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La moneta mondiale digitalizzata privata

di Riccardo
Petrella

di Riccardo Petrella* – L’annuncio della creazione di una moneta mondiale digitale privata il Libra, da parte di Facebook e 27 altre maggiori imprese multinazionali (statunitensi)1 non ha fatto bomba. Nel comunicato ufficiale di Facebook si legge: “Tramite Calibra, sarà possibile risparmiare, inviare e pagare con Libra. (…) Calibra permetterà di trasferire dei Libra a qualunque persona dotata di uno smartphone in maniera altrettanto facile e istantanea che inviare un sms, a basso costo, gratuitamente. Nei tempi consentiti, speriamo offrire dei servizi supplementari ai privati e alle imprese, come pagare delle fatture premendo solo un bottone, comprare un caffè o utilizzare i trasporti pubblici senza denaro e senza biglietto”.

Non ha suscitato nessun scalpore, né reazione di massa, né dibattiti nazionali e internazionali al di fuori dei circoli degli addetti al lavoro. Le reazioni non sono mancate, ma è come se si fosse trattato di un fatto di cronaca. L’assenza di sorpresa da parte della gente non meraviglia. Le reazioni delle autorità pubbliche e monetarie sollevano molti interrogativi.
Un fatto normale?

A proposito di “moneta mondiale” è evidente che dopo più di quarant’anni di bombardamento mediatico e politico sulla nuova grande era della globalizzazione dell’economia, del commercio, dei trasporti, dell’informazione e comunicazione, delle imprese e della finanza, la creazione di una moneta mondiale (per il momento, mezzo di pagamento e di trasferimento di denaro) non costituisce una novità, ma è percepita come la concretizzazione di una necessità, di un’evoluzione naturale dell’economia di mercato globalizzata. Le economie nazionali hanno dato la nascita alle monete nazionali, l’economia mondiale crea la moneta mondiale2.

La stessa osservazione di “normalità” vale per la “moneta digitale”. Tutto sta diventando digitalizzato, specie nel mondo dell’informazione e della comunicazione, in tutti i campi della realtà, beninteso virtuale compresa. Da anni, la moneta metallica ed ora quella cartacea è in via di abbandono. In moltissimi paesi non sono più usati gli assegni (anche in Francia). In Danimarca, la moneta cartacea è sempre di più in disuso, sostituita dai pagamenti automatici via le carte bancarie. Il vero passaporto mondiale è oggi rappresentato dalle carte di credito (attenzione, le carte di debito non sono altrettanto ben viste). Non c’è più bisogno di viaggiare con valigie piene di dollari o di euro (salvo per loschi affari). Ma anch’esse, prima o poi saranno rimpiazzate da algoritmi che consentiranno ai ladroni e predatori mondiali di agire in maniera criminale senza farsi beccare (subito). Niente di eccezionale pertanto che sia proprio Facebook (e le sue filiali quali Instagram, WhatsApp…) che dispone di 2,4 miliardi di utenti al giorno ad avere preso l’iniziativa di lanciare il Libra, pubblicizzato come un mezzo di pagamento rapido, efficace, poco costoso. Da pochi anni, l’esplosione delle capacità tecniche di trattamento di immense quantità di dati al milionesimo di secondo consentono di effettuare transazioni finanziarie a volumi e velocità umanamente inconcepibili e socialmente inesistenti. Si capisce ora perché si parla di dissociazione tra attività finanziarie (sempre più tecnologizzate, “guidate” da algoritmi) ed economia reale3.

“Normalità”, infine, anche riguardo la “moneta privata”. I processi di privatizzazione della moneta (e della politica monetaria) sono iniziati apertamente negli anni ’70 per impulso dei poteri economici dominanti (specie statunitensi e inglesi) in risposta al collasso del sistema finanziario internazionale messo in piedi nel 1945 dalle potenze vincitrici: fine della convertibilità del dollaro in oro; cessazione dei tassi di cambio fissi e trasferimento alle principali banche mondiali del compito di determinare il tasso di sconto tra le banche4; apertura a soggetti privati del capitale delle Banche centrali; libertà dei movimenti di capitale; eliminazione della separazione tra soggetti operanti in attività di risparmio e in attività d’investimento e abbandono della regolazione funzionale tra banche (strictu senso) e assicurazioni; legalizzazione dei paradisi fiscali e dei prodotti derivati definiti dallo stesso Financial Times, le sanguisughe dell’economia mondiale. Il tutto ha condotto alla “global banking” e ad un sistema monetario e finanziario dove lo Stato/gli Stati non creano più la moneta, la sua creazione essendo diventata una funzione delle banche stesse, e, più in generale, dei soggetti finanziari5.

