Ciò nonostante non si rileva ancora, da parte dei soggetti politici costituiti, una volontà concreta, una priorità dichiarata, di entrare apertamente in sintonia con le istanze che vengono da studiosi, dalle associazioni, dai movimenti antagonisti (come Extinction Rebellion o Ultima Generazione) come accadeva fino a una quindicina di anni fa ad esempio con i Social forum mondiali, che erano appunto luoghi aperti di catalizzazione dei conflitti e attivazione di istanze di cambiamento che venivano costruite attraverso il metodo del consenso, tutti insieme. Ogni realtà organizzata, civica, etnica, partitica, movimentista, aveva pari dignità e diritto di parola per costruire un tassello di una visione di futuro dove prevalessero la giustizia sociale e la tutela dell’ambiente. Oggi pare tutto fermo, paralizzato, anche nei milieu culturali progressisti non si investe in uffici studio, think thank o comunque in luoghi fisici per lo studio della “Complessità”, perché vige un modello di politica legata alle scadenze elettorali e ai tatticismi del qui ed ora. Mentre sarebbe fondamentale, come fa da tempo ad esempio la nostra rivista ed altri incubatori “plurali” come ad esempio Volere la luna e Sbilanciamoci! un reale confronto con il protagonismo civico delle tante cittadinanze plurali, che possa comprendere le domande di generazioni legittimamente terrorizzate da un mondo che va alla deriva, tra disastri ambientali sempre più devastanti che, assieme alle guerre e le pandemie ricorrenti, sono qualcosa di più che un sogno apocalittico di Moebius. Una nuova soggettività politica diffusa progressista, reticolare e adattiva, che contenga tutte le frange di ricerca più avanzate e creative, compreso quelle dei partiti, è diventata necessaria.
Personalmente mi sento profondamente anti specista. Come Homo Sapiens siamo sulla terra solo da 300.000 anni ma ci siamo evoluti precedentemente come ominidi assieme a tutte le altre specie per 3 miliardi e mezzo di anni. Perciò non siamo la specie più evoluta. Per la maggior parte di questi 300.000 anni abbiamo avuto un’aspettativa di vita come quella delle scimmie, 35-40 anni e solo nell’ultimo secolo di sviluppo tecnologico le cose sono cambiate. Le nostre abitudini alimentari, le colture intensive, il consumo di suolo e i danni idrogeologici, l’inquinamento industriale, l’uso esponenziale di combustibili fossili (nonostante i danni incalcolabili all’ecosistema) sono qualcosa che invoca impegno conoscitivo e sana ribellione. Ma siamo una specie arrogante e violenta, che reprime il dissenso. Il Living Planet Report del WWF riporta già da tempo che dal 1970 abbiamo volontariamente fatto estinguere quasi il 70% degli animali. Sulla terra gli 8 miliardi di individui costituiscono il 36% delle esseri viventi e il 60% sono animali d’allevamento per il consumo umano mentre è rimasto solo il 4% di animali selvatici. Si vanno distruggendo le foreste pluviali che sono il polmone della terra per sostituirle con le monocolture di grano per nutrire le mucche che a loro volta nutrono i popoli dei paesi ricchi. Il modello neoliberista strutturalmente impone ancora così il suo modello di dominio post coloniale, devastando l’ambiente del terzo e quarto mondo, soggiogandone e affamandone le popolazioni.
Con queste premesse di scenario planetario, in Italia il Governo di Destra Destra attualmente in carica ha dato sin da subito dimostrazione di quanto avesse a cuore le ansie delle nuove generazioni con il Decreto sui Rave. E ultimamente gli strali minacciosi e indignati lanciati dal Sindaco di Venezia (così come da esponenti di Destra, ma anche di Centro e Sinistra) contro gli ecoattivisti di Extintion Rebellion per aver colorato di verde il Canal Grande, sono paradigmatici. La valenza simbolica dell’azione (fatta con solventi ecologici) è stata di grande impatto ed ha richiamato l’attenzione mondiale per protestare contro il fallimento della COP28 sui cambiamenti climatici, ennesimo esempio di greenwashing e inganno planetario sulle tematiche ambientali. Qualcosa che sa di baratro, qualcosa di cui dovrebbero gridare in tanti, indignati.
È paradossale il fatto che quello che è accaduto a Venezia avvenga di fatto, con tutti il sostegno dei decisori, ogni anno negli USA nella città di Chicago, dove il 17 marzo, in occasione della festività di S. Patrizio, Patrono d’Irlanda, proprio per ricordare l’Irishness, cioè il legame etnico con le origini irlandesi della metropoli statunitense, si colora di verde il Chicago River con solventi ecologiche, quindi reversibili e non dannose. Ma questa riflessione non è stata prodotta dal benpensantismo gerontocratico, che preferisce inveire contro i giovani screanzati per un’opera d’arte “offesa” da uno spray (sempre reversibile) ma non per i dati apocalittici che condannano le prossime generazioni ad un futuro distopico pieno di incognite pericolose.
Un extraterrestre che atterrasse oggi sul nostro pianeta e vedesse come sono represse con la violenza, con risposte securitarie, queste azioni di Disruption (cioè l’interruzione, il disturbo economico e sociale, per mobilitare le persone a una nuova consapevolezza, a un cambiamento e una ribellione), ebbene non avrebbe altra scelta che scappare subito. Il fallimento della democrazia rappresentativa è ai massimi livelli storici e l’astensionismo elettorale è la cartina di tornasole più evidente della sua incapacità di ascolto. Non pare esserci interesse nemmeno per le richieste, le critiche, le proposte che vengono dai mondi dell’Istruzione e Università, che sono quasi sempre visti in chiave austero-paternalistica o naïf : dai giovani, così come dagli anziani, non può arrivare nulla di davvero utile al mercato delle compatibilità, mentre chi lavora non deve distrarsi dalla sua “mission” orwelliana e non deve disturbare il manovratore.
Di fronte a questo scenario attuale deprimente dobbiamo invocare un sussulto di consapevolezza, riattivare il confronto tra e con la gente di ogni ambito sociale, creare luoghi di studio trasformativo e nuove occasioni d’incontro intergenerazionale, per deliberare insieme un futuro rivoluzionario e rivoluzionato da valori eco socialisti dove la scissione tra uomo e natura venga superata, la cultura, l’arte e la bellezza siano l’enzima trasformativo e rigenerante di un’economia sostenibile.
Solo l’organizzazione, lo studio e un grido insurgente ci potrà salvare.
Leonardo Ragozzino
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Articolo bellissimo!!