articoli

Il Reddito di cittadinanza e l’utilità dei progetti alla collettività

di Paola
Boffo

Nelle ultime settimane, ed in particolare con l’approssimarsi del varo della manovra di bilancio, l’attacco generalizzato al Reddito di Cittadinanza ha assunto toni esacerbati. Dagli esponenti di Fratelli d’Italia che lo considerano una mancetta, alle dichiarazioni della vice segretaria del PD Irene Tinagli, che dice che le risorse per migliorare la prospettata riforma pensionistica potrebbero essere trovate riducendo il rifinanziamento del RdC, fino alle miserevoli parole di Matteo Renzi, promotore di un referendum per l’abolizione del RdC, che di recente, volgarmente e insensatamente, ha associato il RdC al voto di scambio.

La misura prevista dal Decreto-legge 4 del gennaio 2019, vista la “straordinaria necessità e urgenza di prevedere una misura di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale volta a garantire il diritto al lavoro e a favorire il diritto all’informazione, all’istruzione, alla formazione, alla cultura mediante politiche finalizzate al sostegno economico e all’inserimento dei soggetti a rischio di emarginazione nella società e nel mondo del lavoro e garantire così una misura utile ad assicurare un livello minimo di sussistenza, incentivando la crescita personale e sociale dell’individuo”, è da sempre oggetto di critiche, e i suoi beneficiari molto spesso sono al centro di fake news – preferiscono stare sul divano piuttosto che accettare i lavori che gli vengono offerti, omettendo che si tratta di lavori sottopagati e precari – e di hate speech – sono truffatori e lavorano al nero mentre percepiscono l’assegno.

Come sappiamo Il Reddito in Italia non è effettivamente un reddito di cittadinanza, che sarebbe una misura universale, incondizionata e su base individuale, ma è una misura condizionata all’accettazione di (eventuali) proposte di lavoro, pena la sospensione dell’erogazione. La legge, che è una misura strutturale e non sperimentale come era il Reddito di Inclusione, andrebbe modificata radicalmente, innanzitutto eliminando la parte relativa alle politiche attive del lavoro, e cioè esattamente nella direzione opposta ai progetti di revisione attualmente in discussione che vogliono anzi rendere più stringenti le disposizioni relative all’obbligo di accettare un’offerta di lavoro e alla congruità di quest’offerta.

Per quanto riguarda la platea dei destinatari vale la pena di rinviare al XX Rapporto annuale dell’INPS, presentato il 12 luglio scorso, ed in particolare a quanto riportato a proposito del RdC. “L’analisi mostra che i due terzi dei 3,7 milioni di beneficiari nel 2020, di cui un quarto minori, non risultano presenti negli archivi Inps degli estratti conto contributivi negli anni 2018 e 2019, e sono quindi distanti dal mercato del lavoro e forse non immediatamente rioccupabili; il restante terzo che invece risulta presente, rivela in media un reddito pari al 12% delle retribuzioni annue prevalenti tra i lavoratori del settore privato in Italia, e solo il 20% ha lavorato per più di 3 mesi nel corso del periodo precedente all’introduzione del sussidio. Ne emerge quindi un quadro di effettiva esclusione sociale per gli individui coinvolti dalle misure.” … “I percettori di RdC hanno un grado di prossimità al mercato del lavoro molto più ridotto rispetto agli altri percettori di sussidi, sia per le loro competenze ed età, sia per altre condizioni individuali. Il principale obiettivo del RdC, che è un reddito minimo a tutti gli effetti, rivolto anche ai lavoratori (un quarto dei percettori ha un lavoro), è il contrasto alla povertà. La occupabilità dei percettori di RdC, purtroppo, è molto scarsa. Un gran numero di percettori di RdC/PdC – una misura la cui erogazione è pari in media a 552 euro per intero nucleo familiare – è costituito da minori (1.350.000), disabili (450.000), persone con difficoltà fisiche o psichiche non percettori di pensioni di invalidità, oltre a circa 200.000 percettori di PdC. Soprattutto per essi la misura è stata un’àncora di salvataggio, uno strumento di inclusione sociale, prima di tutto, una leva contro la regressione nella povertà assoluta.”

Di recente si è discusso del progetto del Municipio VII del Comune di Roma1 di impiegare i percettori del Reddito di Cittadinanza nelle attività di pulizia delle strade e di sistemazione degli spazi verdi. Lo scorso 20 settembre, infatti, il Municipio ha emanato un Avviso Pubblico per la formazione dell’Albo degli Enti del Terzo Settore interessati ad accogliere beneficiari del Reddito di Cittadinanza per attuare il Progetto Utile alla Collettività (PUC) del Municipio VII denominato “Decoro urbano e manutenzione degli spazi verdi”. In realtà questo avviso fa seguito ad altre iniziative analoghe di Municipi romani e di Comuni italiani, che sono state attivate a seguito dell’Avviso 1/2019 PaIS, nell’ambito del Programma Operativo Nazionale Inclusione del Ministero del Lavoro, pubblicato il 27 settembre 2019 e rivolto agli Ambiti territoriali, che sostiene gli interventi di inclusione attiva e di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale previsti nei Patti per l’inclusione sociale sottoscritti dai beneficiari del Reddito di cittadinanza e da altre persone in povertà.

Il decreto-legge istitutivo del RdC, infatti, all’art. 4 (“Patto per il lavoro e Patto per l’inclusione sociale”), comma 1, condiziona l’erogazione del beneficio alla dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro e all’adesione ad un percorso personalizzato di accompagnamento all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale; nel medesimo articolo, il comma 15, stabilisce che il beneficiario è tenuto ad offrire nell’ambito del Patto per il lavoro e del Patto per l’inclusione sociale la propria disponibilità per la partecipazione a progetti a titolarità dei Comuni, utili alla collettività (di seguito “PUC”).

