editoriali

Le elites populiste

di Roberto
Musacchio

A leggere il quotidiano francese Liberation questa volta sarebbero moltissimi a disertare dalla disciplina repubblicana che impone di far fronte contro la estrema destra e a rifiutarsi dunque di votare Macron, il presidente dei ricchi, anche se c’è da battere Le Pen.

Negli stessi giorni Enrico Letta, intervistato da Repubblica, mentre riportava una inchiesta sulla disaffezione per la politica svolta in vari Paesi europei, dava un giudizio positivo sull’eventualità che Salvini possa entrare nel gruppo del  Ppe al Parlamento europeo.

Essendo Le Pen e Salvini ora come ora nello stesso raggruppamento di destre e sovranisti, considerati ad oggi non alleabili, ciò che si fa nei loro confronti a livello europeo e nei vari Stati ha interconnessioni evidenti.

Rischiare di perdere il confronto elettorale o provare a cooptarli?

La scelta di Draghi di sdoganare Salvini va in una certa direzione.

E sembra una direzione che vale per l’Italia ma che guarda anche all’Europa.

Lisciare il pelo al lupo. Proporre un accordo tra elites e populisti.

D’altronde già Orban stava nel Ppe, e nell’orbita tedesca.

Ma ora Orban esce dal gruppo del PPE, dove si è alzato il tiro contro di lui.

Cosa che rimarca ancor di più la scelta di Draghi a favore della Lega.

Draghi pensa a collocare nell’area la parte dell’Italia che sortirà dalla distruzione creatrice, e a questo gli serve avere dalla propria i due partiti che meglio la possono interpretare e cioè la Lega e il Pd. Zaia e Bonaccini, ancor più di Salvini e Zingaretti.

Per altro il Pd è sempre più stretto nella morsa. I Cinquestelle a traino Conte gli mangiano in casa, elettoralmente e politicamente. Un’alleanza, che può diventare un soggetto, liberalpopulista.

Sulla carta, e nei fatti, nettamente minoritario rispetto alla coalizione sociale e politica delle destre.

Per questo Conte si è guardato bene da rompere con Draghi e si posizionerà probabilmente in una compartecipazione competizione neocentrista con il fronte delle destre.

E, se come “modello” si guarda ai verdi tedeschi, c’è sempre aperta l’opzione dei due forni con i grunen che potrebbero allearsi con la Cdu.

Molti pensano che Draghi tra pochi mesi andrà ad occupare lo scranno della Presidenza della repubblica.  Sarà così? Oppure la ristrutturazione del sistema politico italiano, ma anche europeo, chiederà una sua presenza di più lunga durata al governo?

I giochi sono aperti e incerti. Quello che è certo è che la crisi morde e l’Europa non sta uscendo bene dalla lotta alla pandemia. Male sui vaccini. La spada di Damocle delle vecchie regole che pende come una mannaia. Nessun vero passo in avanti costituente.

Quel che manca in Italia è la sinistra. L’arrocco intorno al triciclo, Pd, Cinquestelle,  Leu, è abbastanza ridicolo. Se le elite ammansiscono il lupo populista sarà un puro ornamento. Se, al contrario, il lupo si mangia l’élite, sarà privo di ogni capacità resistente.

Ma anche i movimenti non se la passano proprio bene. Decine di seminari e centinaia di proposte alternative. Nessuna, o quasi, capacità di conflitto reale.

Forse è giunta l’ora di fare il punto e provare a riconnettersi. Non solo su internet ma con i conflitti e la politica.

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