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Ma le persone contano?

di Roberto
Morea

di Roberto Morea

Le immagini agghiaccianti al “confine” tra Grecia e Turchia, ribattezzato “confine dell’Europa” e le parole anch’esse agghiaccianti della Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen (accompagnata dal Presidente del Parlamento Europeo Sassoli) che definisce quei confini lo “scudo”, uno scudo finanziato e applaudito dalla UE con cui il governo di destra greco colpisce i migranti, donne, uomini e bambini sono veramente il Confine.

Sono il Confine dove l’Europa non comincia ma finisce. Trascinando con sé ogni idea di umanità e politica.

Siamo infatti in presenza della bancarotta morale di tutta una politica. Quella per le migrazioni, che non sono più demografia, umanità,  lavoro ma sono state ridotte ad un orrendo mercato di braccia e di paura.

La fine di una idea di politica “estera” di una Unione Europea costretta ad inseguire e partecipare a guerre, interessi e giochi tra tiranni con un cinismo disgustoso.

La fine di una politica “economica” con la guerra alla Grecia di Tsipras e al plauso oggi al governo di destra che si macchia della vergogna di Lesbo.

Che confine, quale “scudo” si pensi poi di mettere al virus, il coronavirus, che ci infetta è un altro dei nodi che vengono al pettine di una globalizzazione che rischia di essere messa in ginocchio dalla malattia. Capace solo di sviluppo fossile e finanza e incapace di tutelare il benessere delle persone e del pianeta.

In Europa la cosa è ancora più grave perché quei parametri e quei valori sociali, tra cui la salute e il pubblico a promuoverla e tutelarla, che l’avevano fatta l’Europa, sono stati devastati da 30 anni di politiche e politici scellerati. Basta vedere le missive inviate dagli organi UE agli Stati, in applicazione delle “regole di bilancio” e che chiedono tagli a pensioni, sanità, lavoro per capire che quelle lettere sono scarlatte, indecenti e tali resteranno nella Storia.

In Italia si sono realizzati 37 miliardi di tagli alla sanità pubblica e soldi riversati nel privato!

Non è la sola “flessibilità” ciò che può affrontare questa situazione che qualcuno aveva addirittura pensato potesse essere “circoscritta” all’Italia.

Mentre si danno “decaloghi” a cittadine e cittadini serve un decalogo del tutto nuovo per i governi e la politica, che metta al primo punto: buttare al macero le follie ideologiche e crudeli dei numeretti dei trattati. Poi rimettere al centro le persone, il lavoro, il welfare, il pubblico, la democrazia.

Per questo serve cambiare le classi dirigenti.

Ci stanno provando in Irlanda dove Mary Lou Mc Donald e il Sinn Fein si battono per un governo di cambiamento che si vorrebbe impedire.

Si dovrebbe riuscire a farlo in Turingia dove un uomo della Linke, Bodo Ramelow, si è frapposto alla destra più inquietante. 

Servirebbe persino negli Stati Uniti dove solo Sanders sembra aver compreso la necessità di tornare a parlare di socialismo, di giustizia sociale per essere capaci di fermare i colossali interessi di corporation e multinazionali.

Ma prima di tutto bisogna cambiare a Lesbo. Altro che “scudo” a difesa dei confini. Servono corridoi per le persone e per l’Umanità.

confine, Lesbo, migranti
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