Il movimento cresciuto attorno alla candidatura di Bernie Sanders ha provato a darsi una struttura permanente, attraverso il movimento “Our Revolution”, che non ha raggiunto finora i successi sperati pur potendo contare nel momento di avvio su 250.000 aderenti. Ci sono però altre formazioni politiche nate prima della campagna presidenziale del senatore del Vermont che hanno intercettato lo spostamento a sinistra di una parte dell’opinione pubblica ed in particolare delle nuove generazioni. Si tratta dei Democratic Socialists of America, di cui si è parlato anche in Italia in occasione della vittoria di Alexandria Ocasio Cortez nelle primarie per un seggio da deputato democratico a New York, e del Working Families Party, che invece è molto meno conosciuto anche negli Stati Uniti, al di fuori di New York che costituisce la loro roccaforte.
Sono due organizzazioni che si muovono nell’ambito del mondo della sinistra che noi chiameremmo “radicale”, cercando uno spazio in un sistema politico caratterizzato da sistemi elettorali maggioritari e dal bipolarismo tra Democratici e Repubblicani, seguendo percorsi e strategie in parte diverse. Negli ultimi anni sono riusciti a rafforzarsi e ad ottenere qualche successo anche sul terreno più difficile che è quello elettorale.
I Democratic Socialists of America (DSA)
I DSA nascono nel 1982 dalla fusione di due altre piccole organizzazioni di sinistra: il Democratic Socialist Organizing Committee e il New American Movement. Il DSOC era il prodotto dell’evoluzione del vecchio Partito Socialista d’America di Eugen Debs che aveva avuto una dimensione di massa nel primo ventennio del novecento e che era poi andando sempre più declinando, prima per l’ostilità nei confronti del New Deal di Roosevelt e poi per essere coinvolto nell’ostilità del maccartismo per ogni variante di sinistra politica. Di fronte allo spostamento di quanto restava del Partito Socialista, nei primi anni ’70, su posizioni sempre più moderate, una componente, guidata da Michael Harrington, dava vita al DSOC perseguendo una strategia di riallineamento a sinistra del Partito Democratico. Il New American Movement aveva invece le proprie radici nel movimento studentesco e nella New Left sorta negli anni ‘60. Questa componente si caratterizzava da un minor anticomunismo ideologico rispetto al DSOC e da un atteggiamento molto più critico nei confronti dei Democratici.
I DSA sono una rimasti una piccola formazione politica impegnata in diversi movimenti sociali e attiva elettoralmente nelle file democratiche. Pur avendo potuto contare su un paio di eletti alla Camera dei Rappresentanti, non ha mai inciso significativamente sulle politiche dell’establishment del partito. Un salto di qualità è avvenuto con la campagna elettorale di Sanders del 2016 che ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica il tema del socialismo, seppure definito in termini piuttosto vaghi e generalmente paragonato a quello espresso da una socialdemocrazia avanzata, prima della svolta centrista degli anni più recenti. Secondo alcuni commentatori “l’orientamento strategico degli odierni socialisti democratici è più vicino al movimento eurocomunista degli anni ’70 che ai bolscevichi dei primi anni ’90” (Khachaturian e Guillory, 2018).
La diffusione della parola “socialismo”, sempre osteggiata e considerata impronunciabile nel sistema politico americano, se non da frange politiche marginali, e la vittoria di Trump, vista come espressione di forze particolarmente reazionarie, ha prodotto un afflusso inedito di adesioni ai DSA. Al momento della fondazione il DSOC aveva 5.000 iscritti e il NAM ne aveva un migliaio. Fino alla svolta della candidatura di Sanders, gli iscritti non sono mai stati molto di più. Nell’arco di pochi anni c’è stato uno sviluppo impetuoso che ha portato, nell’agosto 2020, a superare il tetto dei 70.000 iscritti. Nella storia degli Stati Uniti, solo il Partito Socialista nella sua fase migliore e il Partito Comunista per un breve periodo hanno superato questo livello di adesioni. La crescita degli iscritti ha portato anche ad un notevole ringiovanimento col risultato che l’età media è scesa dai 68 ai 33 anni. Anche se è ancora scarsa la presenza delle minoranze di colore.
Una forte spinta all’arrivo di nuovi militanti lo ha dato l’emergere di Alexandria Ocasio Cortez come figura nuova e dinamica della sinistra Usa, capace anche di avere un forte impatto mediatico. Con lei aderiscono ai Democratic Socialists anche un’altra deputata (Rashida Tlab) e una senatrice (Julia Salazar). Tra le sue fila si trovano anche figure nuove del movimento sindacale, come Sandra Nelson, presidente del sindacato degli assistenti di volo. La Nelson e la Ocasio Cortez hanno partecipato, per conto della corrente di Sanders, alla formulazione dei documenti programmatici comuni condivisi con il campo di Biden (Ferrari 2020).
