Riprendiamo con lo stesso titolo da lospessore.com questo articolo di C. Alessandro Mauceri –
A cominciare dal “problema” legato al fenomeno migratorio. Anzi degli “irregolari” visto che molti migranti sono regolari (come quelli previsti dal Decreto Flussi approvato a gennaio 2023 dove si parla di accogliere oltre 84mila migranti/lavoratori). La prima domanda è davvero gli “irregolari” sono un problema così grave? Secondo i dati ufficiali riportati nel rapporto dei servizi di intelligence nella Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza relativa al 2022 (presentata al Parlamento), i migranti “irregolari” presenti in Italia sarebbero meno di 120mila. Un numero importante. Ma nessuno dice che se è vero che, di questi, la maggior parte sono arrivati via mare, oltre 14mila sono entrati in Italia via terra, attraverso le tanto discusse “rotte balcaniche”. Quelle che, grazie agli aiuti miliardari (in euro) concessi alla Turchia, non dovrebbero esistere più. E che, invece, ci sono, anzi sono apertissime. I Paesi europei fanno a gara per bloccare i migranti che cercano di uscire dall’Italia per raggiungere il Centro Europa, ma degli arrivi di migranti via terra non sembra importare a nessuno.
A proposito di migranti irregolari in Europa, c’è un altro numero (non meno importante). Quello reso pubblico da Frontex (altra fonte “ufficiale”). Secondo Frontex, da gennaio ad agosto 2023, gli arrivi di “migranti irregolari” nel Mediterraneo centrale sarebbero stati 114.625. Un numero che lascia spazio a numerose riflessioni. Lungo la “rotta centrale” gli arrivi sono aumentati. Al contrario lungo le altre “rotte” (quella attraverso i Balcani, quella dalla Turchia e quella nel nord Europa) i flussi sono diminuiti sensibilmente. Notevole anche la differenza in termini assoluti: nel periodo indicato, i migranti irregolari che hanno cercato di entrare in Europa attraverso la Spagna sono stati solo 9.447. Un numero bassissimo, molto minore rispetto a quello di un anno fa, quando la maggior parte degli arrivi era proprio lungo questa via. Ma non basta. A questi si dovrebbero aggiungere gli arrivi lungo la rotta dei Balcani occidentali. “Rotte” diverse e migranti diversi: per contrastare (o almeno per compensare) questi arrivi il 5 dicembre 2022, la Commissione europea ha presentato un piano d’azione dell’UE per i Balcani occidentali che individua una serie di misure operative per rafforzare il partenariato con i Balcani occidentali, alla luce del loro status unico nella prospettiva di adesione all’UE e dei loro continui sforzi di allineamento alle norme UE, e individua inoltre azioni chiave da intraprendere all’interno dell’UE. A questo piano ha destinato le risorse previste dallo strumento di assistenza preadesione (IPA) finanziato con i fondi dell’IPA III per il periodo 2021-2027 che prevede uno stanziamento totale di 201,7 milioni di euro.
Invece che pensare a cercare di risolvere il “fenomeno” migratorio all’interno dei confini nazionali, forse sarebbe più opportuno cercare di capire cosa ha prodotto questi cambiamenti. Il problema è che di tutti questi numeri non si dice mai tutta la verità, ma solo la parte che fa comodo. Ad esempio, nei giorni scorsi, si è parlato di problemi con la Germania legati all’accoglienza dei migranti irregolari. Ma secondo l’analisi del Pew Research Center (basata su dati Eurostat e European Labour Force Survey Data), il Paese europeo in cui si troverebbero più migranti irregolari sarebbe proprio la Germania, seguita a stretto giro dal Regno Unito. Solo terza l’Italia, seguita dalla Francia. Impietoso anche il dato in percentuale sul numero degli abitanti regolari. Secondo il Pew Research Center, in Italia, i migranti irregolari sarebbero meno dell’1% della popolazione. Molti di più, in percentuale, quelli in altri Paesi: in Austria, ad esempio, sarebbero tra 100mila e 200mila, ovvero il 2% della popolazione. Lo stesso (in termini percentuali) per Malta. E così per il Regno Unito.
Forse è per questo, che, nelle ultime settimane, le critiche sono state rivolte soprattutto ai minori stranieri non accompagnati (o MSNA). Alla fine, ieri, il Consiglio dei Ministri ha presentato le nuove norme che dovrebbero riguardarli. Chi pensava di trovare (finalmente, dopo sei anni) le circolari attuative della legge 47/2017, la cosiddetta legge Zampa, è rimasto deluso. Le misure introdotte serviranno principalmente a intensificare i controlli sui MSNA. A cominciare dall’età. Ancora una volta una mezza verità: contrariamente a quanto ha detto qualcuno, questa non è auto dichiarata dai MSNA: è calcolata sulla base di procedure ben definite dalla legge che prevedono anche controlli medici. Nel 2020, nel corso di una Conferenza Unificata, governo, Regioni, province autonome di Trento e Bolzano e Enti locali è stata adottato, ai fini della determinazione dell’età dei minori stranieri non accompagnati, un protocollo multidisciplinare che prevede, tra l’altro, “una visita pediatrica auxologica, con ricorso ad accertamenti sanitari”. Ma già prima, nel 2009, ai fini della valutazione della maturazione ossea del distretto polso-mano, il Consiglio Superiore della Sanità, con parere del 2009, aveva raccomandato l’utilizzo del metodo Tanner-Whitehouse 3 (TW3), ritenuto dalla letteratura scientifica con minore variabilità e, dunque, più affidabile dell’assai più datato metodo Greulich-Pyle . Parere ancora in uso.
