In un precedente articolo avevo ricostruito, in sintesi, l’evoluzione delle strutture transnazionali nelle quali si è articolata la sinistra radicale in Europa (qui). La scorsa settimana mi ero occupato in particolare di alcuni aspetti del programma elaborato e presentato dal Partito della Sinistra Europea in relazione a temi che sono, o dovrebbero essere, al centro della campagna elettorale per il Parlamento europeo (qui). In particolare la questione relativa ai due conflitti che occupano la scena mediatica, quello russo-ucraino e quello di Israele contro la popolazione di Gaza.
Nei mesi e nelle settimane scorse sono stati pubblicati altri documenti e appelli collettivi non sempre totalmente alternativi tra loro. In qualche caso le stesse forze politiche hanno partecipato a più iniziative. Un rapido excursus a questi documenti che, va detto, in genere non hanno una grande diffusione e quindi hanno una scarsa incidenza nel dibattito pubblico. Per molti partiti, se non per quasi tutti, la proiezione sovranazionale è un fatto secondario rispetto ad un’azione politica che resta fortemente ancorata alla dimensione nazionale. Alcune di queste iniziative servono piuttosto a fini di propaganda elettorale interna dimostrando di avere dei partner a livello europeo per sostenere la rivalità con altre liste che operano nello stesso campo della sinistra radicale a livello nazionale.
“Adesso il popolo”
Questa iniziativa è nata in vista delle elezioni del 2019 come evoluzione del cosiddetto movimento per il “Piano B” con una forte influenza delle formazioni che si ispiravano al “populismo di sinistra”. I promotori erano France Insoumise, Podemos e il Bloco de Esquerda. Successivamente avevano aderito Enhedslisten danese, il Partito di Sinistra svedese e l’Alleanza di Sinistra finlandese. Partiti, questi ultimi, più eurocritici che populisti.
Passate le elezioni europee del 2019, questa aggregazione è rimasta sostanzialmente inattiva per tornare in scena nel novembre 2023 con un nuovo appello sottoscritto dai sei partiti aderenti. Per quanto riguarda l’Ucraina il documento giudicava “inaccettabile la guerra di aggressione” della Russia. L’azione russa dimostrava che “la pace e il rispetto del diritto internazionale non possono essere considerate come garantite”. Per questo i sei partiti chiedono il ritiro delle truppe russe. L’UE dovrebbe “garantire l’applicazione del diritto internazionale nei colloqui di pace”. Nel frattempo “dobbiamo dimostrare la nostra solidarietà con l’Ucraina, compresa una strategia di cancellazione del debito per aiutare a ricostruire il paese”.
Per quanto riguarda il massacro di Gaza, il documento condanna “l’orrendo attacco di Hamas e gli indiscriminati bombardamenti” israeliani. Le richieste avanzate sono: l’immediato cessate-il-fuoco, la liberazione degli ostaggi e la rimozione del blocco della striscia che rappresenta un “crimine di guerra”. La soluzione definitiva consiste nel riaffermare la soluzione dei due stati con la garanzia della sicurezza sia per Israele che per la Palestina. I sei partiti accennano anche al “turbolento panorama internazionale”, senza ulteriori specificazioni.
In questo contesto l’Europa richiede “una forte sinistra combattiva che non comprometta i propri valori e lotti per un progetto alternativo”.
I promotori di “Adesso il Popolo” hanno puntato ad allargare il numero dei partiti aderenti, con vari gradi di coinvolgimento. Risultano, come nuovi affiliati, la Linke tedesca e Sinistra Italiana. Per quanto riguarda l’Italia, nel 2018 aveva dato la propria adesione “Potere al popolo” che, con molta enfasi, aveva commentato il primo documento dell’iniziativa transnazionale affermando: “Dobbiamo dare speranza alle generazioni future. Per questo, compagne e compagni di Podemos, France Insoumise, Bloco de Esquerda, Potere al popolo è con voi!”. A questa dichiarazione rispose Melenchon con una lettera nella quale si dichiarava contento “dei passi che si stanno facendo nel costruire anche in Italia una forza che porti avanti i temi dell’Appello di Lisbona”. I contatti si erano poi sviluppati con un incontro tenuto a Ginevra nel novembre 2018. PaP non è però mai stata presentata sul sito (largamente inattivo tra le due campagne elettorali europee) come aderente ad “Adesso il Popolo”.