I Democratic Socialists, possono contare su un bilancio annuale di 4 milioni di dollari e su 18 funzionari a tempo pieno, che operano nella sede nazionale di New York, ma lasciano ampia autonomia di iniziativa alle strutture locali. Esistono all’interno vari Caucus che rappresentano di fatto diverse correnti nelle quali si esprime l’ampio pluralismo dell’organizzazione (Wichmann 2019). Si va da liberali di sinistra a settori ispirati da un marxismo critico che include dal socialismo di sinistra all’eurocomunismo fino al trotskismo, ad altri di impronta più libertaria . Esiste anche una componente che si dichiara apertamente comunista e, secondo un sondaggio interno, il 4% degli aderenti si definiscono tali (Duhalde 2020).
Fra i temi attorno ai quali si articola il dibattito interno vi sono, inevitabilmente, il rapporto con il Partito Democratico, ma anche la differenza tra i sostenitori di una struttura più centralizzata ed altri che invece preferiscono una costruzione orizzontale che si limiti a mettere in rete realtà locali autonome.
Per quanto riguarda il rapporto coi democratici convivono coloro che ritengono necessario un impegno diretto e permanente al suo interno con l’obbiettivo di spostarne a sinistra l’asse politico con altri che invece mantengono l’aspirazione alla creazione di un “terzo partito”. Per i primi non si tratta solo di sostenere propri candidati attraverso il meccanismo delle primarie, ma anche di conquistare posizioni organizzative che indeboliscano l’establishment e le sue “macchine politiche” attraverso le quali è sempre riuscito ad emarginare le posizioni di sinistra. Anche per molti di coloro che sono strategicamente favorevoli ad una rottura con i democratici, considerati irrecuperabili ad una politica riformatrice che risponda agli interessi delle classi lavoratrici, il tema non si pone nell’immediato.
Nelle convenzioni del 2017 e del 2019, i DSA hanno registrato un indubbio spostamento a sinistra che si coagulato attorno ad alcune decisioni (Dan La Botz 2017, Wichmann 2019) . La prima è stata quella di impegnarsi nella campagna elettorale per le primarie di Sanders, ma di non dare alcun “endorsement” ufficiale a Biden. Molti esponenti di primo piano e anche militanti lo voteranno, ma una parte orienterà il proprio voto verso la coppia di candidati del Green Party, soprattutto coloro che votano in Stati solidamente democratici o repubblicani, nei quali il voto non influisce direttamente sull’esito della consultazione elettorale.
In secondo luogo è stata decisa la rottura con l’Internazionale Socialista, considerato il profilo troppo moderato di molti partiti socialdemocratici, particolarmente in Europa, i quali hanno gestito politiche sociali ed economiche di carattere liberista. I DSA hanno avviato contatti con il Partito della Sinistra Europea e una delegazione si è recata presso la sede di Bruxelles (DSA 2019).
Rilevante, nel contesto degli Stati Uniti, ed anche rispetto alla storia della corrente socialista da cui provengono i DSA, la decisione di sostenere la campagna BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) nei confronti di Israele, considerata il principale strumento utile per imporre il riconoscimento dell’autodeterminazione palestinese.
Il Working Families Party (WFP)
Il WFP è stato fondato nel 1998 a New York come strumento politico promosso da alcune organizzazioni sindacali e comunitarie. Ha utilizzato abilmente una particolarità del sistema elettorale della città che consente a partiti diversi di presentare lo stesso candidato. Viene definita per questo come “fusion politics” che però in molti Stati americani non è prevista.
Ad esempio, per le prossime elezioni presidenziali del 3 novembre, gli elettori newyorchesi potranno votare per Biden quale candidato del Partito Democratico o come candidato del Working Families Party. Il dato verrà poi sommato per stabilire se Biden prevarrà su Trump e potrà quindi contare sui componenti del collegio elettorali rappresentanti dello Stato di New York.
Il WFP ha utilizzato questa possibilità per sostenere i candidati dei partiti maggiori – in generale dei democratici, ma in qualche rara occasione anche dei repubblicani o dei verdi – in cambio di impegni precisi a sostenere alcune rivendicazioni del Partito. Queste sono soprattutto di natura socio-economica, come l’aumento del salario minimo a 15 dollari orari, il pagamento dei giorni di malattia (che in generale negli Stati Uniti non è previsto), interventi a favore delle condizioni sociali dei ceti popolari (casa, sanità, trasporti), ma anche obbiettivi di carattere ambientale, contro la “gentrificazione” dei quartieri popolari (trasformazione di quartieri popolari in abitazioni di pregio con allontanamento degli abitanti più poveri), ecc.
Molti dei temi oggetto dell’azione politica del WFP coincidono con quanto sostenuto dai Democratic Socialists ma senza il riferimento ideologico al socialismo o ad un cambiamento di società. Non si mette in discussione in via di principio che le conquiste sociali per le quali ci si batte siano raggiungibile anche in contesto di tipo capitalistico.
