Si sono arresi! Non sapendo come uscire dalla trentennale emergenza hanno deciso che ci vuole un inceneritore (pardon “termo valorizzatore”) da 600.000 t/anno (circa il 37% del totale dei rifiuti prodotti a Roma e il 65% di quelli indifferenziati)
Dopo diversi decenni di inazione sul tema rifiuti urbani, delle varie giunte (di destra, di centro e di sinistra), che si sono succedute a Roma, si sono arresi alla lobby impiantistica degli inceneritori. Infatti dopo le giunte degli anni ’90 di Rutelli e quelle di Veltroni, dove tutto era affidato, senza troppe preoccupazioni, alla discarica di Cerroni, nessuna reale azione (né di programmazione né di intervento effettivo, è stata messa in atto per affrontare il problema.
Nessuno dei vari Sindaci (a parte forse Marino che ha definitivamente chiuso Malagrotta), è stato capace di affrontare la questione della autonomia impiantistica della Capitale, continuando a cercare impianti di altre regioni o di altre nazioni che accettassero, a caro prezzo, i rifiuti romani.
Oggi, prendendo atto della situazione di immobilismo, la Giunta Gualtieri si è arresa e ha deciso che, per risolvere ‘emergenza rifiuti” di Roma, soprattutto in vista del giubileo del 2025, bisognerà bruciare i rifiuti.
In proposito va sottolineato da subito che, per realizzare e mettere in funzione quel tipo di impianto il 2025 è troppo vicino! Per cui il rischio è quello di trovarsi col giubileo in corso in piena emergenza. Ciò, anche se qualcuno, a noi sconosciuto, aveva già progettato l’impianto, trovata la localizzazione, e (cosa di non poco conto di questi tempi) già provveduto ad acquistare l’acciaio necessario alla sua costruzione. Da diverse parti sono emerse proposte alternative, riferite alla costruzione di altri tipi di impianti che, anche se forse non completamente, potrebbero portarci al 2025 con maggiore serenità anche rispetto ai tempi.
Ciò senza sottolineare che tale impianto avrebbe comunque bisogno di una discarica di rifiuti pericolosi per smaltire le ceneri prodotte. Inoltre, ammesso, che le soluzioni tecnologiche adottate permetterebbero di evitare emissioni pericolose in atmosfera, un tale impianto emetterebbe sempre grandi quantità di CO2, andando contro gli impegni sul clima.
Ma la cosa più grave da sottolineare è che la scelta fatta è in contraddizione con tutte le indicazioni provenienti dalla UE. Né quelle contenute nella strategia e nel piano sulla “economia circolare”, né quelle precedenti che disegnavano una gerarchia nel trattamento dei rifiuti (le famose 3 R, ridurre, riutilizzare, riciclare). In questa strategia, la combustione dei rifiuti, soprattutto per il futuro, è considerato un intervento marginale, per trattare solo ciò che non si riesce a recuperare.
La scelta di un inceneritore di quelle dimensioni, comporta forzatamente la fine di qualsiasi impegno a raggiungere gli obiettivi dell’economia circolare, a raggiungere gli obiettivi della riduzione della produzione di rifiuti, a quelli del miglioramento della loro qualità, a quelli del miglioramento della raccolta differenziata.
Infatti, un inceneritore, per essere minimamente efficiente, tecnicamente ed economicamente, ha bisogno di recuperare rifiuti con alto potere calorifero (carta e plastica), da dove arriveranno questi rifiuti? Da quello che si raccoglie nella città di Roma in maniera indifferenziata? si faranno arrivare rifiuti da altre zone di Italia?
A questo proposito bisognerebbe chiedersi che fine faranno i due impianti annunciati a febbraio scorso il primo per il recupero della carta, il secondo per il recupero della plastica? Sono ancora previsti o saranno cancellati?
Sono molte le cose da fare: riorganizzare la raccolta differenziata, progettare e realizzare la catena del recupero e del riuso, intervenire sulla prevenzione e la riduzione dei rifiuti prodotti, ecc…
Non dimentichiamo che la UE continua a fare passi avanti su questi temi, ad esempio cominciando a normare più rigidamente gli imballaggi in plastica, a limitare la plastica mono uso per gli alimenti, ecc.
Teniamo conto che se verrà realizzato un inceneritore, questo lo dovremo tenere in funzione per decenni. Perciò o dovremo mettere da parte tutti i progetti sull’economia circolare, o dovremo chiudere o ridurre la funzionalità dell’impianto, buttando via un sacco di soldi. Ma, chissà, se si riuscisse a sapere quali soggetti economici sono coinvolti in questo progetto (Suez, ERA, … ) forse potremmo capire le ragioni di questa scelta.
Infine, perché Zingaretti non ci dice cosa ne pensa di questa scelta?