Questo alcuni sembrano non saperlo. E quindi hanno pensato di inserire nel Dl presentato ieri, “nuove” proposte, in caso di arrivi consistenti sulle coste italiane, contenenti “lo svolgimento di rilievi antropometrici o di altri accertamenti sanitari, anche radiografici, volti all’individuazione dell’età, dandone immediata comunicazione alla procura della Repubblica presso il tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie che ne autorizza l’esecuzione in forma scritta”. Purtroppo, questo, potrebbe creare non pochi problemi circa il rispetto della privacy di questi minorenni. E potrebbe costringere la garante della privacy a dichiarare questa norma non applicabile. Anche la Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza ha espresso un giudizio tutt’altro che positivo sul nuovo Dl. Ha ricordato che in Italia vige la “presunzione di minore età”. “Non si può derogare dalla presunzione di minore età, è impensabile che un ragazzo che arrivi in Italia dopo quel tipo di viaggio possa dimostrare quanti anni ha o ottenere i documenti dal Paese da cui fugge”, ha dichiarato la Garlatti. Altra misura assolutamente bocciata dall’AGIA quella che prevede l’inserimento (temporaneo) di MSNA sopra i 16 anni in strutture per adulti. “Non deroghiamo alle tutele. Semplicemente viene previsto che, in caso di rilevante afflusso e indisponibilità di strutture, il prefetto possa disporre la permanenza provvisoria per un periodo non superiore a 90 giorni” nei centri ordinari, ma “non vengono meno le tutele ed il trattamento differenziato per il sedicente minore” è stata la giustificazione del Ministro Piantedosi. Dimenticando che tra le tutele c’è proprio quella di essere ospitati in centri diversi da quelli per gli adulti. Anche per un solo giorno. Anche nei centri di prima accoglienza.
Al solito, sono i numeri dei quali non parla nessuno quelli che fanno la differenza. I MSNA arrivati in Italia, quest’anno rappresentano poco più di un decimo (12%) degli arrivi di migranti. Accanirsi su di loro non avrebbe quindi molto senso. E soprattutto adottare misure come quelle inserite nel Dl presentato ieri non risolverebbe altri problemi, ben più gravi. Come il numero dei minori che scappano dai centri di accoglienza: solo nel mese di agosto 2023, gli allontanamenti volontari di MSNA sono stati 729. In un solo mese. A rendere la cosa ancora più delicata (e degna di riflessione) il fatto che questi minori erano affidati alla tutela dello Stato. Nei primi sei mesi dell’anno i minori stranieri per cui è stata presentata una denuncia di scomparsa sono stati 7.503. E di 5.075 non si hanno più notizie (dati XXIX report semestrale Commissario Straordinario del Governo per le Persone Scomparse). Ma di questi numeri il CdM ha preferito non parlare.
Tornando al tema della definizione dell’età presunta dei MSNA, sono molti i problemi di cui non si è parlato. Ad esempio, spesso al MSNA privo di documenti di identità validi, viene attribuita come data di nascita l’1 o il 2 gennaio. Questo, però, potrebbe creare gravi disparità e privare i MSNA del diritto all’accoglienza ben prima del raggiungimento della maggiore età (seppure presunta). A questo si aggiunge che “fintantoché non siano disponibili i risultati degli accertamenti in argomento, all’immigrato dovranno essere comunque applicate le disposizioni relative alla protezione dei minori”. E certamente non potranno essere eseguite espulsioni anche dopo una semplice comunicazione verbale senza attendere la comunicazione scritta (e quindi senza dare la possibilità al MSNA di presentare ricorso, come prevede la legge). Ma di questo non si è parlato.
Altro argomento discusso dal CdM quello dei diritti delle donne migranti. Qui, al contrario di quanto previsto per i migranti maschi, il governo ha annunciato che “la condizione di vulnerabilità viene estesa a tutte le donne. Non viene meno quella per le donne incinte, viene esteso a tutte le altre lo stesso trattamento”, ha detto Piantedosi. Finora, solo le donne in stato di gravidanza o le madri con minori venivano inserite subito nel sistema di accoglienza di secondo livello, per tutte le altre la normativa prevedeva lo stesso trattamento degli uomini adulti. Una parità tra i sessi che con la modifica prevista dal CdM potrebbe venire meno. La nuova misura comporterebbe una disparità di trattamento tra uomini e donne che violerebbe un cumulo di leggi nazionali (a cominciare dall’art. 3 della Costituzione fino alla legge 178 del 1991 che ha recepito la CRC) e di accordi internazionali (a cominciare dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo). Ma, soprattutto, ancora una volta non sembra si sia tenuto conto dei numeri. Le donne non sono la maggioranza dei migranti in arrivo (tra i MSNA sono solo poco più del 12%, percentuale più alta tra i maggiorenni).
Al termine del suo intervento, il ministro ha voluto rassicurare dicendo che “nessun minorenne può essere espulso”. Ma questo lo prevedono già prevedono le leggi vigenti e le norme per la tutela dei diritti dei minori. Per il resto, si è preferito parlare di problemi che non esistono o che hanno una minore rilevanza. E, come al solito, fare tanta, tanta confusione con i numeri dell’“emergenza”. Ma anche in questo caso, i numeri sono impietosi. Gli arrivi del 2023 non rappresentano un primato assoluto: nel 2016, gli arrivi furono molti di più.