una costante frammentazione della composizione sociale. L’uso di robot, intesi come sistemi parzialmente autonomi e di Intelligenza Artificiale, in contesti controllati ha potenzialità crescenti capace di autoalimentarsi, tuttavia è soggetto ad un calcolo economico complessivo, laddove la produttività dei singoli segmenti del sistema economico dipende da condizioni di ordine generale delle formazioni sociali e delle regioni produttive; trasformazione e dislocazione dei processi produttivi hanno un carattere di continuità.
La produzione di una soggettività politica in questo contesto richiede una capacità straordinaria di messa in comunicazione di linguaggi e culture, di messa in relazione di condizioni di vita estremamente diversificate, di messa in comune di un patrimonio di esperienze e conoscenze che l’organizzazione sociale tiene separate. Un dato essenziale è sempre di più il vincolo che i cambiamenti climatici e le crisi ecologiche impongono all’evoluzione dei sistemi sociali. Il nesso tra conflitto sociale e conflitti ambientale è sempre più stretto, di fronte abbiamo l’alternativa tra il subirlo come costrizione e limite alla nostra capacità di lotta e organizzazione o agirlo come dimensione solidale e occasione di costruzione di cooperazione sociale antagonista verso lo stato di cose esistente. Il rosso e il verde si devono intrecciare indissolubilmente.
Roberto Rosso
- https://www.youtube.com/watch?v=7USKS099MU4.[↩]
- https://ilmanifesto.it/lettere/laltra-agenda-lalter-agenda-una-proposta-non-inseguiamo-le-lepri-dei-dominanti.[↩]
- How Barriers to Cross-Border Data Flows Are Spreading Globally, What They Cost, and How to Address Them https://itif.org/publications/2021/07/19/how-barriers-cross-border-data-flows-are-spreading-globally-what-they-cost – https://www.nytimes.com/2022/05/23/technology/data-privacy-laws.html?action=click&module=Well&pgtype=Homepage§ion=Business.[↩]
- https://digital-strategy.ec.europa.eu/en/library/data-act-proposal-regulation-harmonised-rules-fair-access-and-use-data.[↩]
- https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/?uri=CELEX:52020PC0767.[↩]
- https://www.consilium.europa.eu/en/press/press-releases/2022/05/16/le-conseil-approuve-l-acte-sur-la-gouvernance-des-donnees/.[↩]
- https://www.bbc.com/news/business-60521822.[↩]
- https://en.wikipedia.org/wiki/Mir_(payment_system).[↩]
- https://www.upi.com/Business_News/2016/07/11/McDonalds-first-US-business-to-accept-Russias-new-Mir-payment-card/3081468260874/?u3L=1.[↩]
- https://www.politico.eu/article/sberbank-will-finally-be-cut-off-from-swift-says-von-der-leyen/.[↩]
- https://www.cnbc.com/2019/02/04/the-splinternet-an-internet-half-owned-by-china-and-the-us.html.[↩]
- E mentre ci possono essere due internet in arrivo, “non sarà la Cina e il resto del mondo. Sarà Cina e paesi che adottano app cinesi e paesi che adottano app americane”, Kaifu Lee, il CEO della società di venture capital con sede in Cina Sinovation Ventures, ha detto alla CNBC a Davos “Mentre le app cinesi avranno difficoltà a essere adottate negli Stati Uniti e in Europa e di lingua inglese paesi, penso che stiano dimostrando la loro rapida accettazione in India, Sud-Est asiatico, Sud America, Medio Oriente Est e anche un po’ in Africa. Quindi penso che tra cinque anni, se guardi tutte le persone del mondo che hanno preso il loro telefono e contato quante app cinesi e app americane, direi che sarebbero cinquanta-cinquanta.” ha aggiunto Lee, che prima del suo attuale lavoro era il capo della Cina per Google.[↩]
- https://edition.cnn.com/2022/05/23/asia/the-quad-tokyo-summit-explainer-intl-hnk/index.html https://edition.cnn.com/asia/live-news/biden-asia-trip-quad-summit-05-24-22/index.html.[↩]
- https://transform-italia.it/il-digitale-al-servizio-della-militarizzazione-delle-societa/ https://transform-italia.it/la-guerra-dei-trentanni/ https://transform-italia.it/contraddizione-e-tendenze-del-processo-di-armamento-delleuropa-nel-contesto-globale.[↩]
- https://www.oxfamitalia.org/la-pandemia-della-disuguaglianza/.[↩]
- Nei primi due anni di pandemia i 10 uomini più ricchi del mondo hanno più che raddoppiato i loro patrimoni, passati da 700 a 1.500 miliardi di dollari, al ritmo di 15.000 dollari al secondo, 1,3 miliardi di dollari al giorno. Nello stesso periodo 163 milioni di persone sono cadute in povertà a causa della pandemia. Dall’inizio dell’emergenza Covid-19, ogni 26 ore un nuovo miliardario si è unito ad una élite composta da oltre 2.600 super-ricchi le cui fortune sono aumentate di ben 5 mila miliardi di dollari, in termini reali, tra marzo 2020 e novembre 2021”, denuncia l’organizzazione non governativa.[↩]
- https://www.fpri.org/article/2022/01/russian-perceptions-of-military-ai-automation-and-autonomy/ https://www.cna.org/our-media/newsletters/ai-and-autonomy-in-russia https://www.cna.org/about-us/what-is-cna.[↩]
- https://www.cna.org/our-media/newsletters/ai-and-autonomy-in-russia/issue-31.[↩]
- The Human Role in Autonomous Weapon Design and Deployment – M.L. Cummings – Duke University.[↩]