E’ presumibile che questo diverso approccio sia una delle ragioni che hanno portato il WFP a sostenere Elizabeth Warren e non Bernie Sanders all’inizio delle primarie democratiche del 2020,mentre nel 2016 aveva sostenuto Sanders fin dall’inizio della corsa per la candidatura (Higgins 2019). La Warren, pur sostenendo un programma radicale non molto diverso da quello del senatore del Vermont non ha mai smentito di considerarsi una fautrice del capitalismo, seppure meno iniquo e sbilanciato a favore dei ricchi di quanto non sia quello attuale.
La decisione ha sollevato polemiche da parte dei sostenitori del senatore del Vermont perché non sono stati diffusi i dati del referendum interno a cui sono stati chiamati gli oltre 50.000 iscritti del partito. Questo ha messo in evidenza una particolarità della struttura interna del partito. Infatti nelle decisioni da assumere il parere degli iscritti conta solo per il 50%, mentre l’altro 50% è espresso dai membri del comitato direttivo. Un meccanismo utilizzato per garantire le organizzazioni sindacali e comunitarie che promuovono e finanziano l’organizzazione.
Questo non ha impedito al WFP di assumere anche decisioni conflittuali, non dando per scontato il proprio sostegno a candidati democratici. Resta però un vincolo non facile da superare. Se il partito ha dimostrato di avere un certo paese, grazie alla capacità di mobilitare risorse e attivisti inseriti nell’attività di base, ad esempio favorendo significativamente l’ascesa dell’attuale sindaco di New York, Bill De Blasio, in altri casi ha dovuto accettare compromessi meno vantaggiosi come è avvenuto con il governatore centrista dello Stato Andrew Cuomo. Lo stesso Cuomo che pure ha accettato di essere sostenuto dal WFP, non ne gradisce il condizionamento. Per le elezioni del 3 novembre ha modificato la legge elettorale, alzando la soglia per effetto della quale un partito può avere garantito il diritto di presentarsi alle elezioni.
Dopo il 2016, il WFP ha avviato un’iniziativa tesa ad essere presente in varie forme, preferibilmente attraverso il meccanismo della fusion politics laddove è possibile, oppure utilizzando la logica degli endorsement verso quei candidati che sono ritenuti vicini alle tematiche per le quali si batte il partito, in tutti gli Stati (Ball 2016). La lista dei candidati sostenuti dal WFP si è pertanto ampliata e diversificata per rafforzare l’ala progressista e pro-classe lavoratrice contro l’anima pro-business all’interno del Partito Democratico.
Con l’obbiettivo di guardare al dopo elezioni e per mantenere attiva la propria base militante al di fuori delle scadenze elettorali, il WFP ha lanciato la People’s Chart nella quale si sintetizzano gli obbiettivi di solidarietà e di difesa dei ceti popolari per i quali il partito è impegnato.
Due esperienze parallele
Democratic Socialists of America e Working Families Party sono due strade diverse di rappresentare l’esigenza di una sinistra che sia contemporaneamente presente sul piano elettorale e attiva nei movimenti sociali. Complessivamente raccolgono circa 130.000 iscritti, ancora lontani dall’essere realtà di massa ma abbastanza per non essere più solo frange marginali sulla scena politica degli Stati Uniti. Dopo il 3 novembre, a seconda che vinca Trump o Biden, dovranno ridefinire la propria prospettiva strategica, consapevoli che molti dei conflitti sociali e politici che attraversano la società americana resteranno aperti.
Franco Ferrari
Riferimenti
Ball M., 2016, The Pugnacious, Relentless Progressive Party That Wants to Remake America, The Atlantic, January 7, 2016, https://www.theatlantic.com/politics/archive/2016/01/working-families-party/422949/
DSA 2019, Report Back, Brussels Belgium, https://www.dsausa.org/democratic-left/dsa-reportback-brussels-belgium/?fbclid=IwAR36SqZAv-ue13I7_Gbo4YNBORonODoIfVTcc2gD2nHYcnVOl6P1dekxm68
Duhalde D., 2020, It’s Party Time, Dissent, Vol. 67, N. 1, Winter 2020, pp 119-124.
Ferrari F., 2020, Patto programmatico tra Biden e Sanders, Transform Italia https://transform-italia.it/patto-programmatico-tra-biden-e-sanders/
Higgins E., 2019, Lack of Transparency Surrounding Working Families Party’s Warren Endorsement Raises Concern, Common Dreams, Septembre 18, 2019, https://www.commondreams.org/news/2019/09/18/lack-transparency-surrounding-working-families-partys-warren-endorsement-raises
Khachaturian R e Guillory S., 2018, The American Left Resurgent, Sociology of Power, Fall 2018, https://socialistproject.ca/2019/02/the-american-left-resurgent/
La Botz D, 2017, Une convention reussie fait glisser a gauche les Socialistes Democrates, Inprecor, 642-643 aout-septembre 2017, http://www.inprecor.fr/article-Une-convention-r%C3%A9ussie-fait-glisser-%C3%A0-gauche-les-Socialistes-d%C3%A9mocrates?id=2063
Wichmann M., 2019, Socialism Reignited in America, Rosa Luxemburg Stiftung New York Office, http://www.rosalux-nyc.org/socialism-reignited-in-america/