Sulle richieste d’arresto per Netanyahu da parte della Cpi il Parlamento europeo non vota nulla. In una sessione in cui ha votato per l’ennesima volta sull’Ucraina, arrivando a chiedere missili a lungo raggio, mine antiuomo e a censurare il Cancelliere tedesco per una telefonata a Putin e a “minacciare” la Cina, e ha chiesto di rivotare in Georgia, su una questione enorme come le richieste della Cpi il PE non vota ma si fa una “discussione” in cui il tema è inserito all’ultimo per iniziativa delle sinistre. Ma non si vota. Esprimere un indirizzo di comportamento agli Stati membri su una questione come quella posta dalla Cpi dovrebbe essere una priorità, un elemento fondamentale di orientamento della politica europea. E invece no. Da ex Parlamentare europeo lo chiedo con forza:assumetevi le vostre responsabilità verso la Cpi.
Naturalmente mi interrogo sul perché si sia di fronte ad un così colossale doppio standard di intervento e, purtroppo, immagino di sapere le ragioni.
In questi 35 anni seguiti al 1989 la UE ha proceduto in senso inverso a quello che era stato il percorso dal 1945. Il neoliberalismo si è fatto addirittura trattato fondativo sostituendo in pratica l’Europa sociale e passando dal triangolo virtuoso “piena occupazione, pubblico, stato sociale” a quello tossico “mercato, imprese, finanza”. I risultati sono evidenti con processi inversi a quelli della armonizzazione che era proceduta financo con la guerra fredda. Il dumping è diventato la regola del mercato del lavoro ed ha determinato addirittura spostamenti demografici pari a quelli di una guerra. Ora poi si aggiunge la guerra al posto della pace. Anche qui l’89 fa da spartiacque con il no alla casa comune europea proposta da Gorbaciov e la partecipazione alla dissoluzione della Jugoslavia. Con la sostanziale penetrazione del punto di vista suprematista dei neoconservatori USA nati a cavallo tra Bush e filoni “liberal e di sinistra”, con riecheggiamenti pesanti nel blairismo e non solo. Così i doppi standard sono diventati regola e quel che vale per il Kosovo non vale per il Donbass o per la Palestina, così come un conto è Putin altro è Netanyahu.
Di suo, in peggio, la UE ci mette le vecchie destre e i vecchi nazionalismi. Entrambi tornati in auge da tempo ed ora protagonisti della Commissione Von Der Leyen.
La Spd, presa a schiaffi nel suo Cancelliere reo di telefonare a Putin nei giorni in cui Merkel racconta pezzi di verità su come si è arrivati alla guerra Ucraina, prende qualche distanza astenendosi nel voto alla Commissione. Schlein prima la vota ma poi prova pure lei a smarcarsi un po’. Ma il futuro di Germania è Italia sembra turbolento e soprattutto ben più in mano a Meloni e Von Der Leyen piuttosto che ai socialdemocratici. I preamboli anti guerra dei nuovi governi di alcuni Land tedeschi (mentre i grunen si fanno vedere pronti a governare con la Cdu e per la guerra) e lo sciopero generale in Italia sono due fatti positivi. Ma la strada è tutta in salita e sotto le minacce delle bombe.
Roberto Musacchio