di Heinz Bierbaum –
Due settimane fa si è svolto a Bonn il congresso di DIE LINKE per discutere ed approvare il programma per le elezioni europee e naturalmente per eleggere i nostri candidati. Credo che questo congresso sia andato abbastanza bene. Il programma è stato approvato con una maggioranza molto ampia. È chiaro che anche nella sinistra tedesca come in tutta la sinistra europea ci sono opinioni e posizioni diversi rispetto Europa. Questo riguarda in particolare la questione se l’Unione Europea sia riformabile o no, se una politica alternativa a quella neoliberista sia possibile sulla base dei Trattati Europei o no. Ci sono posizioni molto contrari tra quelli chi ritengono la Unione Europea riformabile e stanno propagando persino una Repubblica Europa e quelli chi criticano la Unione Europea molto duramente caratterizzandola come neoliberista, non democratica e militarista. Questi contrasti però diventano di meno quando si va nel merito delle cose e si riferisce ai contenuti. Nel programma si parla della necessità di un rilancio, di una rifondazione dell’Europa perché l‘Europa che vogliamo, cioè un’Europa di solidarietà, un’Europa democratica, sociale, ecologica e di Pace non si può costruire sulla base dei Trattati di Maastricht e di Lisbona.
Il programma contiene delle proposte concrete per un altro sviluppo economico e sociale, per uno sviluppo sostenibile con la necessità di una trasformazione ecologica-sociale dell’industria. Si parla della lotta contro la precarizzazione del lavoro, di un’altra politica fiscale più giusta con delle imposte più alte per i ricchi e i grandi patrimoni, di più diritti civili e sociali, di una politica umana per quanto riguarda i profughi e i migranti. Si oppone alla militarizzazione dell’Europa (programma PESCO) e naturalmente la lotta contro la destra è un punto cruciale. L’orizzonte è un’altra Europa. Questo è la prospettiva. Anche il programma del Partito della Sinistra Europea parla della necessità di costruire un’altra Europa.
Con questo congresso DIE LINKE voleva presentarsi come forza alternativa tanto alla destra quanto alle politiche neoliberiste. Come sapete tutti il panorama politico in Europa ha cambiato molto i cui elementi più significativi sono l’acceso della estrema destra e la crisi profonda dei partititi socialdemocratici. Nuovi movimenti sono nati e si affronta il fenomeno del populismo che sta nel centro di questo convegno. È ovvio che il disagio e la rabbia della gente con la politica d’austerità in Europa con sue conseguenze sociali devastanti favoriscono attualmente la estrema destra. Ma il fallimento della politica liberista per quanto riguarda uno sviluppo sostenibile, il lavoro e l’occupazione e la questione sociale offre anche delle possibilità per un’altra politica, alternativa alle destre e al liberismo le quali devono essere colte dalla sinistra.
Purtroppo, la sinistra in Europa è debole ed anche divisa. Questo riguarda meno i contenuti, i programmi politici ma le strategie politiche. Rispetto alla concezione die una politica alternativa, di una politica di sinistra ci sono molte convergenze. Tutti sono d’accordo che la politica d’austerità debba essere finita. Abbiamo bisogno di uno sviluppo sostenibile che esige degli investimenti pubblici in settori socialmente utili. La Banca Centrale Europea deve assumere una responsabilità per lo sviluppo economico e in particolare per la creazione dei posti die lavoro. Occorre una politica industriale attiva come parte di una trasformazione ecologica-sociale. Tutti sono d’accordo che la dimensione sociale deve essere rafforzata con diritti sociali vincolanti e tutti si oppongono alla militarizzazione dell’Europa. Occorre un impegno per il disarmo e per la pace. Tutto sommato, c’è una convergenza larga per quanto riguarda i punti cruciali di una politica progressista. Certo, ci sono anche delle divergenze. Mi riferisco in particolare al cosiddetto piano B che prevede la possibilità d’uscire dell’euro. La questione della moneta è sicuramente un dibattito interessante ed importante. La mia opinione personale è che l’uscita della zona euro offre delle possibilità di aumentare la competitività economica svalutando la moneta. Credo però che i vantaggi siano sopravalutatati mentre i svantaggi, i rischi – aumento dei prezzi delle importazioni, speculazione finanziaria – vengono sottovalutati.