Nell’incontro tenuto a Copenhagen nel febbraio scorso figurava come presente Sinistra Italiana che ha formalmente aderito a questa aggregazione che si definisce come “sinistra progressista” e “sinistra verde”. Il documento emerso dall’incontro di Copenhagen è intitolato “10 punti per un’Europa di Sinistra Verde”.
Fra i 10 punti, piuttosto generici, ne segnaliamo due. Il 9 propone un’Europa di pace. “Tutti i popoli del mondo hanno il diritto alla libertà e all’autodeterminazione”. È in atto una “sfida alla sicurezza” nelle aree vicine all’Europa derivanti dall’invasione russa in Ucraina e dalla guerra a Gaza. L’UE dovrebbe agire in modo coerente per la pace e il rispetto del diritto internazionale. “Il sostegno ai popoli occupati deve essere rafforzato e forti sanzioni mirate contro le potenze invasori devono essere imposte” scrivono i partiti firmatari. La conclusione è che l’UE non dovrebbe basare la sua politica estera sulla corsa al riarmo.
Per quanto riguarda il futuro dell’Unione Europea si sostiene la necessità di mettere fine all’influenza delle lobby sulle istituzioni europee. Per rompere con un modello che vede l’UE rispondere più agli interessi delle grandi imprese e del mercato anziché ai bisogni popolari, è necessario il “cambiamento in profondità dei trattati e delle politiche europee”. Nell’appello del novembre scorso si richiamava la necessità di collaborare con sindacati, ONG, movimenti sociali e organizzazioni della società civile.
L’arco delle adesioni e dei contatti dell’aggregazione “Adesso il popolo”, a differenza del Partito della Sinistra Europea, si caratterizza per l’esclusione di qualsiasi formazione politica di ispirazione comunista, riproponendo una divisione ideologica della sinistra radicale, più che di programmi politici.
L’appello dei partiti comunisti
Un altro documento che è opportuno citare è stato pubblicato il 22 febbraio scorso ed è sottoscritto da 14 PC e da Izquierda Unida (Spagna). Tra questi il Partito Comunista Italiano e il Partito della Rifondazione Comunista. L’interesse di questo documento è dato dal fatto che sei partiti firmatari sono rappresentati nell’attuale Parlamento europeo (come anche sette dei partiti firmatari di “Adesso il Popolo”).
Il titolo del documento recita: “Per una vita migliore! Per l’uguaglianza! Per la pace, la cooperazione, il progresso sociale!”.
I firmatari scrivono che “l’Unione Europea – un processo di integrazione capitalistica –continua a dare impulso a politiche che si propongono una riduzione del valore reale dei salari, la deregolamentazione dell’orario di lavoro, l’aumento dell’età pensionabile”. In riferimento alla guerra in Ucraina, l’UE “invece di promuovere la pace e la diplomazia, la sicurezza collettiva e la cooperazione (…) aumenta la sua sottomissione e dipendenza verso gli USA e la NATO. È allineata con una politica di escalation delle tensioni che è respinta dalla grande maggioranza dei paesi del mondo”. La drammatica situazione in Palestina mette in evidenza “l’immensa ipocrisia” dell’UE. Aumentando la sua militarizzazione, l’UE impegna sempre più risorse che sarebbero necessarie per risolvere urgentemente i problemi sociali.
Dopo l’introduzione politica generale, il documento presenta una lista di rivendicazioni. Per quanto riguarda la natura dell’Unione Europea si afferma il “diritto di ogni popolo di decidere il proprio cammino” e ci si propone di “combattere i trattati dell’UE e la sua base neoliberista e antidemocratica; difendere un tipo differente di cooperazione solidale tra Stati e popoli sovrani”.
L’Appello indica come necessario “combattere tutte le forme di fascismo, razzismo, xenofobia, sciovinismo e anticomunismo”. In questo testo il tema della pace riceve maggiore spazio con una serie di obbiettivi che partono dal rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale, la promozione della risoluzione pacifica dei conflitti internazionali, la difesa e la promozione della pace.
