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Noi e l’astensione

di Giuseppe
Aragno

Con tutte le chiacchiere che si fanno in giro sui massimi sistemi, vi sembrerò molto poco allineato.  Siate clementi; ormai sono vecchio e non capisco niente.
Leggo analisi giustamente pessimistiche, che mi sembrano però soprattutto sfasate rispetto alla realtà. Sopravvalutiamo la comunicazione e il peso della cultura e sottovalutiamo l’intelligenza media di quella che chiamiamo “gente comune”.
E se ci fermassimo invece sugli elettori che non votano più? Maria De Filippi? Giorgia spacciata per statista? L’ignoranza? Cose che esistono ma non determinano. Un Paese di analfabeti ha votato finché poteva scegliere tra modelli alternativi e credibili. Oggi bene o male quelli che leggono, scrivono e fanno di conto sono più numerosi, però non votano. Noi sappiamo che il non voto è un messaggio chiaro, ma non cerchiamo di coglierne il senso. Se tutte le forze politiche piangono sulla povertà, ma poi spendono assieme i soldi di chi paga le tasse per finanziare il bilancio folle delle forze armate, mi dire perché l’elettore dovrebbe votare? Dovremmo saperlo: se l’astensione non trova risposte, aumenta.
Il Sud una risposta l’ha data: la lega secessionista non ha superato il Rubicone, ma è ugualmente al governo e si prepara a  dividere il Paese. Avete visto cortei con i deputati dell’opposizione in testa che minacciavano la guerra civile!? No. Ho visto presidenti di Regioni spaccare il capello per barcamenarsi tra il sì e il no per l’Autonomia e quelli che al Premierato dicono ni.
La democrazia parla ancora ai precari, ai giovani, ai poveri, alle donne? Certo che parla, ma la disperazione ha la meglio. Chi non sa come mettere assieme il pranzo con la cena non ce la fa a star dietro a chi parla dei massimi sistemi, ma si guarda bene da mostrare uno straccio di proposta che dimostri almeno una capacità di ascolto.
Il Dio che proibisce l’aborto, la Patria che ti ruba i figli emigrati e ne fa carne da cannone, la famiglia trasformata in galera, dove uno comanda e gli altri obbediscono, i valori sbandierati dalle destre sono valori che si buttano facilmente nel cestino. Poi però devi andare a Canossa con la cenere in testa  urlare con una sola voce quello che vuoi fare se ti votano: ripristini l’articolo 18, il reddito di cittadinanza, metti il salario minimo, fai pagare le tasse in relazione al debito e metti spalle al muro chi evade, togli i finanziamenti alle scuole private e la pianti di pagare coi soldi dello stato sociale guerre che hai ripudiato.
Non trovi un accordo su tutto? Scegli tre o quattro punti possibili e chiedi il voto. La “gente comune” se ne fotte (pardon) della De Filippi, di Giorgia e di quel demente di Salvini e ti riconosce: la sinistra!
La sfida è questa. Siamo noi a doverla lanciare, sono i partiti dell’opposizione a doverla accettare. Il guaio è che i partiti sono sordi e noi muti. Il guaio è che abbiamo portato il cervello al macero e già mi pare di sentire Pierino: devi essere più breve!
D’accordo. Messaggio breve.
Si vota.
A dice che non vuole ripristinare il reddito di cittadinanza, B promette di farlo;
A dice che non vuole il salario minimo e B lo promette;
A mette mano all’aborto, B promette che non lo tocca.
Risultato: B vince, A perde e l’astensione cala.

Giuseppe Aragno

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