Come già detto, le divergenze riguardano più le strategie che i contenuti politici. Abbiamo per le meno tre strategie diverse rispetto alla sinistra europea. C’è il partito della Sinistra Europea col tentativo d’offrire una piatta forma ampia con il programma per le elezioni europee recentemente approvato e con i fori europei. C’è Vaoroufakis col movimento DiEM25 (Democracy in Europe in 2025) e adesso con un partito europeo chiamato “European Spring”. Varoufakis stesso si candida in Germania con una lista separata, cioè una lista concorrenziale rispetto al nostro partito – un atto non molto gentile. Con “Maintenant le Peuple”, cioè una cooperazione tra France Insoumise, il Bloco de Esquedra e Podemos, sostenuto dai partiti di sinistra nordici, c’è una terza iniziativa, cui elemento cruciale è la critica molto dura rispetto ai Trattati Europei. Si fa l’appello a la disobbedienza di questi trattai. Jean-Luc Mélenchon, il promotore di quest’iniziativa parla della “Révolution Citoyenne”. Purtroppo, non c’è un dialogo serio tra le differenti posizioni che ritengo necessario ed anche possibile davanti alle convergenze politiche che ci sono. Credo che si debba superare gli egoismi politici ed anche personali.
Un altro deficit consiste nel fatto che in questo periodo non c’è un progetto comune per una campagna europea da parte della sinistra europea. Con la lotta contro TTIP, il Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti, abbiamo un bel esempio per una tale campagna. Anche adesso ci sarebbero soggetti per fare delle campagne politiche europee come un’altra politica fiscale, l’abolizione del “fiscal compact” ecc. La lotta contro le destre e al liberismo si svolgono piuttosto sul livello nazionale. Abbiamo grandi manifestazioni sia in Germania sia in Italia per un’altra politica rispetto ai rifugiati e migranti. Ci sono forti movimenti femministi. Mi riferisco per esempio allo sciopero dell’8 Marzo. Vorrei menzionare anche il movimento dei gilet gialli in Francia, un movimento sicuramente un po’ ambiguo, però un movimento di protesta sociale. E vorrei ricordare anche le lotte sindacali. Ne ci sono anche sul livello europeo – Coca Cola, Amazon, Rynair.
Sono convinto che si deve coinvolgere anche sindacati per una politica e strategia della sinistra. So bene che il sindacato sul livello europeo è abbastanza debole. Le organizzazioni sindacali europee sonno più istituzioni che movimenti. C’è però anche delle cooperazioni sindacali dal basso. Per esempio, TUNE (Trade Unionists Network Europe), già Foro Sociale Europeo. TUNE coopera adesso anche col CES nel tentativo di trasformare il pilastro dei diritti sociali, approvato dalla Commissione Europea, in un protocollo sociale, cioè in diritti sociali vincolanti. E credo che si debba riferirsi ai Comitati Aziendali Europei che sono malgrado i loro limiti l’unica struttura di base dei sindacati al livello europeo.
Concludendo vorrei dire che stiamo affrontando una situazione economica, sociale e politica molto preoccupante e che davanti a questa situazione c’è il bisogno urgente di rafforzare le forze della sinistra chi devono superare le loro divisioni. Sono convinto che le convergenze politiche sono sufficienti per una cooperazione seria nonostante le divergenze che ci sono. Un’occasione è il Foro Europeo organizzato dalla Sinistra Europea assieme ad altre forze progressiste e ecologiche. Il primo foro si è svolto a Marsiglia in 2017, il secondo a Bilbao l’anno scorso e il terzo si svolgerà quest’anno in novembre a Bruxelles. Questo Foro Europeo è una piattaforma per il dibattito tra le forze progressiste e per mettersi d’accordo per quanto riguarda delle attività communi. La dichiarazione finale del Foro di Bilbao contiene quattro assi fondamentali su cui si dovrebbe conciare quest’anno:
- La redistribuzione dell’immensa ricchezza creata in Europa ai fini di un nuovo modello di sviluppo sociale ed ecologico.
- La difesa e la promozione dell’uguaglianza di genere con la lotta contro il patriarcato e l’elaborazione di un protocollo per garantire l’uguaglianza di genere in tutte le sfere della vita.
- La promozione dell’idea di una conferenza paneuropea per la pace e la sicurezza collettiva.
- Il lancio di una nuova carta per la democrazia sovrana in Europa.
Non basta però di riferirsi a questi fori europei. Anche nel Partito della Sinistra Europea occorre un dibattito politico serio coinvolgendo in particolare anche il movimento “Maintenant le Peuple”. E’ ora di superare gli egoismi politici e personali.