Sono diventate tre le donne al vertice della politica e della finanza europee.
Dopo Ursula von der Leyen, Presidente della Commisssione UE, e Christine Lagarde, Presidente della Banca Centrale Europea oggi è stata eletta come Presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, esponente del PPE e proveniente dalle fila del partito nazionalista maltese.
Non chiedetemi se sono felice perchè non lo sono.
Non tanto perchè non veda, sul piano simbolico, l’aspetto positivo (l’unico, dal mio punto di vista), della messa in discussione di stereotipi, antichi e radicati, secondo i quali alle donne sono più consoni ruoli di servizio, meglio se fra le mura domestiche, che di potere.
Il fatto è che se poi, nella pratica, l’elezione di una donna non scombina le carte in tavola e non mette in discussione la natura e la funzione del potere ma si limita ad esercitarlo magari (ma non è detto) con più grazia, si finisce per riconfermare la celebre frase del Gattopardo secondo la quale “tutto cambia perchè niente cambi”.
Forse, però, nel caso dell’elezione di Metsola qualcosa potrebbe anche cambiare, in peggio però.
La neo-presidente del Parlamento è una convinta anti-abortista e proviene da un Paese, Malta, dove l’aborto è ancora illegale anche per i casi di incesto e stupro.
“Le mie posizioni sull’aborto saranno quelle del Parlamento Europeo che ora rappresento. I voti espressi in precedenza facevano riferimento a posizioni di carattere nazionale. Io non voterò più su temi come l’aborto” si è affrettata a dichiarare. Una dichiarazione di comodo, necessaria però a farle incassare i voti dei Socialisti e Democratici europei che infatti, ahimè, l’hanno votata insieme agli esponenti del PPE.
Così come l’hanno votata i compari europei di Meloni e Salvini che immagino faranno pesare il loro sostegno specie sui temi che riguardano, in particolare, l’autodeterminazione delle donne. Subito infatti Antonio Brandi, esponente di Pro Vita & Famiglia, si è augurato che l’elezione di Metsola possa consentire un’inversione di tendenza a favore di politiche che tutelino la vita fin dal concepimento.
Stessi rischi corrono le politiche migratorie ed infatti il leghista Marco Zanni si dice convinto “che Metsola possa dare un contributo a temi più vicini ai nostri, come l’immigrazione”.
I Verdi e la Sinistra si sono chiamati fuori. E meno male perchè, come alcuni hanno giustamente sottolineato, la maggioranza che ha votato Roberta Metsola è molto più a destra rispetto a quella che aveva eletto Ursula von der Leyen.
Al di là di ogni retorica, purtroppo il dopo David Sassoli (un presidente che mi “rappresentava” di più di quanto non lo faccia la donna che è stata eletta) non promette nulla di buono, indipendentemente dal genere di chi presiede il Parlamento o governa le istituzioni europee.
Nicoletta Pirotta
2 Commenti. Nuovo commento
Se queste sono le premesse dell’agire politico della nuova presidentessa del parlamento europeo, c’è molto da preoccuparsi.
Vedo un regresso in tutti i campi! E poi, parlamoci chiaro; l’aver scelto una donna che però è una retrogada in fatto di diritti civili, e proveniente da uno stato che in Europa conta come il 2 di picche, sminuirà l’importanza del parlamento europeo.
Se queste sono le premesse sopra descritte, temo che con la nuova presidentessa, il parlamento europeo perderà in autorevolezza. Mi spiego anche perché gli stati che compongono l’unione, attraverso il Consiglio Europeo abbiano favorito l’elezione alla presidenza del parlamento di una deputata di Malta, che nonostante la foglia di fico (per il fatto di essere donna) ma proveniente da uno staterello come Malta che nel Consiglio Eiropeo conta come il 2 di picche la dice lunga. Già in passato abbiamo visto, come eleggendo un personaggio di secondo piano, come il portoghese Barroso, già reduce di una sconfitta elettorale in patria, abbia contribuito non poco a sminuire le istituzioni comunitarie europee.