articoli

Innovazione, emergenza sociale e conflitto

di Roberto
Rosso

La pandemia globale da Sars-Cov-2 impatta l’economia mondiale, paese per paese, le filiere produttive e commerciali e destabilizza i rapporti di forza tra le principali economie, genera conflitti.

Mentre la Cina rinuncia a fornire previsioni ufficiali sull’andamento della propria economia, misure straordinarie vengono approntate negli Stati Uniti ed in Europa. Senza entrare nel merito del complesso di provvedimenti proposti dalla Commissione Europea, sostenute dall’asse franco-tedesco (altri contributi ne svolgono l’analisi). Se da un lato si riproduce lo scontro con i cosiddetti ‘paesi frugali’, è indubbio che l’iniziativa tedesca – che sta dietro e sorregge le proposte della Commissione – non è certo un ballon d’essai e rappresenta con tutte le sue articolazioni un salto di qualità nelle politiche europee[1].

Nessuna illusione sul fatto che questo rappresenti di per sé l’inizio del riscatto del nostro paese, l’uscita da una stagnazione pluridecennale, dall’inconsistenza delle sue classi dirigenti.

Gli interventi che si prospettano certamente non hanno l’obiettivo di ribaltare ruoli e rapporti di forza sullo scenario europeo, tuttavia la mossa tedesca ha una sua giustificazione nel gioco mondiale, nella nuova fase che si è aperta con pandemia. Non intendiamo svolgere qui il ragionamento sull’andamento del ‘grande gioco’ globale, che verrà sviluppato in un altro articolo. Ciò nonostante dobbiamo tenerne conto, la crisi straordinaria in cui siamo precipitati come nazione, avrà uno sbocco che dipenderà dalle misure che saranno prese internamente e dal contesto internazionale, europeo in particolare nel quale le vicende nazionali si svolgono.

Che fare?

Lo scenario che si apre in Italia è quello di una politica dei due tempi, le misure prese dalla commissione saranno operative a partire dal 2021, la sconquasso economico e sociale richiede interventi immediati ed una proiezione sui tempi lunghi: si apre il confronto su come finalizzare le varie forme di finanziamento europeo, sulla mobilitazione di risorse interne.

Citando Bertinotti: “Quel che abbiamo chiamato il partito dell’Impresa, che in Italia il presidente della Confindustria ha messo in campo, pensa invece e afferma pubblicamente il contrario di questa tesi su tutti e tre i nodi nei quali si giova lo scontro tra una ripresa economica, senza giustizia sociale né ecologia, e la grande riforma per un diverso modello economico, sociale ed ecologico. Per lui, lo Stato dovrebbe servire l’impresa, l’impresa dovrebbe essere liberata da ogni vincolo, sia esterno che interno, cioè quello del mondo del lavoro, la ricchezza non potrebbe essere ridistribuita, se non per sgocciolamento”.

Niente di nuovo sotto il sole e corrisponde quella tendenza che ha prodotto ‘la glaciazione’ dei rapporti sociali e produttivi degli ultimi decenni.

L’uscita da questa crisi, che rischia di trasformare la stagnazione in una profonda depressione, richiede in realtà un rimescolamento profondo delle carte mobilitando una quota importante delle risorse disponibili nazionalmente.

Giulio Sapelli nel suo articolo su il sussidiario.net riprende “la proposta Tremonti-De Bortoli-Bazoli (che) consiste in un prestito irredimibile esente da imposta a lunghissimo termine e a bassissimo tasso d’interesse.”

Bazoli afferma: “La patrimoniale non è possibile politicamente, e darebbe un gettito inferiore alle aspettative. Resta il fatto che abbiamo un anomalo rapporto tra grande debito pubblico ed enorme ricchezza privata: 4.374 miliardi di attività finanziarie delle famiglie (contro 926 miliardi di passività), 1.840 miliardi di attività finanziarie delle società non finanziarie; contro 2.409 miliardi di debito pubblico. Penso a un grande prestito non forzoso, finanziato dagli italiani e garantito dai beni dello Stato. Ne hanno scritto Ferruccio de Bortoli e Giulio Tremonti”.

In sostanza si tratta di mobilitare una quota della ricchezza privata congelata in beni mobili e immobili.

Più strutturato si prospetta il piano annunciato della ‘Task Force guidata da Vittorio Colao, una sorta di Big Bang del sistema economico e amministrativo, finalizzato a fornire le risorse finanziare necessarie a superare il nanismo che affligge il sistema delle imprese, innovare attraverso la digitalizzazione la pubblica amministrazione ed a semplificare il sistema normativo.

