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La rivolta delle cariatidi di Petros Markaris

di Stefano
Galieni

I gialli di Petros Markaris hanno sempre un doppio, a volte triplo, registro narrativo. Da una parte c’è la figura onnipresente del commissario Kostas Charitos, (che nell’ultima opera è diventato Direttore della polizia nell’Attica). Un uomo fondamentalmente pacifico, rassegnato al traffico ateniese, all’arroganza dei superiori, con una famiglia tutto sommato serena che vede al centro la moglie Adriana, donna pragmatica e una figlia socialmente impegnata, soprattutto in difesa di migranti e rifugiati, Caterina. Su questo sfondo Markaris sembra aver unicamente trasposto in salsa greca, uno dei tanti eroi del poliziesco mediterraneo che vanno da Maigret a Montalbano, a Pepe Carvalho, a Fabio Montale, solo per citarne alcuni. Ma qui terminano le similitudini. Charitos è immerso nel contesto sociale ellenico e nei suoi cambiamenti, l’amicizia con un comunista che un tempo era un suo avversario, Lambros Zizis, gli eventi che gli ruotano intorno, ne fanno un testimone, particolare di quanto accade nel suo Paese e in cui, come spesso capita, i crimini, sono pretesto narrativo per parlare d’altro. Nella sua ultima opera “La rivolta delle cariatidi”, pp 336. Euro 20,00 La nave di Teseo) si parte dalla sua promozione per entrare in un contesto quasi surreale. Un gruppo di investitori stranieri (in gran parte statunitensi) sta per arrivare in Grecia con lo scopo di promuovere progetti che ridiano attuazione all’antica democrazia ateniese. Un disegno che suscita gli appetiti di molti e che, solleticando l’amore per le radici della propria cultura, vorrebbe nei fatti farne un prodotto commerciale, alla Disneyland verrebbe da dire, con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, dei prodigi telematici, vendendo a tutto il mondo, attraverso il turismo, i valori dell’antica Grecia, anche sottoforma di ologramma e proponendo, in una fase in cui le democrazie occidentali sembrano giunte al punto di crisi maggiore, di reinstaurare, dapprima in un’isola, le modalità di vita dell’antica Atene. A protestare contro questa proposta, sostenuta anche da media e istituzioni, che fanno intravvedere nuove e magnifiche opportunità di lavoro, si alza la voce di un gruppo di donne, colte, studiose di archeologia, che definendosi le Cariatidi, cominciano ad inscenare pacifiche e, tutto sommato poco numerose proteste di piazza. Quando la protesta si estende, coinvolgendo anche uomini e persino immigrati, che le Cariatidi raccontano come i nuovi schiavi da mettere sul mercato, gli investitori si ritirano. L’uccisione di una fra le più agguerrite delle Cariatidi, divide il Paese in due, da una parte chi giustifica il “femminicidio” dicendo “se l’è cercata”, dall’altra chi si convince delle loro ragioni e le appoggia. Intanto accade altro, accade che, Charitos, il nuovo direttore, a cui la responsabilità fa anche paura, si ritrovi al fianco, al suo vecchio posto, una donna, Antigone Ferleki, che si ritrova a combattere contro il maschilismo dominante nei corpi di polizia. E nel frattempo la speculazione edilizia in cui è immersa anche Atene, porta a mettere a rischio il centro occupato per senza fissa dimora, aperto grazie alla determinazione di Zisis e di altre/i come lui che non vogliono finire in strada. Uno spaccato della Grecia di oggi, in cui un nuovo governo, ancora più a destra si profila minaccioso, dove però ha sedimentato una sinistra sociale attiva e resistente, che pratica il mutualismo, che non piega la testa, che non crede alle sirene neoliberiste. Man mano che va avanti con le vicende di Kostas Charitos, ormai tradotto e venduto in tutto il mondo, Petros Markaris, armeno, nato ad Istanbul che solo dopo la caduta del regime dei Colonnelli ha potuto ottenere la cittadinanza greca, sembra affinare i suoi racconti, scendere più a fondo, provare a far incontrare le testimonianze di rivolta ancora presenti nel Paese con l’antico sogno di libertà e con gli elementi propulsivi con cui la Grecia antica ha contaminato la storia del Mediterraneo. Un testo, come sempre capita con Markaris, apparentemente leggero da sfogliare ma che propone delle riflessioni da approfondire, che non lasciano indifferenti.

 

Stefano Galieni

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1 Commento. Nuovo commento

  • Armeno da parte di.padre, ma greco da parte di madre: da qualche parte il patriarcato esce sempre 🙂🙃 Bella recensione.

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