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La storia e la memoria

di Roberto
Morea

L’appello che abbiamo promosso contro la risoluzione del Parlamento Europeo che di fatto equipara il giudizio su comunismo e nazismo, ha raccolto qui in Italia moltissime adesioni. È un segnale importante che riteniamo utile per aprire una riflessione che non si fermi alla sola evidenza storica, pure importante, con cui la retorica anti-comunista cerca una legittimazione scientifica, ma che affronti la costruzione del sentimento e dell’identità europea.

Il tentativo che appare evidente in questo atto è quello di demolire la memoria dell’antifascismo come elemento costituente dell’Europa Unita, cancellando con esso tutte le conquiste sociali e politiche che il movimento operaio ha realizzato nel secolo scorso, per arrivare ad un dominio, questo si totalitario, del mercato e delle sue leggi, imposte anche a prezzo della dignità e delle stesse vite umane.

Nei mesi scorsi ci siamo interrogati sul ruolo di Salvini e di come questa figura rappresentasse una vera emergenza democratica. Oggi assistiamo ad una convergenza tra quell’estrema destra e chi fa parte della famiglia socialista. Legittimando così chi, nei Paesi dell’Est, usa la condanna del ruolo del patto di Varsavia per rimuovere statue e chiudere biblioteche che ricordano soprattutto chi da comunista, in quei Paesi, ha combattuto la torsione stalinista.

Il prossimo 9 novembre è l’anniversario della caduta del muro di Berlino, un passaggio storico su cui molto c’è ancora da dire e che noi abbiamo preso come punto di riferimento per quella che abbiamo definito la guerra dei trent’anni. Un fatto storico e politico con cui fare i conti.

Cosa ha significato per i lavoratori e le lavoratrici di tutta Europa? Cosa ha portato alle forze di sinistra la rinuncia ad un richiamo a quei simboli? Certo ha costruito una normalità in cui il fattore K non era più ostacolo per arrivare al governo, ma a quale prezzo e per fare cosa? Proprio questa normalità ha finito per normalizzare le forze progressiste, incatenandole alle leggi economiche dominanti fino a trasformarle in veri e propri paladini della modernità capitalista.

Oggi assistiamo, con questo atto del Parlamento Europeo, ad una convergenza tra Orban e Salvini da un lato e Ursula Von der Leyen e la capogruppo dei Socialisti Europei Iratxe García Pérez dall’altro. Una convergenza che rappresenta, a mio avviso un grave atto politico, una vera emergenza per chi ha a cuore la difesa del welfare e dei diritti.

Colpisce tra le altre cose che questo Parlamento istituisca una propria data della memoria in alternativa a quella stabilita dall’Organizzazione delle Nazioni Unite. Una data, quella dell’ONU, che fa riferimento alla liberazione del campo di Auschwitz, alla fine di quel “male assoluto” che fu il nazifascismo.

Ci auguriamo, con questa iniziativa pubblica, di aprire una fase nuova che rimetta in discussione il carattere antisociale che questa Unione Europea rappresenta. Siamo impegnati, contemporaneamente, a portare sul terreno europeo questa discussione. Per questo lavoreremo ad un’iniziativa, che vogliamo fare proprio nel Parlamento Europeo, con le adesioni internazionali che stiamo raccogliendo.

Vorrei infine ringraziare le tante persone, i tanti e le tante militanti e attiviste così come i sinceri e le sincere democratiche che hanno risposto al nostro appello, a cui possiamo assicurare il nostro impegno nel continuare a tenere aperta una discussione e un’alternativa al pensiero unico.

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1 Commento. Nuovo commento

  • Stefanella Ravazzi
    05/10/2019 14:52

    Vergogna assoluta che offende la memoria di tutti i combattenti per la libertà,che dimostra di non conoscere e di non rispettare il comunismo, il suo pensiero politico di resistenza e liberazione dalla tirannia.

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