Ci volevano il Sudafrica e l’ONU per ricongiungere le virtù della Storia e, almeno provare, a sconfiggerne la bestia.
Chi, se non il Sudafrica nato da Mandela dopo l’oppressione del suprematismo bianco e europeo, poteva accusare di genocidio Israele, nata per riparare ad un genocidio, rivolgendosi ad un tribunale dell’ONU, nato dopo la seconda guerra, mondiale e genocida, e riconsegnare a noi tutti una speranza di verità e giustizia?
Il Sudafrica e l’ONU sono Storia, quella di cui uomini e donne hanno provato finalmente ad appropriarsi sottraendosi ai dominanti. La Storia, ci narra Elsa Morante, può consegnarci al cimitero dei vinti. Marx, questa la sua lezione più grande, ci dice che il movimento reale può abbattere lo stato presente e consentirci di farla, la Storia.
Dopo la sconfitta dell’’89 in troppi siamo fuggiti dalla Storia. E troppi l’hanno dichiarata finita. Il Capitalismo sarebbe divenuto eterno presente. Da quel presente si può solo esodare. E, in fondo, l’Occidente è il migliore dei mondi possibili.
Eppure senza Rivoluzione d’ottobre, senza Lenin, non ci sarebbe stata né la liberazione di Auschwitz, né quella del Sudafrica.
La sconfitta è diventata fuga dalla Storia e la Storia è tornata bestiale.
Il capitalismo si è ricongiunto alla sua natura più profonda, di classe, di guerra, precipitandoci nei conflitti più efferati e tornando ad allargare a dismisura le distanze tra dominanti e dominati. Coniugando impero e imperialismi.
Questo Mondo fa enormemente più schifo da dopo l”89.
Ecco perché la sentenza che accoglie l’istanza presentata dal Sudafrica di procedere contro Israele ricongiunge il 1946 ad un possibile ripartire della Storia.
La sentenza è chiara. Israele potrebbe aver già commesso genocidio e il rischio di questo crimine orrendo va fermato. La lettura del dispositivo e le sue motivazioni ci riportano alle conquiste storiche del 1946. Ogni uccisione di civile palestinese, per la natura stessa dell’essere palestinese oggi, può essere genocidio. È la lezione che viene dalla Shoah per cui non è solo l’enormità delle persone ebree uccise a definire il genocidio ma anche una sola di loro se uccisa perché ebrea.
Quando si entra in un tribunale la Storia conta, eccome. Ho già scritto di come il tribunale può essere il luogo dove la ragione della forza cede finalmente il passo alla forza della ragione. Non il guai ai vinti ma giustizia per loro.
Se le leggi internazionali fossero state scritte dai vincitori dell’’89, dai suprematisti occidentali, purtroppo dallo stesso Parlamento Europeo di questi ultimi anni, non avremmo il dispositivo uscito il 26 gennaio, il giorno avanti a quello che ricorda la liberazione di Auschwitz da parte della Armata Rossa, della Corte Internazionale di giustizia.
Lo dobbiamo all’atto più importante della Storia del ‘900 e cioè la vittoria contro il nazifascismo che portò l’impegno solenne del mai più guerra.
L’impegno della pace. Ecco, se la Storia diventa finalmente quella della Pace e non, come studiamo a scuola, quella delle guerre, potremo dire che è cominciata un’era nuova. Che siamo usciti dalla preistoria.
Ma abbiamo bisogno di ritrovare noi stessi la capacità e la volontà di farla la Storia, di non avere paura di cercare il Potere per farla, di sapere che è ciò che della nostra vita resta.
La Pace deve stare al centro della prossima competizione elettorale per il Parlamento Europeo. Quel luogo ha ceduto alla guerra. Va riconquistato alla Pace. Non ci sono scuse per non farlo.
P.s. a poche ore dalla sentenza è iniziato un attacco all’Unrwa, la struttura dell’ONU che aiuta le popolazioni palestinesi, nata già nel 1948. L’accusa a poche unità tra migliaia di essere state con Hamas è servita alla sospensione dei finanziamenti da parte di alcuni Stati e a mettere in crisi la missione. l’ONU, la sentenza, l’idea di una legalità internazionale sono nel mirino.
di Roberto Musacchio