Abbiamo iniziato a conoscere il nemico invisibile, con le prime immagini dalla Cina, pensando che quel paese quel virus era troppo lontano da noi, ma quando un mese fa sono iniziati i primissimi contagi la narrazione è cambiata, nel nostro paese come in tutto il mondo, nelle nostre vite.
Il Covid oggi dilaga da regione in regione, dallo studio pubblicato sulla rivista scientifica Science si calcola che per ogni caso positivo al tampone ve ne siano almeno 5-10 non censiti, e questo avviene quando nel nostro paese in cui si registra una gravissima carenza di posti letto ospedalieri dedicati e adeguatamente attrezzati, sia in reparti ordinari sia nella Terapia Intensiva, da Nord, oggi picco della epidemia nazionale, a Sud.
All’inizio del contagio si contavano 1665 terapie intensive in tutto il Sud, e piani regionali che consegnano all’emergenza covid19 ineguatezza di intervento. un vero disastro causato dalla politica dei tagli, delle privatizzazioni e del clientelismo. ma nulla è avvenuto per caso, oggi di fronte allo sgradevole spettacolo delle accuse reciproche e scarica barile delle responsabilità, apriamo una finestra sul passato, così per condividere una breve storia.
Era il 1978 il 23/12 quando venne approvata la 833 che istituiva il servizio sanitario nazionale basato sull’ eguaglianza dei di tutti i cittadini di fronte alla patologia. Il finanziamento del sistema si basava sulla fiscalità generale, il concetto di solidarietà ne era il cuore pulsante.
La sanità pubblica che portava dentro se il diritto universale alla tutela della salute e della cura da li a poco subì i primi stravolgimenti, dal governo Amato nel1992 col D.L. 502, poi modificato dal DL 517, nel 93 col governo Ciampi veniva dato potere gestionale alle regioni, enti responsabili dell’attività di programmazione e gestione, si diede così il via alla ristrutturazione della sanità in senso aziendalistico, giustificando il tutto con la retorica della maggiore efficienza del privato, un privato convenzionato, e successivamente nel 1999 la riforma Bindi che ridefinisce in modo più preciso i LEA ma conferma ulteriormente l’ impostazione privata del SSN, e dopo pochi mesi viene prolungata la legge 133 del13.5.99 che sopprimendo in tre anni il Fondo Sanitario Nazionale lasciava alle regioni il compito di finanziamento.
Arriva poi il 2001 anno in cui mutò di nuovo tutto con la riforma del titolo V della Costituzione e i risultati arrivano all’oggi. Questa è la breve storia chi ha fatto dell’ economia sanitaria la risposta ai profitti e non ai bisogni delle persone, di chi ha costretto le persone a pagare il proprio diritto alla salute, questa è la stroria delle responsabilità delle riforme strutturari della sanità pubblica del nostro paese.
Gli stessi responsabili dello smantellamento del SSN oggi ci vengono a dire non è il tempo delle polemiche, si cambiano la casacca e si ergono a paladini per l’uscita dall’emergenza covid19, senza mai chiedere scusa, ad un paese inginocchiato dallì epidemia, ma è chiaro a molti come in questa emergenza invece nasce la consapevolezza collettiva in tutto il paese che bisogna tornare alla sanità pubblica, per augurarci tutti di non dover riaffrontare l’inferno dell’odierno in futuro.
e allora noi? Noi da comuniste e comunisti, donne e uomini liberi dall’ ideologia del profitto che per anni abbiamo lottato per il diritto alla salute e la tutela della cura e dell’ambiente, non ci fermiamo il nostro lavoro prosegue ed oggi si articola partendo dall’emergenza nei nostri territori e nell’articolazione della proposta per il domani