intersezioni femministe

Lesbiche in Africa

di Paola
Guazzo

I rapporti omosessuali sono puniti in numerosi paesi del continente africano: Algeria, Burundi, Camerun, Ciad, Comore, Eritrea, eSwatini, Etiopia, Gambia, Ghana, Guinea, Kenya, Liberia, Libia, Malawi, Marocco, Mauritius, Namibia, Nigeria, Mauritania, Sahara Occidentale, Senegal, Sierra Leone, Somalia, Sudan, Sudan del Sud, Tanzania Togo, Tunisia, Tanzania, Uganda, Zambia, Zimbabwe. A questi paesi va aggiunto i l’Egitto, dove i rapporti tra persone dello stesso sesso sono di fatto criminalizzati. L’esistenza  Lgbtqia+, sotto il regime di Al-Sisi, è diventata più vulnerabile  a partire dal 2017, quando Sarah Hijazi e Abanoub Elias vengono arrestati per aver sventolato una bandiera arcobaleno a un concerto. 22 settembre 2017, i due ragazzi partecipano nel parco dell’università di Al Hazaral, al concerto dei Mashrou’ Leila, una band libanese, il cui cantante è dichiaratamente gay. C’è una retata poliziesca e Sarah viene arrestata. Quando la foto con la bandiera arcobaleno fa il giro del mondo, i fondamentalisti omofobi chiedono una punizione esemplare.Sarah Hijazi è stata tenuta prigioniera nel carcere de Il Cairo (lo stesso di Giulio Regeni) per un anno intero. 12 mesi in cui ha subito torture psichiche e fisiche, abusi e stupri da parte della polizia egiziana. Per Sarah Hijazi è stata fatta una campagna internazionale fino alla scarcerazione, con il conseguente trasferimento in Canada dove aveva ottenuto asilo politico. Da qui ha continuato la sua battaglia come attivista contro il regime, ma, a cause delle conseguenze psicologiche delle torture subite, si è uccisa nella sua casa di Toronto il 14 giugno 2020.

I rapporti tra donne non sono sempre esplicitamente criminalizzati, ma questo non equivale a minore violenza e discriminazione. Il lesbismo in Africa, come accade  pur in modo meno esplicito in Europa o altrove nel mondo, è coperto da silenzio e repressione. Tuttavia, a partire dagli anni Novanta, è emersa una visibilità africana. Al di là della mentalità occidente-centrica che spesso emerge in chi, da altri lati del pianeta, guarda all’Africa con occhi ancora, più o meno consapevolmente, conradiani è da notare che molte lesbiche africane si sono impegnate per declinare proprie dimensioni di sessualità e genere, politica e ricerca. C’è stata una densa produzione in Sudafrica, perché in quel paese esistono precise norme antidiscriminatorie,  a livello costituzionale. Poi nelle situazioni concrete del vivere, le lesbiche vivono al confine di varie situazioni pericolose che cercano di cambiare ogni giorno, dall’ emarginazione nella propria comunità allo stupro punitivo, al razzismo segregativo e violento dei maschi bianchi afrikaner. Come rappresentazione di questo stato di cose, ricordiamo il lavoro di Zanele Muholi, lesbica nera sudafricana, fotografa che ha esposto varie volte anche in Italia.

Tutto il continente, a dispetto di un patriarcato aggressivo, si muove. La Queer African Youth Networking (Qayn), ha pubblicato narrazioni di lesbiche in Burkina Faso, Nigeria, and Ghana (2012), poi un testo titolato Lesbians, Bisexual and Queer Women organizing in Sub-Saharan Africa (2013) e una ricerca sulle pratiche sessuali tra donne a Yaoundé ( 2014). Ruth Morgan e Saskia Wieringa hanno curato il volume Tommy Boys, Lesbian Men and Ancestral Wives: Female Same-Sex Practices in Africa (2005), ricerca con fonti orali importanti. Sono state, inoltre pubblicate, nel 2013 e 2015, antologie di racconti anche lesbici in Queer Africa, a cura di Karen Martin and Makhosazana Xaba’s. A questi contributi  si aggiunge anche  un prezioso testo uscito in italiano: Lia Viola, Corpi fuori controllo. Violenza omofoba ed eteronormatività a Malindi (Mimesis, 2019). Il libro, pur avendo un focus non soltanto lesbico, chiarisce bene dinamiche e intrecci di sessismo, razzismo e omolesbotransfobia nel contesto.

Infine, va considerato che la nostra stessa definizione occidentale di “lesbica” potrebbe aprire a un discorso sulla dimensione etnografica di generi e sessualità, a partire dalla definizione dei confini tra chi osserva ( e scrive ) e chi è osservata o osservato, in un’ottica postcoloniale irta di problemi da articolare. È a questo titolo che invitiamo alla lettura del densissimo testo intitolato La scimmia in bermuda (Bollati Boringhieri, 2023), scritto dall’antropologa tedesca Heike Behrend. Ricordando anche le parole che riportano a “tradizioni” diverse da quelle mappate nella summa occidentale dei saperi. Parole di una donna della provincia di Katanga (Congo), contenute in Storie Nascoste. Inchieste sull’omosessualità in Africa di Sabrina Avakian (Edizioni Libreria Croce, 2011): “Sono leggende, durano quel che durano, anche se in verità esistono ancora ma l’influenza del modernismo sta frammentando anche queste tradizioni. Quelli erano tempi d’oro… Molte donne anziane della mia zona mi raccontano che condividevano molte cose, stavano insieme e vi era complicità fra loro. L’amoreggiare fra donne non era visto come un fenomeno contro natura. Ora la guerra in tutta la Repubblica del Congo sta dilaniando gli equilibri. Ovunque ci si giri ci sono soldati autoctoni e anche caschi blu che vanno a caccia di ragazze e perfino bambine congolesi, invece di proteggerci”.

Paola Guazzo

 

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