Occorre mettere fine alla corsa agli armamenti, alla militarizzazione delle relazioni internazionali, alla militarizzazione dell’UE, all’espansione e alla logica dei blocchi politico-militari, particolarmente della NATO.
L’appello dei Partiti Comunisti, a differenza di “Adesso il popolo”, fa esplicito riferimento al gruppo della Sinistra al Parlamento europeo The Left impegnandosi a darvi continuità. Per tre decenni questo ha costituito “uno spazio di cooperazione che rispetta la diversità dei cammini e dell’esperienze”.
Altre aggregazioni
Abbiamo segnalato questi due testi e in precedenza il programma del Partito della Sinistra Europea perché sono espressione di formazioni politiche presenti nel Parlamento europeo, all’interno del gruppo della Sinistra. Altri documenti in vista delle elezioni europee sono stati resi pubblici da Diem25, dall’Azione Comunista Europea, che raccoglie un limitato gruppo di piccoli partiti che seguono gli orientamenti ideologici e politici del Partito Comunista Greco (presente al Parlamento europeo non aderisce al gruppo unitario della Sinistra), e la nuova aggregazione di partiti dell’Europa centro-orientale promossa dai polacchi di Razem che, a seguito della guerra in Ucraina, hanno rotto le relazioni che avevano con Diem25, in quanto questa non aveva “esplicitamente condannato l’imperialismo russo e sostenuto la sovranità ucraina”. Il partito della sinistra polacca, che ha partecipato all’incontro di Copenhagen di “Adesso il popolo” ha pubblicato una lettera aperta per chiedere il sostegno “militare, finanziario ed umanitario dell’Ucraina” da parte dell’Europa.
Diem25 sostiene che l’Europa sia semplicemente al seguito degli Stati Uniti. Le prospettive future lasciano prevedere la formazione di due blocchi militari, uno guidato dagli Stati Uniti e l’altro promosso dalla Cina. Per evitare il crescente pericolo distruttivo causato da questo corso degli eventi, diventa indispensabile affermare il “non allineamento” dell’Europa, separandola dalla NATO.
Del gruppo CEEGLA (Alleanza della Sinistra Verde dell’Europa centro-orientale) fanno partiti sei partiti, dei quali solo Razem e l’ungherese Szikra sono presenti nei rispettivi parlamenti nazionali. Vi aderisce anche Sotsialnyi Rukh, un piccolo raggruppamento ucraino che è stato anche recentemente accolto come osservatore nella Quarta Internazionale (tendenza Inprecor). Avendo attivamente sostenuto lo sforzo militare del governo di Kiev è rimasta di fatto l’unica organizzazione di sinistra a non essere stata messa fuori legge.
Tutt’altra prospettiva è quella offerta dal documento del raggruppamento costituito dal KKE nel quale si denuncia “l’UE come uno degli orchestratori, finanziatori e attori della guerra imperialista in Ucraina”. Il conflitto è scoppiato tra l’Ucraina capitalistica e i suoi alleati USA, NATO e UE, da un lato e la Russia capitalistica e i suoi alleati, dall’altro, “per il controllo dei mercati, delle risorse naturali, delle vie di trasporto dell’energia e delle materie prime”. Il KKE e i partiti alleati lottano “per il disimpegno dall’UE, dalla NATO e da tutte le altre alleanze imperialiste”.
Conclusioni
Come si può vedere da questa rapida rassegna, se da un lato l’analisi critica della situazione, l’elencazione di obbiettivi economici, politici, sociali, ambientali, possono trovare un’ampia convergenza, almeno fin che restano allo stadio di affermazioni di principio, dall’altro emergono punti di vista molto diversi su questioni particolarmente rilevanti nell’attuale contesto politico.
Non c’è una comune condivisione della rilevanza del tema guerra/pace come tema generale che condizionerà in modo decisivo le scelte politiche delle forze di sinistra nei prossimi anni. Da questo punto di vista la lista italiana di “Pace Terra Dignità”, rappresenta un’eccezione che potrebbe avere un’influenza positiva sull’intera sinistra alternativa europea.
Franco Ferrari