L’euro è il caso emblematico di creazione di una moneta privata, o perlomeno “non pubblica”, “senza Stato”. La creazione della moneta unica europea – l’euro – è stata formalmente decisa con il Trattato di Maastricht del 1992 che ha istituito l’Unione Economica e Monetaria introducendo l’euro e stabilendo i processi di attuazione di una politica monetaria unica di competenza esclusiva della Banca Centrale Europea. A tal fine, questa è stata creata dal Trattato come entità distinta e politicamente indipendente dalle altre istituzioni dell’Unione europea. L’euro, entrato in vigore nel 2000, è una moneta “governata” da un soggetto giuridico indipendente che non deve rispondere della sua politica monetaria né al Consiglio europeo dei Ministri, né alla Commissione europea né, ancora più grave, al Parlamento europeo. Il capitale della BCE è di proprietà delle Banche Centrali nazionali che hanno aderito al trattato sull’UEM ed il cui capitale, in molti casi, è composto da capitali privati d’imprese, banche ed altri soggetti finanziari. In questo senso si considera che l’euro è una moneta sovrana, ma non esprime democraticamente la sovranità dell’Unione europea. Peraltro, visto che l’UE è diventata sempre di più una unione tra Stati di tipo intergovernativo parzialmente sovra-nazionale e che il valore dell’euro (il suo prezzo, via il tasso d’interesse) non è fissato dalla BCE ma dalle principali banche europee (la BCE può solo intervenire sul tasso d’interesse da loro originariamente fissato in funzione dei mercati finanziari), si può affermare che l’euro è una “moneta senza Stato”), la principale e più importante oggi al mondo. Senza esserlo in totalità, l’euro è una variante spuria di “moneta privata”.

È su questo aspetto chiave di “moneta privata” che cessa la normalità del Libra, che appaiono gli elementi di novità e che entriamo in una fase di rottura di sistema, di cambio strutturale non solo di un modello monetario e finanziario ma di un sistema economico societale.

La rottura resta all’interno del sistema capitalista ma di un capitalismo le cui caratteristiche sistemiche sul piano politico e sociale sono diverse rispetto al sistema finora conosciuto. Penso in particolare allo Stato di diritto, lo Stato sociale (Welfare State), lo Stato “nazionale”, la regolazione inter-nazionale inter-governativa mondiale tra “Stati”. La rottura riguarda quel che finora è stato considerato lo Stato, i diritti universali, la giustizia sociale, la democrazia rappresentativa, la comunità umana mondiale (l’umanità).
La rottura di sistema è solo all’inizio.

Perché la creazione di una moneta mondiale privata, digitalizzata, ad opera di soggetti economici privati, testimonia di una rottura di sistema radicale pur all’interno della società capitalista? Le ragioni sono molteplici e saranno sempre di più evidenti nel corso dei prossimi anni.

La prima ragione, fondamentale, è che fino ad ora “battere moneta”, non foss’altro che per finanziare il governo della “violenza”, cioè creare un esercito e disporre di una polizia e corpo giudiziario, è stata considerata l’espressione specifica della sovranità del potere dello Stato, insieme per l’appunto alla capacità di dotarsi di un esercito e di una polizia. Il tutto nel contesto mitico della “nazione” (che in generale ha espropriato a suo vantaggio il principio della sovranità del popolo, dei popoli)6. Inoltre, il fatto che siano soggetti privati – oggi le banche e domani mattina altri soggetti economici come Facebook – a creare la moneta, significa che la finanza non svolge più la funzione che è stata la sua da sempre, quella di assicurare le buone relazioni tra il risparmio e l’investimento nell’interesse generale. La moneta mondiale privata condurrà ad accentuare il ruolo oramai principale assunto dalla finanza come strumento chiave dell’arricchimento di coloro che detengono il capitale e creano la moneta generando processi d’indebitamento degli altri, Stati compresi. I meccanismi che dalla fine degli anni ‘70/inizio ’80 hanno condotto all’indebitamento generale nei confronti dei detentori privati di capitali sui mercati finanziari, oltre alle loro conseguenze sui processi d’impoverimento delle popolazioni del Sud e delle fasce più deboli del Nord e sullo smantellamento dello Stato del welfare, sono e restano una causa maggiore della perdita di sovranità monetaria e finanziaria degli Stati7.

Seconda ragione. È proprio una magra scusa quella utilizzata dai poteri pubblici “nazionali” affermare che il Libra non è una moneta ma un modo di pagamento e di trasferimento di denaro8. La realtà è più avanti del Libra: le monete in corso sono già esse stesse, a causa della loro mercificazione e privatizzazione, all’origine dello sgretolamento del legame tra risparmio e investimento (vedasi l’esplosione dei prodotti derivati) e dell’espansione dei processi d’indebitamento. La crisi del 2008 e il caso della Grecia ne sono una dimostrazione da manuale. Il Libra non farà che accentuare i processi.

