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La vertenza GKN arriva all’europarlamento

di Tommaso
Chiti

Pochi giorni fa il gruppo di europarlamentari della Sinistra Europea (GUE) ha scritto una lettera al Presidente del Consiglio italiano, ancora silente sulla vertenza GKN come del resto i componenti del suo governo, dopo i licenziamenti in massa dello scorso 9 luglio, diramati via mail dall’azienda, in odore di delocalizzazione, come altre simili del comparto automotive in Italia.
L’iniziativa politica è scaturita da un incontro organizzato da Potere al Popolo fra il Collettivo di Fabbrica di Campi Bisenzio ed una delegazione di parlamentari europei, guidati dal belga Botenga (PTB).
Contestualmente gli stessi esponenti politici hanno elaborato un’interrogazione alla Commissione UE sull’erogazione di fondi pubblici anche con finanziamenti europei a multinazionali come GKN.

La scalata del fondo finanziario Melrose dal 2018 ha comportato un biennio di ‘ristrutturazione’, che fuori dal gergo amministrativo, ha significato la chiusura con licenziamento di 540 lavoratori dello stabilimento di Offenbach in Germania, poi di altri 170 esuberi allo stabilimento di Kings Norton, a Birmingham, nei pressi di quello della casa madre ad Erdington, dove sono previsti altri 520 licenziamenti.
Qui da ieri i lavoratori hanno avviato lo sciopero permanente dopo l’annuncio di chiusura dell’impianto nel 2022, con l’intento di portare la produzione in Polonia e Francia. Sorte analoga decisa dai vertici di GKN per lo stabilimento fiorentino, dove però l’assemblea sindacale permanente ed il presidio della fabbrica da parte dei lavoratori, ha finora scongiurato lo svuotamento di merci e macchinari.
Questo stillicidio di posti di lavoro, in una multinazionale che conta oltre 27mila dipendenti e circa 50 stabilimenti in venti paesi diversi, è evidentemente spinto dalle speculazioni finanziarie e dall’interesse di delocalizzazione della produzione in aree con tutele e costi del personale meno elevati. Un doppio smacco alle dichiarazioni della Presidente Von der Leyen in merito all’agenda della Commissione per un’Europa sociale.
Il rischio che lo stesso Mercato Unico si trasformi in un ring di dumping e competitività al ribasso dei diritti sul lavoro è riemerso più volte, già dagli allargamenti dell’UE verso est, all’inizio del terzo millennio.

Oltre a questa deriva, la vertenza ormai di carattere europeo pone però l’accento sulle politiche industriali e sulle prospettive produttive del vecchio continente, sia rispetto alla riconversione elettrica del comparto automotive, sia sul recepimento di sostegni pubblici – per formazione, innovazione, ammortizzatori sociali – da parte di multinazionali come GKN, che poi però massimizzano profitti e ridistribuiscono lauti dividendi agli azionisti, mentre contemporaneamente addebitano costi sociali ingenti al personale e ai territori.

Negli ultimi mesi da più parti la supposta penuria di materie prime e di contrazione dei mercati per via della transizione ecologica sono state il pretesto di manovre di tutt’altro tenore.
A proposito dell’eventuale crisi che la mobilità sostenibile secondo i detrattori potrebbe causare al comparto automotive, basti pensare che i semiassi prodotti a Campi Bisenzio (FI) sono parti integranti delle trasmissioni a prescindere dal tipo di carburante del motore; e che solo nel primo trimestre del 2021 lo stabilimento fiorentino aveva registrato aumenti delle entrate pari al 7% in più dell’anno precedente, con introiti superiori anche al 14% del previsto, fino a dichiarare paradossalmente la bancarotta.
Lo stesso sindacato britannico nell’annuncio dello sciopero ad oltranza ha fatto sapere come l’impianto di Erdington potrebbe giocare un ruolo chiave nella transizione a veicoli elettrici, dopo il bando delle auto a carburante fossile dal 2030.

Eppure, questi licenziamenti ‘competitivi’ e le operazioni di dumping, più che il portato di una riconversione in atto, sembrano il revival della solita Unione Europea degli interessi mercantili delle multinazionali, di un’area di libero scambio fortemente iniqua sul piano dei diritti sindacali e sociali, delle disparità salariali da un lato; con crescenti concentrazioni di potere ed ingerenze indebite degli affari commerciali anche sul piano politico, dall’altro. Non a caso Aurelie Dianara, ricercatrice associata, attivista femminista del coordinamento nazionale di Potere al Popolo, in una recente pubblicazione ha descritto il caso GKN come il “tradimento dell’Europa sociale”.
Lo stesso Presidente della Sinistra Europea, Heinz Bierbaum, nel testimoniare solidarietà ai lavoratori minacciati di licenziamento da GKN, ha richiamato al rispetto delle tutele sindacali e della dignità occupazionale. Secondo Bierbaum si tratta di “un campanello di allarme” di massima importanza, per cui è necessario richiamare la proprietà al dialogo sociale, anche mediante il Consiglio Europeo sul Lavoro, scongiurando simili tattiche di allontanamento, definite ‘oltraggiose’, per la condotta antisindacale, per il fallimento amministrativo di un sito produttivo redditizio ed il sostanziale rifiuto di confronto istituzionale per una soluzione condivisa.
Nell’interrogazione alla Commissione UE il gruppo parlamentare richiama alla priorità di tutela delle persone, più che delle multinazionali, a garanzia del lavoro come interesse collettivo, invece dei profitti privati. Inoltre, nelle dichiarazioni della Sinistra Europea si legge la richiesta “di conoscere l’entità dei fondi europei ricevuti dall’azienda e se il collegio Von Der Leyen ha intenzione o meno di fare proposte legislative per prevenire i licenziamenti nelle multinazionali che pagano dividendi agli azionisti o ricevono fondi UE.”
È evidente come la vertenza, che da subito ha travalicato i cancelli della fabbrica per incontrare la solidarietà del territorio toscano e l’unione di altre rivendicazioni sul lavoro – richiamata più volte negli interventi della manifestazione #INSORGIAMO a Firenze –; ora affronti le contraddizioni di portata europea, di un sistema neoliberista, fondato su pesanti squilibri socio-economici, a vantaggio di concorrenza e circolazione di capitali, verso cui sparuti meccanismi di protezione sociale non sembrano un’adeguata risposta, al pari del riscatto che la mobilitazione della classe lavoratrice può e deve imporre dal dialogo sociale alle campagne politiche, in questa fase di ridiscussione post-pandemica di un sistema fossile ed in via d’estinzione.

Info:

https://www.european-left.org/support-gkn-workers/

https://www.bbc.com/news/uk-england-birmingham-58546164

https://www.stamptoscana.it/gkn-lettera-dei-sindaci-a-draghi-con-pap-la-vicenda-entra-in-parlamento-europeo/

https://jacobinitalia.it/la-gkn-e-il-tradimento-delleuropa-sociale/

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