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L’Italia, soprattutto al Sud, è il paese dell’abusivismo edilizio e della speculazione

di Paola
Nugnes

Troppo spesso si costruisce abusivamente e troppo spesso su territori fragili, in concussione con gli enti locali che incapaci di governare il territorio, per colpa e per dolo, chiudono un occhio, si lasciano corrompere, lasciano fare, in un lassismo istituzionale sempre colpevole.
Qui in Campania si è costruito sulle pendici del Vesuvio, in zona rossa, e si costruisce in aree fragili, soggette ai fenomeni del dissesto geologico e idrogeologico, case, alberghi, privi di licenze, di controlli, a volte senza i dovuti calcoli strutturali, affidati nella costruzione frettolosa alla sola maestria e intuizione di mastri muratori, nottetempo.
Ma soprattutto si costruisce senza pianificazione, case, strade, servizi infrastrutturali, sull’acqua, su territori troppo fragili, si chiudono con il cemento le vie naturali delle acque, dell’Epomeo, per esempio, e così la pressione, il peso non regge e le case crollano, anche con una piccola scossa di terremoto, oppure prima o poi il terreno frana o le acque esondano.
Lo Stato, a sua volta, incapace di dare risposte, ha emanato ben tre condoni edilizi tombali in meno di quattro decenni, fermi nell’iter per burocrazia infinita. Ma tutto questo ha saputo solo generare a catena altro abuso edilizio, che è diventato la norma, la prassi edilizia e di urbanizzazione selvaggia dei nostri disgraziati territori.
Nel bel paese si continua a costruire così, abusivamente, condono dopo condono, a consumare suolo, e i dati ISPRA ogni anno ce lo confermano, generando distruzione del patrimonio paesaggistico e ambientale collettivo e disastri e cordoglio di Stato.
Ma la colpa dei disastri è nostra, quasi sempre nostra, di queste non regole assunte a norma.
Così accade a Ischia, una delle isole più belle e verdi del mondo, ma anche un’isola che convive con frane e disastri da sempre, territorio fragile che andrebbe tutelato, ha subito tre eventi disastrosi in quindici anni, contando decine e decine di vittime.

“Qua pare Casamicciola” esclama Luca Cupiello (Edoardo De Filippo in Natale in casa Cupiello) entrando in scena, nella stanza dove hanno appena finito di litigare la moglie Concetta e la figlia Ninuccia, a indicare la estrema confusione, il caos.
Eppure, sembra che manchino ancora non solo i soldi per la messa in sicurezza del territorio, ma finanche i progetti. Nell’elenco dei progetti che la Regione Campania ha inviato, mesi fa, al Ministero delle infrastrutture per i fondi del PNRR, Ischia non c’è. Due progetti dichiarati ammissibili, sono rimasti senza risorse.
Così avviene che ancora oggi, a Casamicciola, dobbiamo piangere nuovamente dei morti, per il maltempo del 26 novembre 2022, sì, ma soprattutto per l’incuria e per l’ignoranza.

Ischia non è solo l’isola più bella del mondo, l’isola verde, Ischia è soprattutto un’isola abbrutita dal caos del cemento selvaggio, del sovraffollamento. Appena cinque anni fa proprio in questo comune dovemmo vivere il disastro del terremoto dell’agosto 2017, che contò due vittime e 42 feriti, ma neanche allora si volle cambiare rotta, invertire il senso di marcia, ancora furono richieste nuove deroghe, ancora soldi pubblici per edifici abusivi da “aggiustare” case che avrebbero dovuto essere abbattute.
Il governo giallo-verde chiuse tutti e due gli occhi sulle centinaia di opere abusive e sulle 28 mila domanda di condono su di un fazzoletto di terra, e impose e emanò, nel decreto Genova, un “condono mascherato” che lasciò immutato un carico urbanistico insostenibile su di un territorio fragilissimo.
L’art. 25 del decreto Genova ha introdotto una corsia preferenziale per l’esame delle domande di sanatoria delle case danneggiate o distrutte dal sisma del 2017, stabilendo che le istanze sarebbero state esaminate tutte sulla base dei parametri dei condoni del 1985,e del 1994, più ampi e permissivi, anche se gli abusi erano stati realizzati in epoca successiva, fino al 2003, con domanda di sanatoria sul terzo più stringente e vincolante condono Berlusconi.
Non è particolare da poco, visto che i primi due condoni impedivano di condonare solo gli immobili realizzati ex novo in zone a vincolo di inedificabilità assoluta, mentre la norma del 2003 bloccava il condono anche per le case abusive edificate in zone soggette a vincolo di inedificabilità relativa, imponendo vincoli più stringenti relativamente alle volumetrie condonabili.
È stato il  Consiglio di Stato, sez. VI (17 gennaio 2020, n. 425) a chiarire che il terzo condono, quello del 2003, è applicabile esclusivamente agli interventi di minore rilevanza (restauro, risanamento conservativo e manutenzione straordinaria) e previo parere favorevole dell’Autorità preposta alla tutela del vincolo, e che non sono invece suscettibili di sanatoria le opere abusive maggiori, anche se l’area è sottoposta a vincolo di inedificabilità relativa e gli interventi risultano conformi alle norme urbanistiche e alle prescrizioni degli strumenti urbanistici!!
Ecco dunque, perché si parla, a ragione, di condono edilizia per Casamicciola: perché con un escamotage si permise a domande di condono di edifici recenti di usufruire di un condono edilizio tombale chiuso quasi quarant’anni fa.

Paola Nugnes

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