Raccogliamo la voce di Alessandro Sulis, uno dei cinque attivisti di Ultima Generazione che ha partecipato all’azione non violenta del 2 gennaio scorso e durante la quale è stata imbrattata con vernice lavabile la facciata d’ingresso del palazzo che accoglie il Senato della Repubblica. Come sostengono gli attivisti, è un grido d’allarme per il ‘collasso eco-climatico’ per il quale non c’è più tempo da perdere. Un atto forte ma innocuo a fronte di una protesta che dura da mesi e che da parte degli esponenti di governo è rimasta in verità sempre inascoltata.
Le vostre azioni sono di disobbedienza civile non violenta, come voi ribadite. A chi vi chiama ‘vandali’ e afferma che si tratta di un’aggressione all’istituzione, cosa rispondete?
Rispondiamo che noi non vogliamo assolutamente offendere o vandalizzare le opere o le istituzioni. Noi vogliamo semplicemente attirare l’attenzione su quello che è un argomento che ci riguarda tutti, ovvero quello della crisi climatica e vogliamo lanciare un grido di allarme riguardo ad essa perché non c’è più tempo. E non siamo noi a dirlo ma tutta la comunità scientifica, o comunque il 99% di essa, ed è per questo che lo facciamo. Il tema è molto importante perché stiamo andando incontro ad un disastro.
Rispetto a questo, associando le vostre contestazioni a quello che si definisce ‘collasso eco-climatico’, come rispondete ai detrattori, a coloro che negano una diretta correlazione tra gli eventi meteorologici e la degradazione che deriva dallo sfruttamento delle risorse e soprattutto dall’uso di combustibili fossili?
Noi ci opponiamo a chi nega il cambiamento climatico perché è ormai certo che è causa nostra, perché ci sono tutti gli studi che lo stanno dimostrando. Il 99% della comunità scientifica è compatto nell’affermare che l’attività umana sia artefice di questo collasso e quindi noi ci opponiamo a tutti i negazionisti climatici.
Le azioni non violente sono volte alla sensibilizzazione…
Sì, certamente. Noi con le nostre azioni cerchiamo di arrivare a più persone possibili, cerchiamo di scuotere più persone possibili, di fare loro aprire gli occhi con delle azioni shock. Di far comprendere che non possiamo più non fare nulla. Che dobbiamo fare qualsiasi cosa… altrimenti non c’è nessuna soluzione.
Le vostre richieste sono precise, e sono quelle che voi elencate chiaramente sul vostro sito, tra cui interrompere la riapertura delle centrali a carbone dismesse, cancellare il progetto di estrazione e di trivellazione per l’estrazione del gas naturale e procedere invece con un incremento nell’energia rinnovabile, cercando di implementare i posti di lavoro aiutando così gli operai dell’industria fossile a trovare impiego in mansioni più sostenibili. Voi siete mai stati ascoltati dalle istituzioni?
In realtà sì perché sono già diversi mesi che portiamo avanti questa campagna di disobbedienza civile non violenta facendo i blocchi stradali, gli imbrattamenti e quindi siamo ormai assolutamente certi che le istituzioni e chi ci governa sia ormai al corrente di chi siamo e di quello che stiamo chiedendo, però effettivamente una risposta concreta ed effettiva ancora da loro non sta arrivando. Noi abbiamo avuto la notizia che in realtà sono stati sbloccati nove gigawatt di rinnovabili un paio di mesi fa e può darsi che è stato anche grazie alle pressioni attuate nei mesi antecedenti, però oltre a questo la risposta non è ancora quella che noi vogliamo ed è per questo che stiamo continuando e che continueremo sempre finché non accoglieranno tutte le nostre richieste.
Prima di arrivare alla disobbedienza civile ci sono stati dei tentativi prima e nel mentre di interloquire con le istituzioni?
Sì, prima di fare tutti i blocchi stradali che abbiamo fatto nel periodo ottobre-novembre, abbiamo anche avviato degli scioperi della fame ai quali ha partecipato anche un ragazzo di sedici anni che non ha mangiato per quasi venti giorni… Un’altra persona non ha mangiato per ventisette giorni e oltre a loro due, tante altre persone hanno partecipato a questo sciopero semplicemente per chiedere un incontro pubblico con i maggiori esponenti di governo… Purtroppo non sono stati minimamente ascoltati. Anzi venne la polizia per portarli via dalla piazza mentre loro non stavano assolutamente facendo nulla se non parlare tranquillamente con le persone e chiedendo un incontro pubblico con questi esponenti. Mi ripeto, non c’è stata nessuna risposta da parte loro… nessuna risposta.
Si può sostenere che la risposta sia quella alla quale abbiamo assistito in questi giorni, con la quale si tende invece a criminalizzare questa forma di protesta e contestazione, sicuramente shock ma innocua?
