Riprendiamo da anticapitalista.org – Con lo sguardo rivolto al futuro: almeno 200 persone hanno partecipato all’appuntamento promosso dalla BLM alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma a cento anni dalla nascita del dirigente marxista rivoluzionario
Se fosse stato un film si sarebbe potuto dire che il convegno dedicato a Livio Maitan, nel centenario della nascita dell’intellettuale e dirigente marxista rivoluzionario veneziano morto a Roma nel 2004, è stato un successo di pubblico e di critica.
“Con lo sguardo rivolto al futuro”, questo il titolo del meeting, ha portato il primo aprile almeno 200 persone nella sala della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma dopo un lungo lavoro di preparazione da parte della Biblioteca che porta il nome di Maitan e ne cura il lascito di libri, riviste e documenti e che negli anni ha saputo saldarsi al sistema bibliotecario nazionale mettendo così a disposizione di studiosi e militanti un pezzo importante di storia del movimento operaio che ha ancora molto da dire a chi si interroga oggi, nel “gorgo” del lavoro politico e sociale, su come ricostruire una pratica e una teoria all’altezza della situazione, per far uscire la classe lavoratrice e la sinistra rivoluzionaria dall’angolo della subalternità e della marginalità dopo il succedersi delle sconfitte storiche.
Il convegno, introdotto da Mauro Buccheri, un ricercatore siciliano, autore di “Livio Maitan e il trotskismo italiano”, appena pubblicato da Red Star Press, è stato un succedersi intenso di interventi tra studiosi e militanti che con Maitan hanno intrecciato i rispettivi percorsi politici sia in Italia che nel Bureau della Quarta Internazionale di cui fu protagonista fin dalla fine degli anni ‘40. Tra l’altro proprio il primo aprile 1950, usciva il primo numero di Bandiera Rossa, organo della sezione italiana, i GCR, gruppi comunisti rivoluzionari, una testata che avrebbe seguito lo sviluppo di quell’organizzazione a testimoniare anche un DNA assolutamente allergico al settarismo del marxismo rivoluzionario: dall’entrismo “sui generis” nel Pci, dopo alcuni tentativi non riusciti di rassemblement delle soggettività antistaliniste prima e dopo il XX Congresso, alla LCR, partito nato dopo la crisi della fine degli anni 70 e che sarebbe confluito in Democrazia Proletaria e con DP in Rifondazione comunista, il partito che ha attraversato il movimento altermondialista ma da cui alla fine del 2007 la corrente sarebbe dovuta uscire – dando vita a Sinistra Critica – in durissima polemica con la deriva governista del Prc.
Se Diego Giachetti ha ripercorso gli anni della formazione politica e la scelta di campo antistalinista di Maitan, Sergio Dalmasso ne ha ricordato la partecipazione al dibattito sul “controllo operaio” a cavallo tra 50 e 60, fondamentale per la nascita di quella che si sarebbe definita nuova sinistra in aperta polemica con le direzioni burocratiche della sinistra storica schiacciata ormai dallo stalinismo del Pci e dalla propensione alla collaborazione di classe del Psi. Temi che lo stesso Maitan ha affrontato nella sua generosa produzione editoriale che ha affrontato in sessant’anni i temi legati a quelli che erano definiti i tre settori della rivoluzione mondiale (paesi imperialisti, dipendenti e stati operai degenerati). L’entrismo, il 68 e la costruzione indipendente della sezione italiana della Quarta (Silverio Corvisieri e Franco Russo), l’autunno caldo, i consigli di fabbrica (Gigi Malabarba, Roberto Firenze), il dibattito sul Pci (Fabrizio Burattini), l’incontro con l’altermondialismo (Salvatore Cannavò) e quello più complesso con il femminismo (Lidia Cirillo), le vicende più recenti (Fausto Bertinotti, Maurizio Acerbo, Giorgio Cremaschi e Eliana Como, portavoce dell’opposizione antiburocratica in Cgil) fino al ricordo di Luciana Castellina che con Maitan ha visitato Mosca dopo il crollo dell’URSS, in missione per conto della direzione del Prc. La vita e la riflessione di Livio Maitan hanno attraversato i momenti cruciali della lotta di classe in Italia e nel mondo come hanno testimoniato anche Penelope Duggan (Bureau Internazionale della Quarta), Manuel Garì Ramos (Anticapitalistas), Dave Kellaway (Anticapitalist Resistance) che con lui hanno condiviso il lavoro di direzione della Quarta Internazionale per conto della quale l’intellettuale veneziano è stato in vari epicentri della rivoluzione mondiale fino a guadagnarsi l’appellativo di “commesso viaggiatore della rivoluzione”.
Tra gli interventi scritti distribuiti ai partecipanti quello dello storico Enzo Traverso (che vive e insegna negli Usa) e disponibile sul sito della BLM come pure un corposo contributo di Marco Parodi. Via via tutti gli interventi saranno disponibili on line ma già ora, grazie a Radio Radicale, è in rete la registrazione audio e video del convegno concluso da Franco Turigliatto, dirigente di Sinistra Anticapitalista, l’organizzazione politica scaturita dalla scissione di Sinistra Critica del 2012 e che ha collaborato con la BLM alla preparazione del convegno, entrato in contatto con Maitan nel vivo dell’autunno caldo torinese e che è ancora un punto di riferimento per la sezione italiana della Quarta Internazionale. La curatrice dell’archivio e il direttore della BLM, Chiara Leoncini e Carlo Tempestini, hanno restituito lo spessore e la qualità del lascito di Maitan, autore e lettore, organizzatore e teorico. Un lavoro prezioso, il loro, non solo per la conservazione della memoria a disposizione degli studiosi, ma per fornire radici salde al lavoro politico, sindacale e sociale. Con lo sguardo, appunto, rivolto al futuro.
La scommessa, largamente vinta, era quella di evitare un’operazione nostalgia e, al contrario, fornire piste da seguire per l’organizzazione teorica e pratica della lotta di classe in un momento in cui la guerra e la “permacrisis” condizionano drammaticamente la vita delle masse subalterne e l’agibilità politica dei movimenti sociali come mai dall’epoca della prima rivoluzione industriale e l’avvento del movimento operaio. Tuttavia sia gli interventi, prima di ogni altro quello di suo figlio Marco, sia la mostra fotografica curata da Giò Palazzo (che firma anche le foto di questo pezzo) hanno lasciato trapelare la profondità e la poliedricità della dimensione umana di Livio Maitan.