A questo riguardo, altrettanto magra è la consolazione di quei poteri pubblici che, senza mettere in questione l’esistenza di una moneta mondiale privata come il Libra, si rassicurano (e tentano di rassicurare l’opinione pubblica) che, ad ogni modo, il Libra dovrà rispettare le regole stabilite dalle autorità nazionali e internazionali in materia monetaria riguardo la credibilità e stabilità della moneta (legare il suo valore ad un paniere di monete quali il dollaro, l’euro…) e la capacità di proteggere la privacy e garantire la legalità delle sue attività (divieto di riciclaggio di denaro sporco e di traffici illeciti)9. Non solo le banche odierne sono delle istituzioni che non rispettano la privacy e praticano comportamenti deliberatamente illeciti (e per questo frequentemente sono oggetto di multe molto salate ma sempre inferiori ai profitti da loro prodotti andando fuori legalità). Ma la stessa Facebook e consorti sono già note per infrangere i principi della privacy e dell’illegalità. Mal si vede come i lupi possano cambiare il vizio!

Terza ragione. La reazione del presidente USA fa ridere “a denti stretti” perché fa soprattutto paura, aggiunge paura a paura. Trump ha liquidato, a suo avviso, il problema Libra affermando che non v’è alcun bisogno di una moneta mondiale. C’è già ed è il dollaro. Punto e basta. L’affermazione deve essere presa in seria considerazione perché essa esprime in maniera chiara la prepotenza del dominante: gli Stati Uniti sono la principale potenza monetaria e finanziaria mondiale e non hanno alcuna intenzione di perdere la loro leadership in favore di nessuno (Europa, Cina…), nemmeno di un consorzio di grandi multinazionali statunitensi che hanno contribuito a rifare “America Greater” in linea con l’obiettivo per il quale l’attuale presidente si è fatto eleggere e ripresenta la sua candidatura. In sostanza, Trump avverte che gli Stati Uniti sono pronti anche alla guerra per impedire l’emergenza di una moneta mondiale in sostituzione del dollaro.

Fa altresì paura perché Trump si sbaglia. Non si rende conto che il dollaro ha già perso molto della sua supremazia come moneta di riferimento mondiale e che il processo continuerà anche perché lo sbriciolamento del potere del dollaro è dovuto alle logiche stesse del sistema capitalista di cui Trump è fervente sostenitore. Le dichiarazioni del 1953 al Senato americano di Charlie Wilson, all’epoca presidente della General Motors: “What is good for the country is good for General Motors and viceversa”, diventate in seguito nell’era della globalizzazione “What is good for the United States is good for the World”, non suonano più bene alle orecchie di miliardi di esseri umani. È invece piuttosto accettata come una evidenza, sostenuta dalle narrazioni del capitalismo globale, l’idea che “What is good for Facebook (or Amazon) is good for the World”, ciò al di là e senza alcun riferimento agli Stati Uniti o ad altri Stati. Il che significa che non è da escludere che nei prossimi anni e decenni i gestori del Libra possano pensare, anche se non dovessero affermarlo pubblicamente, “What is good for the United States is not good for Libra and the World” ed agire in conseguenza.

Il fatto grave è che entrambe le posizioni imprigionano gli immaginari e le scelte non solo degli americani ma anche degli altri abitanti della terra in una opzione tra la padella – “What is good for the United States* (o la Cina, o l’India, o il Brasile o l’Indonesia o la Germania, o l’Unione europea…) is good for the world”- e la brace – “What is good for Amazon (o Libra, o Huawei, o Mittal, o Nestlé, o Volkswagen…) is good for the World”. Né l’una né l’altra costituiscono un bene per l’umanità.

La rottura è oggi all’interno del sistema capitalista globale e testimonia della lotta, questa volta su scala planetaria in corso di realizzazione, tra il potere sovrano assoluto incarnato nello Stato (oggi ridotto essenzialmente a Stato nazionale guerriero e oligarchico) ed i poteri sovrani incarnati nei “Signori” dell’informazione e comunicazione e conoscenza, come già è avvenuto negli ultimi anni, con i Signori della vita (imprese agro-chimico-farmaceutiche), i Signori dell’energia (le imprese petrolifere, oggi i Signori del sole) ed i Signori dell’acqua (Coca-Cola, Nestlé, Veolia …). La moneta mondiale privata dice che la lotta si sta traducendo in una vittoria dei secondi. La moneta mondiale digitalizzata privata pretende di aprire un nuovo libro di storia. Non penso che sarà un buon libro per l’umanità e la vita della Terra. Occorre uscire dalla prigione in cui il sistema dominante ha chiuso il divenire della vita. È ciò concretamente possibile? Come, da chi? Il seguito nel prossimo articolo [29/10].

