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La COP28: l’ipocrisia e la mancanza di orizzonti

di Riccardo
Rifici

Un’analisi sui risultati della COP 28 meriterebbe una riflessione più seria di quella di questo scritto.

Ma più che qualche battuta sulle “performace” delle “lobbies” delle fossili, che, francamente, mi paiono scontate, vorrei sottolineare l’ipocrisia dei Paesi come il nostro.

Infatti, l’Italia, al di la di parlare di ipotetiche date per la fine de fossile non ha concretamente messo in atto iniziative per poter arrivare a definire delle date reali per tale fine.

Da un lato si propone e si agisce attivamente per divenire una piattaforma europea per il gas ed altri idrocarburi (magari ad uso e consumo delle Germania) e dall’altro da sempre più spazio a coloro che ripropongono come via di soluzione all’azzeramento delle emissioni di CO2 (magari in supporto alle fonti rinnovabili), il cosiddetto nucleare di quarta generazione.

Per quest’ultimo, senza voler entrare nelle questioni tecniche, va detto che, soprattutto nel caso Italiano, tale soluzione, oltre che estremamente onerosa, avrebbe, nelle migliori delle ipotesi tempi molto più lunghi di quelli da rispettare (2030) per raggiungere quegli obiettivi inderogabili necessari a rallentare il riscaldamento globale. Tempi e obiettivi che, invece, potrebbero essere raggiunti con un adeguato impegno sulle rinnovabili.

Ma non è solo questo (la sostituzione delle fonti energetiche) che bisogna ragionare.

Bisogna ragionare su come utilizziamo e consumiamo l’energia, soprattutto nei paesi occidentali. È davvero ineluttabile che siano triplicati i consumi energetici da qui al 2050? Per quale scopo? Per un modello di consumi dissipativo e irrazionale? Per un modello di mobilità privata che ha invaso tutti gli spazi delle nostre città diventando causa di molte migliaia di morti (a causa di incidenti e dell’inquinamento atmosferico) ogni anno? O per far funzionare ChatGPT?

Valga qui un solo esempio: quello del modello di mobilità basato sull’auto privata.

L’Unione Europea, senza peraltro affrontare il discorso sul modello di mobilità, ha cercato di definire una data (il 2035) per cessare di mettere in commercio auto con motori che bruciano combustibili fossili, ma al di la che quello dell’auto elettrica o del dell’auto a idrogeno non è la soluzione del problema della mobilità e del consumo di energia, i nostri produttori e in nostri governati ci hanno detto che il 2035 è una data che no si concilia con l’economia! Per cui e meglio rimandare.!

In realtà il problema della mobilità va affrontato in altro modo:

Va garantito, soprattutto nelle città, un trasporto pubblico efficiente e poco costoso (magari gratuito), in modo da poter ridurre, nella misura massima possibile, il traffico automobilistico.

L’obiettivo deve essere quello delle città e dei quartieri senza auto. Ciò, ridurrebbe in maniera drastica le emissioni di inquinati, le emissioni di CO2 e il numero di incidenti automobilistici, migliorando così la qualità della vita dei cittadini.

Alla fine gli investimenti in questo settore avrebbero anche l’effetto (come ampiamente dimostrato) di ridurre la spesa pubblica e la spesa privata.

Sempre a proposito del tema “mobilita” non si può fare a meno di citare l’assurda sciocchezza del progetto “ponte sullo stretto” che, al di la delle riflessioni sui problemi tecnici, porterebbe a spendere un sacco di soldi a scapito proprio delle mobilità più generale, risucchiando risorse che potrebbero venir usate per garantire un decente servizio di trasporto pubblico ai cittadini italiani-

Riccardo Rifici

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