“Ci sarà un ‘fondo per lo sviluppo’ garantito da partecipazioni statali, dalle riserve auree della Banca d’Italia gestito da Cdp, ma le cui quote saranno piazzate a investitori istituzionali e, forse, anche al retail. I fondi verranno investiti nell’industria 4.0 e in industrie ‘innovative’. Da ultimo ci sarà una riforma della legge fallimentare perché dato che falliranno molte imprese occorre snellire le procedure in modo che si possa procedere brevemente alla cessione delle stesse, alla loro fusione o liquidazione. Senza interventi a fondo perduto questo è certamente l’unico epilogo”.

In sostanza alienare ed ipotecare tutto il patrimonio pubblico, rifondare il sistema delle imprese, riorganizzare l’apparato amministrativo.

In un articolo precedente abbiamo descritto lo stato dell’arte del sistema educativo-formativo, dell’investimento di risorse nella di ricerca scientifica e tecnologica, del sistema economico, dell’andamento migratorio e demografico del nostro paese. Un quadro certamente non positivo.

Innovazione radicale ed emergenza sociale: quale conflitto?

La proposta Colao, come le altre citate, assume lo stato di crisi per introdurre quote rilevanti di innovazione nella formazione sociale italiana, Ed indubbiamente questa è la posta in gioco, il ‘ritorno alla normalità’ non è auspicato o meglio -non è ritenuto possibile- da nessuno, anche il presidente della Confindustria, sia pure in continuità con politiche precedenti auspica un salto di qualità, l’eliminazione di ogni diritto sociale e garanzia per chi lavora; la sua proposta è l’instaurazione di una sorta di ‘tallone di ferro’ in una situazione segnata dalla perdita di oltre un milione di posti di lavoro in autunno ed il passaggio di una quota rilevante della forza lavoro nel rango degli ‘inattivi’, si riduce infatti il numero di chi ufficialmente cerca lavoro. La proposta confindustriale non è in contraddizione con lo scenario prospettato da Vittorio Colao, che richiede di stravolgere i rapporti di produzione. Ci potrà essere un confronto scontro tra ipotesi di gestione con l’utilizzo di ammortizzatori sociali di vario genere, riferiti alle diverse condizioni sociali, nella prospettiva di governare conflitti che inevitabilmente si vanno a generare.

La destra si è candidata in questi giorni a cavalcare la rabbia e la delusione crescenti, con il suo linguaggio, partendo dal proprio radicamento sociale, manca una proposta di mobilitazione e di programma di sinistra che vada oltre il rispetto delle norme di distanziamento fisico e protezione personale. Non c’è dubbio che la richiesta di forme di reddito monetario e di garanzia di servizi essenziali è punto di partenza di qualsiasi proposta che richiede però la capacità di veicolarla in tutto il tessuto sociale, dandogli gambe per marciare.

Non possiamo ignorare il fatto che dalle forme di risposta sociale alla crisi dipenderà poi la forma che assumeranno gli assetti istituzionali del potere nel nostro paese, centrali e periferici: con uomini più o meno forti, più o meno tecnici al comando.

Innovazione: informazione, vita, energia

Visto lo scenario che si prospetta, la richiesta di reddito e garanzia di servizi essenziali è condizione necessaria ma non sufficiente. Serve una proposta di programma che si costruisce contestualmente e dialetticamente con la costruzione e la messa in campo di un movimento reale. Una proposta all’altezza delle necessità e della innovazione shock di parte capitalista che si va preparando.

Per questo concludiamo con alcune annotazioni sulle innovazioni possibili, anzi necessarie.

La pandemia globale sconvolge equilibri ed indice mutamenti in uno scenario dove incombono trasformazioni indotte del riscaldamento globale, delle catastrofi ecologiche ( del legame tra le due catastrofi molto si è gia detto); uno scenario contraddittorio dove alla certezza scientifica ormai acquisita sul mutamento climatico fanno da contraltare politiche come quelle di Trump e Bolsonaro che non a caso anche sul Covid-19 hanno fatto i negazionisti.

La citazione del riscaldamento globale non è casuale. Gli assetti territoriali del nostro paese sono particolarmente sensibili ai suoi effetti, per le sue caratteristiche, dopo decenni di degrado idro-geologico e feroce consumo di suolo. Si è stabilito un circolo vizioso tra accentuazione dei fenomeni metereologici e degrado dei sistemi ecologici. In compenso il passato modello industriale ha lasciato in eredità una contaminazione delle matrici ambientali, profonda e diffusa.

