Strana cosa che si discutesse appassionatamente su impero e/o imperialismo al salire del nuovo millennio quando uscì il libro di Negri e Hardt mentre oggi che ci sarebbe ancora più da riflettere e confrontarsi vista la guerra ucraina il dibattito sostanzialmente langue.
Rifondazione Comunista di allora discusse lungamente, ed anche accanitamente, negli organi dirigenti e anche nelle sedi congressuali.
Adesso i toni sono più di tifoserie, quelli culturali e politici appaiono inadeguati, i movimenti sono lontani mille miglia da quella “seconda potenza mondiale” che si confrontava da pari a pari con le guerre infinite, preventive e permanenti, ragionava sulla “lotta di classe rovesciata” e sul nuovo rapporto tra “dominanti e dominati”.
Purtroppo la guerra si impone quasi senza ostacoli. Le stesse sinistre alternative europee sono divise. Nel campo “socialista” sempre a livello europeo è penetrato come non mai il concetto di “guerra giusta”. Una situazione che assomiglia molto più all’inizio del ‘900 che al dopo seconda guerra mondiale.
“Tiene” Papa Francesco in nome di un pacifismo valoriale e di una lettura non manichea delle dinamiche geopolitiche.
Va meglio fuori d’Europa, dal Brasile alla Cina, impegnati in iniziative di pace che non si sa quanto efficaci e quanto scevre anch’esse da logiche geopolitiche.
Intendiamoci, la geopolitica ha una sua ragione d’essere e può aiutare a capire e a limitare i danni.
Fu però caratteristica di Marx, e poi di Lenin, provare ad affrontare in termini nuovi e rivelatori un “fenomeno” che ha accompagnato la Storia umana tale da apparire quasi “naturale”, le guerre.
Marx ne legge il carattere economico e, con Lenin, la comprensione della nuova fase finanziaria del Capitale stesso porta a definire più compiutamente la categoria di imperialismo.
La discussione dell’inizio millennio, quella sull’impero, pose la questione di come ormai ci fosse una sorta di “affrancamento” del capitale finanziario globalizzato dalle forme statuali. Tale da definirsi come impero contro cui poteva agire non un altro impero, né tantomeno il “socialismo reale”, ma una moltitudine di dominati.
A vent’anni di distanza Negri torna sul tema dicendo che pur nei percorsi contraddittori la tendenza gli sembra confermata e che non ci sono nazionalismi che possano contraddirla.
Questa messa a punto è precedente allo scoppio della guerra ucraina.
Guerra che chiede una rivisitazione di tutte le categorie.
Con Transform e l’osservatorio Europa abbiamo provato a dare un contributo di articoli e riflessioni.
Ma la discussione pubblica appare inadeguata.
Cosa ha portato Putin all’atto dell’invasione dell’Ucraina? Cosa porta Biden a cercare l’allargamento del conflitto? Cosa porta la UE a condividere pienamente l’agire di Biden (e ho già scritto altre volte che non mi convince la lettura della “povera Europa” traviata dagli USA)? Cosa fa sì che la Cina (e il Brasile) giochino la carta dei difensori più strutturali della globalizzazione e del multipolarismo stesso?
In fondo poi la domanda è: dove va il capitalismo finanziario globalizzato?
Come nelle leggende degli Highlander ne rimarrà uno solo? Uccidendo e/o inglobando gli altri? E già oggi cosa tiene unito il capitalismo (la borsa?) E cosa lo divide (la moneta che vi prevale?)
E borsa e finanza “poggiano sulla canna del fucile” o viceversa?
La competizione tra capitalismo e socialismo reale determinò una accelerazione dei processi di globalizzazione attraverso dinamiche ideologiche e geopolitiche.
Con la caduta del socialismo reale, il capitalismo reale ha forse pensato di essere alla fine della Storia? Di inglobare la Russia, e la Turchia, nella NATO, la Cina nel Wto, l’Est nella UE, il Medio Oriente nei mercati petroliferi?
Ha pensato di poter agire tutto sul versante della lotta di classe rovesciata traendo da ciò i margini per gestire le contraddizioni inter imperiali?
La Storia non è mai lineare e il pregio del marxismo sta nel provare ad essere non le “mutande del Mondo” ma il movimento reale che abbatte lo stato di cose presenti.
Il punto è che anche il capitalismo è movimento reale. Più che mai oggi, tempo in cui più che subire le crisi vi “surfa” sopra, di tsunami in tsunami, fregandosene dei danni collaterali.
Per quantità e qualità dei rischi questo capitalismo somiglia al vecchio medioevo. E come nel medioevo non c’è democrazia ma un ordine gerarchico neo feudale. Sostenuto da una conoscenza che per come è manipolata e privatizzata appare quasi “divina”.
Allora, nel medioevo, resistettero “comuni e conventi”. Poi si appalesò il popolo e quindi il movimento operaio.
Oggi la doppia guerra, di classe dall’alto, militare, in forma orwelliana, ci schiaccia. Impero e imperialismi “convivono” e noi ne facciamo le spese.
Nell’anno della rottura della globalizzazione sulla falda occidente vs oriente i morti per mano militare sono centinaia di migliaia, quelli economici milioni. I profitti dei “Regni” sono cresciuti per tutti, Usa, Russia, Cina, UE. Ma cosa c’è dietro queste entità? Ecco forse la UE aiuta più di altri a rispondere. Niente, se non il dominio capitalistico. Che oggi va volutamente e coscientemente a compromessi non semplicemente con i nazionalismi ma con quelli che arrivano dalla storia fascista. Non dimentichiamoci che la “povera Europa” il fascismo lo ha inventato ed esportato come la guerra mondiale.
Allora tiriamola fuori questa discussione ricordando che Lenin “studiava” l’imperialismo volendo sconfiggere la guerra con la Pace e metterla fuori dalla Storia con la Rivoluzione.
Roberto Musacchio