Sì, certo. Ma la solidarietà è tanta e stanno arrivando tanti messaggi di sostegno da tantissime altre realtà e questo è molto importante e ci dà anche forza per continuare.
Voi aderite anche al ‘Network 22’, una realtà internazionale. Che cosa ci puoi dire in merito?
È un network che comprende tutte le reti di campagne di disobbedienza civile non violenta in Europa ma anche fuori dall’Europa. Come sappiamo, ad esempio, c’è anche il gruppo famoso in Inghilterra di ‘Just stop oil’ e mette insieme tutti questi gruppi, così come Ultima Generazione.
Il finanziamento del network prevede attraverso un fondo apposito delle attività di formazione e di crescita. Voi svolgete anche attività di ricerca quindi?
La formazione e la crescita riguardano la crisi climatica. Abbiamo persone che la studiano e sono molto preparate e informate. Anche aggiornate su tutto quello che accade. C’è una formazione su ciò che sta accadendo. Ma senza dubbio è una formazione che possiamo avere tutti, per esempio sul sito dell’IPCC1. Ormai è ben chiaro quasi a tutti che comunque c’è un problema climatico. Ora, forse non è ben chiaro a tutti quanto sia grave, ma che ci sia qualche problema è chiaro. Noi, continuando ad attirare così tanto l’attenzione su questo tema, siamo sicuri che le persone arrivino anche ad informarsi di più e a saperne di più. Comunque noi, anche quando siamo a fare azioni, parliamo di tutti i dati scientifici e facciamo una divulgazione di quello che è lo stato climatico attuale.
Qual è la trasformazione auspicata attraverso le azioni che state mettendo in atto?
La trasformazione che vorrei è che un giorno il nostro governo davvero accolga ciò che stiamo chiedendo perché porterebbe davvero un cambiamento, qualcosa di concreto in quello che sta accdendo. Perché dobbiamo ricordare che l’Italia è il sesto finanziatore al mondo di combustibili fossili, investe miliardi nel fossile e pochi milioni nelle rinnovabili e se facesse ciò che chiediamo, e quel che chiediamo non è nulla perché sono cose che ha già permesso di fare, se davvero lo facesse, potrebbe portare ad un cambiamento. Anche per la questione del lavoro. Venti gigawatt di eolico e solare potrebbero dare possibilità a migliaia di nuovi posti di lavoro. Quindi andrebbe anche a beneficio diretto di chi lavora. E vorrei chiarire bene quali sono le nostre richieste. Noi stiamo chiedendo di attivare subito venti gigawatt di eolico e solare, e questa è una cosa che l’Italia ha promesso di fare. O meglio, l’Italia ha promesso di attivare fra i settanta e gli ottanta gigawatt entro il 2030 ma al passo con cui stiamo attivandoli attualmente, impiegheremo, secondo alcuni studi, 124 anni. La seconda cosa che chiediamo è di interrompere immediatamente la riapertura delle centrali a carbone e di rispettare il 2025 come data per dismetterle tutte. Perché l’Italia ha detto che entro il 2025 sarebbero state tutte chiuse e dismesse ma le sta riaprendo. Inoltre chiediamo di interrompere le trivellazioni per il gas nel mare e sul suolo italiano perché quello che noi abbiamo è veramente pochissimo e non servirebbe a nulla. Inoltre è troppo disperso e dovremmo creare tantissime infrastrutture per raccoglierlo tutto e comunque quello che riusciremmo a raccogliere potrebbe bastare per appena un anno e questo non sono io a dirlo in questo momento, ma lo troviamo sul sito dell’Unmig, dove ci sono tutti i dati del gas che abbiamo in Italia e quindi è veramante una follia trivellare in cento posti diversi per raccogliere quello che poi ci servirebbe per un anno… non ha assolutamente nessun senso.
Intervista a cura di Elena Coniglio
4 Commenti. Nuovo commento
Apprendo qui che la vernice usata era lavabile. L’informazione in Italia ha davvero un serio problema: il TG1 ha oscurato le immagini, il TG2 ha parlato genericamente di “attivisti” senza spiegare minimamente perché si attivano. Questi sarebbero organi di informazione? O sono organi organici ai gruppi politici e di potere che vogliono silenziare il dissenso?
Ringrazio per l’articolo e sono solidale con tutti gli attivisti del mondo. A Natale ho visto un albero di mandarle germogliato.
Qualcosa vorrà dire.
Ottima intervista in cui la problematica climatica e le proposte sono molto chiare e concrete.
Grazie per i commenti e per la lettura attenta. Siamo di fronte a cambiamenti profondi e sarà necessario cercare di accogliere le voci della scienza e di chi protesta per allargare lo spazio di comprensione e azione. Arginando la propaganda e la disinformazione ancora diffuse. Soprattutto in Italia, dove di politica climatica addirittura si stenta a parlare e si preferisce reprimere il dissenso. Non si fa abbastanza. Un caro saluto.