Finora tredicimila bambini sono stati schiacciati dalle macerie o fatti a pezzi dalle bombe, ma da noi ci si divide accanitamente sulla definizione più adatta al macello. Infamia e vergogna basterebbero, ma non c’è chi lo dica apertamente e tutto ruota attorno a una domanda: ciò che accade a Gaza è un genocidio? In realtà, per molti lo è e non si tratta di antisemiti.
Per Lula, Presidente del Brasile, quella di Israele «non è una guerra, è un genocidio». In un appello di 800 diplomatici si legge che a Gaza è in atto «un potenziale genocidio». Del «grido di dolore del popolo palestinese sotto […] l’incombenza delle bombe e la minaccia di un genocidio» si parla in un appello firmato da Mimmo Lucano, padre Alex Zanotelli e Omar Suleiman, rappresentante della comunità palestinese di Napoli. A un potenziale genocidio si riferisce la Cgil di Lucca, che, con Zerocalcare, Amnesty e Fumettibrutti, non ha partecipato al Lucca Comics, manifestazione dedicata al fumetto col patrocinio di Israele e non ha esitato a scrivere che «se quello portato avanti da Hamas nei confronti dei civili israeliani è stato di fatto un eccidio, ciò che l’esercito israeliano sta facendo rischia di assumere le proporzioni di un genocidio». Potrà forse stupire, ma anche Vincenzo De Luca, parla di genocidio: «Se Israele continua in questa iniziativa, questo diventa un genocidio: provate a immaginare due milioni di persone che [..] fanno questa migrazione biblica dal deserto del Sinai senza acqua, cibo e medicine. È una cosa francamente intollerabile». Più in là vanno, senza ricorrere a giri di parole, Luigi de Magistris, l’ex sindaco di Napoli – «per me è più terrorista uno Stato che compie un genocidio che Hamas» – e Greta Thunberg, per la quale non ci sono dubbi: «i 75 anni di repressione e pulizia etnica dei palestinesi» costituiscono un genocidio.
Accanto al criminale bombardamento israeliano, è in atto un bombardamento mediatico, che, spesso consapevolmente, giunge a sostegno di quello attuato con metodica ferocia dall’esercito israeliano e si accanisce contro chi accusa lo Stato ebraico di procedere all’annientamento di un popolo. Fare l’elenco dei piloti che partecipano a questo bombardamento, sarebbe impossibile. Buona parte della politica e dell’informazione conduce l’offensiva aerea con incredibile impegno. Chi non ha registrato le giravolte che hanno stravolto i principi fondanti dell’organizzazione si stupirà, ma tra i piloti dell’armata aerea che conduce il bombardamento mediatico c’è persino Pagliarulo, Presidente dell’ANPI.
È vero, questa offensiva aerea di morti non ne fa. Tuttavia, quando il pilota sgancia la sua bomba, il rombo dell’esplosione diventa un messaggio chiaro: mettere sullo stesso piano gli attacchi di Israele a Gaza e la Shoah è un errore. La Shoah fu un fenomeno organizzato dallo Stato, centralizzato ed ebbe l’intento di annientare un intero popolo. Pensate che in fondo sia un’opinione come un’altra? Può darsi, però lasciatemelo dire: si tratta di un’opinione che puzza vagamente di negazionismo. È vero che quello che sta facendo Netanyahu a Gaza è orribile e spaventoso, sostengono questi piloti manipolatori dell’opinione pubblica, ma non è vero che sia genocidio. E qui il carattere negazionista del bombardamento emerge con forza perché, per coprire le spalle a un Stato criminale, si finisce col negare ciò che si è affermato. La strage di palestinesi, infatti, è organizzata dallo Stato, risponde a un piano e a un’organizzazione centralizzata, sostiene di avere come obiettivo l’annientamento di Hamas, ma colpisce volutamente e indiscriminatamente un’intera popolazione. Pagliarulo, l’ANPI e i mille piloti giornalisti e opinionisti che ci bombardano sanno che le cose stanno così, però negano che sia vero. Negano ostinatamente. Joseph Goebbels, che di certe cose si intendeva, sosteneva che un bugia ripetuta mille volte, diventa una verità.
È questo lo scopo del bombardamento mediatico?
Giuseppe Aragno
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