L’esercito israeliano ha bombardato e distrutto negli ultimi giorni più di 40.000 unità residenziali nel sud del Libano, molte strade e quartieri in 37 città sono state spazzate via, come ha riferito martedì l’agenzia di stampa nazionale libanese.
In particolar modo, ci sono stati diversi attacchi da parte dell’esercito israeliano in un’area profonda tre chilometri (dal confine) che si estende da Naqoura alla periferia di Khiam.
Julia racconta con le lacrime agli occhi, come sia stata distrutta anche la propria casa nel sud del Libano, il dolore che prova nel vederla trasformata in macerie è così profondo che solo tentando di spiegarlo a parole perderebbe di significato. Non si trattava solo di mura e tetto dice, ma quella casa è la stessa in cui è nata, dove ha sognato, in cui ha trascorso gli anni più belli della sua vita insieme alla sua famiglia, costruita con tanti sacrifici ed amore.
“Ora, vedere tra le macerie della sua abitazione, gli invasori, i colonizzatori e i ladri di una terra che non gli appartiene, ma che dopo averla bombardata, la deridono, toccano il pianoforte dove una volta riversavo il mio cuore in ogni nota… Sembra che stiano calpestando pezzi della mia anima”.
Julia casualmente qualche giorno fa, mentre stava trascorrendo un po ‘ di tempo sui social, ha trovato un video che ha distrutto la sua anima per la seconda volta.
Il video è stato girato da alcuni soldati israeliani, proprio nella sua casa, in mezzo alle macerie, dove l’unico prezioso strumento rimasto intatto è il suo pianoforte. Un soldato nel video suona il piano della ragazza e gli altri due coloni che scherzando si distendono sopra ad esso, come se lo deridessero.
Julia paragona la sua vita ad un anno fa, che proprio in questo periodo stava suonando al pianoforte un pezzo di un film intitolato Il pianista. “All’epoca, non avrei mai immaginato che il mio paese avrebbe vissuto una tragedia così grande’.
“Ho la speranza che risorgeremo da questo dice, ricostruendo non solo una casa, ma un nuovo capitolo delle nostre vite, pieno di resilienza, forza e ricordi di tutto ciò che è andato perduto”.
Intanto i giorni di guerra scorrono ed il freddo è arrivato anche in Libano, dove le azioni di solidarietà continuano a diffondersi, ed una delle ultime campagne create si chiama “Quello che butti via, donalo e lascia che gli altri si riscaldino” è un’iniziativa di un gruppo di persone, che hanno lavorato aiutando il proprio popolo dall’inizio della crisi.
Sophie ha perso un suo amico d’infanzia chiamato Qasim che è stato martirizzato da un raid israeliano a Nabatieh.
Qasim si era rifiutato di lasciare la sua cittadina per continuare a supportare ed aiutare il suo popolo, ma razzo dopo razzo, purtroppo è stato colpito anche lui ed è morto, lasciando un vuoto enorme, più pesante del veleno sul cuore.
“Nabatieh, la mia città natale – dice Sophie – è stata quasi interamente distrutta da Israele, adesso si è trasformata in una città fantasma. Sono lontana dal Libano, ma il mio cervello resiste e non vuole accettare quello che sta accadendo, il mio cuore è così terrorizzato, i miei occhi sono paralizzati, un enorme coltello è conficcato nella mia gola. La mia infanzia e la mia adolescenza sono interamente sepolte lì. I miei amici, la mia scuola, il mio liceo, i miei medici, il fotografo di famiglia che ha tutte le foto di un decennio di generazioni, tutte le bellezze, tutti i profumi e gli odori aromatici delle sue strade e delle sue scale d’epoca. Il nostro souk ancestrale e storico, i suoni della vita e le risate, il buon cibo fatto di mani benedette e di terra indigena, tutte le gemme nascoste di 18 anni della mia vita, di ricordi infiniti! Tutti i nostri ricordi! Tutti! L’ultima volta che ho visitato la mia città è stato lo scorso inverno, trascorrendovi 3 mesi, e prima di ripartire, ho avuto come la sensazione che stessi dicendo addio a un’enorme fetta del mio cuore.
Non c’è più! La mia città non esiste più… l’hanno rubata i colonizzatori”.
Intanto l’esercito israeliano ha ritirato diverse brigate dal Libano meridionale in seguito ai “progressi” nei negoziati per il cessate il fuoco, ha riferito martedì il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth.
“Sono stati fatti progressi nei negoziati, soprattutto per quanto riguarda la formulazione del documento collaterale che accompagnerà l’accordo, che garantirà la libertà di azione militare israeliana nel sud del Libano nel caso in cui il meccanismo per far rispettare il cessate il fuoco dovesse fallire”, ha aggiunto il giornale.
Anche il mediatore statunitense Amos Hochstein si recherà a Tel Aviv la prossima settimana per continuare le discussioni sui termini dell’accordo di cessate il fuoco con il Libano, ha riferito nella notte la TV Al-Jadeed.
“La visita di Hochstein a Tel Aviv avrà lo scopo di proseguire un precedente accordo con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che chiede una garanzia per l’attuazione della risoluzione 1701”, come dichiarato da media libanesi.
Nonostante siano iniziati i negoziati per un cessate il fuoco, molti libanesi non sono positivi a tale riguardo, come Rita che afferma:“Questa guerra finirà un giorno e dovremmo contare le nostre perdite a partire da oggi, forse riusciremo a gestire meglio quello che ci aspetta dopo la sua fine, ma il suo impatto potrebbe essere più difficile della guerra stessa. Ci sono molte persone in Libano che parlano della vittoria libanese su Israele, tuttavia, per adesso dobbiamo essere realisti e consapevoli che siamo di fronte ad una forte crisi interna del Paese che non avrà una via d’uscita semplice.
Nei cieli del Libano, i suoni delle bombe martellano la popolazione, ma si spera che questa guerra possa presto avere una fine e che a martellare siano solo i tasti di un pianoforte.
Alessandra Fiumara