1 Il Libra è stato lanciato dall’Associazione Libra, un’associazione senza scopo di lucro di diritto privato svizzero di cui Facebook fa parte anche attraverso una sua filiale creata a tal scopo, la Calibra. Sono membri dell’Associazione:
specialisti delle blockchains: Anchorage, Bison Trails, Coinbase, Xapo;
reti di pagamento: Mastercard, PayPal, PayU, Stripe, Visa;
società di capitale di rischio : Andreessen Horowitz, Breakthrough Initiatives, Ribbit Capital, Thrive Capital, Union Square Ventures;
operatori telecom: Iliad, Vodafone Group;
società di vendita online: Booking, eBay, Farfetch, Lyft, Mercado Pago, Spotify, Uber e, persino…
ONG: Creative Destruction Lab, Kiva, Mercy Corps, Women’s World Banking.
Inutile sottolineare l’importanza e la potenza d’influenza mondiali delle imprese menzionate.
2 Sarebbe più corretto parlare di “Stati, nazionali” anziché di “economie”. Ciò, però, non è possibile perché oggi il Libra non è creato da uno Stato ma, su iniziativa di una impresa, da soggetti privati “globali”, per di più unicamente “statunitensi”. Come vedremo più avanti nel testo, già l’euro non è stato creato da uno “Stato”europeo. In queste condizioni è più pertinente usare il termine “economie”.
3 Già negli anni ’90, il Gruppo di Lisbona aveva messo l’accento sugli aspetti critici dell’abbandono da parte del sistema monetario e finanziario imperante della funzione di garantire il legame tra risparmio ed investimento e aveva lanciato la parola d’ordine “Disarmare la finanza”. Cfr. Emilio Fontela, “The Era of Finance, Proposals for the future”, Futures, London, 1998, vol. 30, N° 8, pp. 749-768.
4 A prova di quanto affermato, ricordiamo lo scandalo del LIBOR (London InterBank Offered Rate) scoperto nel 2012. Sei delle 12 banche mondiali che stabiliscono quotidianamente il tasso di sconto (il costo) del capitale fecero un patto tra loro per convenire in anticipo e all’insaputa delle altre banche il tasso di sconto prima della sua fissazione ufficiale, guadagnando cosi molto denaro a scapito soprattutto dei risparmiatori. Furono condannate, ma nel 2015 scoppiò un altro scandalo, lo Swissleak, dovuto alla britannica HSBC una delle banche ree del LIBOR. La HSBC organizzò, a partire dalla Svizzera, un sistema di evasione fiscale e di riciclaggio di denaro sporco su 100 miliardi di euro relativi a più di 16 mila conti bancari. Da notare che a seguito dello scandalo, è stato deciso nel 2017 di abbandonare il LIBOR solo a partire dal 2021.
5 L’insieme dei processi descritti è ricordato nel mio Riccardo Petrella, Per una nuova narrazione del mondo, EMI, Bologna, 2007. Di grande utilità è la lettura dell’importante e ultimo lavoro di Luciano Gallino, Finanzcapitalismo. La civiltà del denaro in crisi, Einaudi, Torino, 2011.
6 Sull’esproprio del “popolo” da parte della “nazione”, ho scritto in dettaglio in Riccardo Petrella, Nel nome dell’umanità, Il margine, Trento, 2016.
7 Vedere il già citato lavoro di Luciano Gallino e il lavoro pioneristico realizzato da più di 20 anni dalla rete mondiale CADTM (Campagna per l’Annullamento del Debito del Terzo Mondo) sulla natura, le cause, le conseguenze dell’indebitamento generale nel mondo e le soluzioni possibili.
8 È la tesi espressa dal Governatore della Banca centrale belga, Pierre Wunsch, intervista rilasciata a Le Vif, settimanale belga, n° 30, 25 luglio 2019, pp. 49-50.
9 Si tratta di un argomento utilizzato dal governatore della Banca Centrale del Regno Unito Mark Carney. Da parte sua il ministro francese delle finanze Bruno Le Maire ha affermato che “è fuori questione ‘che la Libra sia autorizzata’ a diventare una moneta sovrana. Non può e non deve accadere”.
* L’articolo è stato pubblicato dal Wall Street International Magazine (edizione italiana) il 29/9/19

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