editoriali

L’Europa si prepara alla guerra (anche a quella contro lupi ed orsi!) e si dimentica di tutto il resto!

di Riccardo
Rifici

L’inizio della legislatura che si avvia alla conclusione, era stato contraddistinto dall’impegno sulle questioni ambientali. La lotta al cambiamento climatico era, se non il solo, il principale impegno che si era dato la Commissione europea. Tra i principali atti venuti alla luce dal 2019 possiamo, infatti, citare come esempi un lungo elenco di atti: la Comunicazione sul “Green deal europeo” (COM 640 del dicembre 2019), quella sul “Piano di investimenti per un’Europa sostenibile” (COM 21 del gennaio 2020) o quella sull’obiettivo di riduzione del 55% delle emissioni climalteranti per il 2030 (COM 550 del luglio 2021) con tutte quelle ad essa conseguenti (le numero 554, 555, 556, 558, 561, 563, 540) emanate su temi specifici legati alla riduzione dei gas serra. A queste, si sono aggiunte altre Direttive e Regolamenti (es. next generation Ue n.241 del 2021 o quello n.1119 del 2021 sulla neutralità climatica) e le Comunicazioni emanate tra il 2020 e 2021 (biodiversità, chimica, ecc..) su questi e altri temi ambientali.

Poche azioni concrete hanno fatto seguito a tutti questi atti legislativi. Oggi, nell’agenda che dovrebbe caratterizzare il programma della prossima Commissione, il clima è praticamente scomparso, relegato a poche righe dove si richiama la “… necessità di prepararsi alla nuove realtà derivanti dal cambiamento climatico”!

In realtà la Commissione, sotto la spinta di varie lobbies (piccole e grandi), aveva già “calato le braghe”  su diverse questioni rilevati, come ad esempio la rinuncia ad operare ad una riduzione dell’impiego di pesticidi in agricoltura, allo stravolgimento di quanto era previsto nella “tassonomia” per orientare la “finanza sostenibile” (vedi la questione nucleare in primo luogo), o ad altre questioni meno appariscenti come la quota (4%) di terreni agricoli da lasciare a riposo, o alla mancanza di indicazioni sui problemi legati agli allevamenti intensivi (problemi ambientali, sociali, o quelli legati al benessere animale).

Come mai? forse perché a causa di uno spiacevole evento occorsole (dei lupi hanno ucciso il suo pony)? la Von Der Leyen ha capito che anche alla sensibilità ambientale deve essere posto un limite? e conseguentemente, in un recente intervento fatto mentre si trovava nel Nord-Est, ha segnalato la necessità di ridurre le protezioni previste dalla UE per la difesa di alcuni animali selvatici come lupi ed orsi(russi?).

Insomma, a parte un po’ di ironia sulla vicenda dei lupi, alla luce di quanto sta accadendo, bisogna constatare che ormai gli enunciati e le indicazioni delle politiche ambientali dell’Europa non sono altro che una sorta di GREENWASHING!

Si, è vero c’è stato il Covid e poi l’invasione russa dell’Ucraina, e da più parti si è detto che la realtà era cambiata! Che ora la questione principale è quella della dei valori occidentali dalla aggressione dell’orso russo.

Ma di quali valori si parla? quando ciò che aveva contraddistinto la UE nel secolo scorso (almeno fino a prima del trattato di Maastricht del dicembre 1991) sui temi sociali è stato sostituito dal dominio della finanza su tutte le altre questioni! Si pensi ad esempio a quale punto vergognoso si è arrivati sulle questioni che riguardano l’immigrazione dal Sud del mondo.

E a proposito delle guerre in corso, in primo luogo quelle in Ucraina e in Palestina, proprio in riferimento ai valori che avevano contraddistinto la nascita della Ue basati sulla pace, quale è stato il ruolo europeo nella difesa di questi valori? Quale è stato il lavoro svolto per costruire la PACE? Praticamente nessuno sia prima dell’inizio delle guerre (le ostilità in Ucraina sono iniziate almeno dal 2014, mentre in Palestina da molto prima), che dopo.

Oggi, la parola d’ordine sventolata richiama quella degli antichi romani: “sei vuoi la pace prepara la guerra”, per le istituzioni europee, l’impegno principale è diventato finanziare la spesa militare! La cosiddetta “competitività” è diventata “COMPETITIVITÀ PER L‘INDUSTRIA E LE TECNOLOGIE MILITARI” (non esiste praticamente più l’idea di competere per migliorare il benessere umano e ambientale di tutto il pianeta (l’unico modo per scongiurare guerre e disastri ambientali).

L’obiettivo dei nostri “dominanti” di giustificare l’aumento della spesa sul militare, oltre che far riferimento alla necessità di contrastare l’ipotetica invasione dell’Europa da parte della Russia, a volte sottolinea come tali investimenti siano anche un modo per rilanciare l’economia e l’occupazione! A tale proposito si legga l’articolo di Fabio Alberti, ( https://transform-italia.it/la-produzione-di-armi-danneggia-anche-leconomia/ ) apparso recentemente su Transform, che ben contesta questa indecente giustificazione.

Purtroppo, in Europa, ma in particolare nel nostro paese stiamo assistendo da alcuni decenni a un continuo impoverimento della spesa per la sanità, l’istruzione e la ricerca pubblica, che unitamente ai bassi salari (mai aumentati e mai agganciati alla salita dell’inflazione) stanno ancor più impoverendo larghe fette dalla popolazione.

Anche per tutti questi motivi, oggi, l’impegno di tutte le forze democratiche e di sinistra, dovrebbe essere prioritariamente quello contro la guerra, contro la produzione e la vendita di armi, contrastando la logica imperialista che sta attraversando le istituzioni europee.

Riccardo Rifici

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