Accelerazione e rottura

Si stabilisce una sorta di competizione tra accelerazione del degrado degli ecosistemi, dei mondi della vita e processo di innovazione tecnologica sempre più radicale e diversificato. Il motore di questo processo di innovazione sono le tecnologie dell’informazione, la cui potenza permette simulazioni sempre più accurate dei processi reali, dai fenomeni metereologici alla riproduzione di agenti patogeni come il virus Sars-COv-2.

Le tecnologie dell’informazione sono pervasive e trasversali ad ogni settore di attività, non costituiscono semplicemente un insieme di dispositivi, ma sono parte integrante delle forme organizzative, culturali, degli ecosistemi sociali.

Quando parliamo di innovazione ci riferiamo allora ad un processo di trasformazione complessivo e pervasivo, che assuma la consapevolezza degli orizzonti catastrofici che incombono, il grado di manipolazione raggiunto delle forme di vita a livello macro e micro. Le tecnologie dell’informazione a partire dalla cosiddetta Intelligenza Artificiale sono essenziali per la comprensione del vivente, della sua complessità per la sua modellizzazione e anche manipolazione. Capacità di trattare moli incredibili di dati (big data) sono necessarie per comprendere le forme di vita ed i sistemi sociali, questa nuova forma di sussunzione reale delle relazioni sociali nell’intimo delle forme di vita e di pensiero costruisce una straordinaria autonomia del sistema rispetto alle soggettività particolari. La potenza economica delle big tech[2], confermata ed in qualche caso accresciuta nelle condizioni di segregazione sociale indotte dalla pandemia, ne è la manifestazione più evidente, ben più del risultato economico[3] immediato conta la accresciuta presenza e pervasività nelle relazioni sociali e nella vita quotidiana.

La nostra innovazione

La riconversione ecologica dei processi produttivi, degli assetti territoriali ed urbani, la bonifica dei territori inquinati sono un punto nodale di un radicale processo di innovazione auspicabile per il nostro paese, strettamente intrecciati con le crescenti diseguaglianze sociali e la precarizzazione del lavoro. La riconversione ecologica del sistema produttivo, energetico, agro-alimentare commerciale e logistico costituisce un indirizzo strategico attorno al quale costruire l’alternativa.

Per costruirla è necessario fare appello alle conoscenze accumulate dia movimenti di critica dello stato di cose presenti a livello globale, ma anche riferirsi alle potenzialità espresse dalle lotte territoriali in difesa dell’ambiente. Esse hanno prodotto una straordinaria acquisizione e condivisione delle conoscenze, una maturazione anche organizzativa che solo in minima parte si è espressa come capacità di azione coordinata. L’azione locale non si è limitata sviluppare azioni di opposizione, ma ha prodotto proposte di trasformazione complessiva del territorio, ne è un esempio la piattaforma[4] elaborata dai movimenti della Valle del Sacco. Con questo riferimento assolutamente locale facciamo tappa in questa riflessione, che peraltro si dovrà confrontare nei prossimi mesi con scadenze di elaborazione del bilancio dello stato ed un’ampia messe di interventi ordinari e straordinari.


[1] “Il piano da 750 miliardi di euro proposto da Ursula von der Leyen, insieme al bilancio pluriennale dell’Ue da 1.100 miliardi e al pacchetto da 540 miliardi già deciso, costituiscono un’azione senza precedenti nella storia dell’integrazione europea”. Lo afferma in un’intervista al Corriere della Sera Norbert Röttgen, presidente della Commissione esteri del Bundestag e uno dei tre candidati alla presidenza della Cdu.

[2] Le big tech indicate con l’acronimo FANG che sta per Facebook, Apple, Microsoft, Google, Amazon.

[3] https://www.agi.it/innovazione/news/2020-05-05/coronavirus-facebook-google-apple-microsoft-amazon-8516265/

[4] https://drive.google.com/file/d/1l3Rki3WaiwQxWYABBB7H5rnm__u6x1QW/view?usp=sharing.

economia mondiale, politica europea, riconversione ambientale
Articolo precedente
Sosteniamo il Rialto!
Articolo successivo
Il Recovery plan per principianti e qualche conto per l’Italia

1 Commento. Nuovo commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.