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La battaglia del NO non finisce qui

di Massimo
Villone

Dichiarazione di Massimo Villone, presidente del Comitato per il No al taglio del Parlamento

Vogliamo in primo luogo ringraziare le cittadine e i cittadini che hanno scelto di contribuire con il loro impegno a un risultato del No comunque importante.

L’ampio vantaggio conseguito dal Si nel voto referendario non cancella la debolezza degli argomenti portati a sostegno. I risparmi risibili, i confronti con l’estero falsati e fuorvianti, i guadagni di efficienza indimostrati e indimostrabili rimangono tal quali.

Parimenti rimangono i danni certi alla rappresentanza di regioni piccole e medie e forze politiche minori. La battaglia del No era giusta. I correttivi già concordati per quella che quasi tutti – meno M5S – definiscono una riforma pessima o addirittura pericolosa e potenzialmente devastante non si sa se giungeranno mai al traguardo. L’istituzione parlamento ne esce comunque indebolita.

Guadagnano invece visibilità e peso politico i “governatori”, già in evidenza per le incertezze di Palazzo Chigi nella crisi Covid, affrontata privilegiando la concertazione tra esecutivi a danno delle Camere. Bisognerà fare grande attenzione a che le ulteriori riforme che molti auspicano non prendano una strada sbagliata, stravolgendo la Costituzione. Non manca chi potrebbe vedere in un parlamento indebolito l’occasione per puntare al sindaco d’Italia, o all’Italia delle repubblichette. Non è certo un caso che Zaia trionfante abbia immediatamente dichiarato che unico interesse dei veneti è l’autonomia (differenziata).

Roma, 22 settembre 2020

democrazia, referendum
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1 Commento. Nuovo commento

  • Silvana Telaro
    23/09/2020 18:11

    E aggiungo, la nostra Costituzione è nata con la consapevolezza che mai, in futuro, la tragedia scatenata dalla dittatura fascista avrebbe avuto un momento di ritorno. E, per questo soprattutto, è quanto mai necessario avviare le giovani generazioni, sin dall’infanzia, allo studio degli articoli fondamentali in essa contenuti, perché sia oramai davvero attuata nella pratica. E soltanto così, un giorno, potremmo pensare se è “bene” apportare o meno correttivi, nel segno di tempi che magari mutano.

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