I beneficiari di Reddito di Cittadinanza, dunque, sono obbligati a mettere a disposizione un numero di ore non inferiore ad 8 ore settimanali, aumentabili sino ad un numero massimo di 16 ore complessive settimanali con il consenso di entrambe le parti.

Alla fine degli anni 80 del secolo scorso furono inventati i progetti per Lavori Socialmente Utili, che, sempre per il tramite di cooperative e soggetti del Terzo settore, impiegavano disoccupati in attività utili per la collettività, i quali a fronte della partecipazione ai progetti percepivano un reddito mensile, per la durata del progetto. Qui invece la logica si inverte: i beneficiari del RdC selezionati sulla base delle loro condizioni sociali, familiari, economiche e occupazionali hanno diritto a percepire un sussidio e per questo motivo scatta l’obbligo a prestare lavoro gratuito a favore della collettività.

Le domande da porsi sono varie. Innanzitutto: se risulta utile alla collettività che siano svolte attività per il decoro urbano e la manutenzione degli spazi verdi, perché le Amministrazioni interessate non assumono personale a tale scopo? E le assunzioni potrebbero riguardare anche i percettori del RdC che abbiano i necessari requisiti, il che contribuirebbe al raggiungimento dell’obiettivo, improprio, dell’inserimento lavorativo.

Perché il primo progetto che viene in mente ai Comuni riguarda la pulizia delle strade e il decoro urbano e non anche le altre attività previste dalle disposizioni relative ai PuCprogetti individuati a partire dai bisogni e dalle esigenze della comunità, tenuto conto anche delle opportunità che le risposte a tali bisogni offrono in termini di crescita delle persone coinvolte – ovvero progetti in ambito culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo o nella tutela dei beni comuni?

Ma poi, perché le attività utili alla collettività non vengono svolte direttamente dalle Amministrazioni, che potrebbero avvalersi delle assunzioni di cui sopra, e devono invece essere organizzate attraverso i soggetti del Terzo settore selezionati? I quali, giustamente, non operano a titolo gratuito, ma percepiscono, oltre alle somme necessarie a garantire la copertura assicurativa Inail per i partecipanti, risorse a copertura degli altri oneri, come quelli relativi a: visite mediche obbligatoriamente previste ai fini della sicurezza sui luoghi di lavoro, ex D. Lgs. 81/20082, formazione di base sulla sicurezza, formazione, di carattere generale e specifica, necessaria per l’attuazione dei progetti, fornitura di eventuali dotazioni anti infortunistiche e presidi, fornitura di materiale e strumenti per l’attuazione dei progetti, Rimborso delle spese pasto e di trasporto su mezzi pubblici nelle città, e poi l’attività di tutoraggio, di coordinamento e di supervisione nell’ambito dei singoli progetti, altri oneri connessi alle convenzioni con le Amministrazioni.

Perché per garantire queste prestazioni di lavoro gratuito si monta una macchina amministrativa per la progettazione, la gestione, il monitoraggio, i controlli, la valutazione degli esiti, che è costosa, anziché come detto sopra far svolgere queste attività a personale appositamente impiegato, cui potrebbero andare le risorse invece destinate alla macchina amministrativa. Macchina che è solo un pezzo di quella organizzata – e neanche tanto bene – per assicurare lo svolgimento delle politiche attive che accompagnano l’erogazione del RdC.

Infine, se i PUC “rappresentano un’occasione di inclusione e crescita per i beneficiari e per la collettività: i progetti, infatti, saranno strutturati in coerenza con le competenze professionali del beneficiario, con quelle acquisite anche in altri contesti ed in base agli interessi e alle propensioni emerse”, perché in questi Progetti non si ammettono a partecipare gli eletti alle elezioni amministrative, dal Sindaco ai consiglieri comunali, ai Presidenti di Circoscrizione, ai consiglieri dei Municipi, che potrebbero essere impegnati per un paio di settimane, prima di assumere i loro incarichi, sotto il coordinamento dei funzionari dei settori interessati, al fine dell’inclusione e della crescita personale e per la collettività e anche per comprendere meglio le problematiche, stare vicino alla gente, e magari amministrare meglio.

La verità è che serve un reddito di base universale e incondizionato su base individuale3, che oltre a essere più giusto non necessiterebbe di alcun sistema di monitoraggio e dunque si risparmierebbero un sacco di risorse. Mi pare però che siamo ancora piuttosto lontani da questo obiettivo, prima di tutto al livello culturale, come emerge dal dibattito che abbiamo tracciato in apertura, che prima di tutto stigmatizza i poveri, caricandoli di oneri e orpelli aggiuntivi rispetto a quelli propri della loro condizione. La stessa cultura informa d’altronde tutto il sistema se è vero che possono partecipare ai Progetti di Utilità Pubblica “le persone, sempre su base volontaria, non beneficiarie del Reddito di Cittadinanza, ma comunque in condizioni di povertà, eventualmente identificate con appositi provvedimenti del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali”: e perché i ricchi no?

 

Paola Boffo

  1. Il Municipio VII si estende dal confine di piazzale Ostiense, segnato dalle mura aureliane, fino ad inglobare parte dell’aeroporto di Ciampino, mentre da ovest a est è delimitato da viale Guglielmo Marconi e da gran parte del parco della Caffarella. Comprende parte dei Quartieri Q. IX Appio-Latino, Q. X Ostiense, Q. XX Ardeatino e Q. XXVI Appio-Pignatelli, e dunque nove zone urbanistiche: Ostiense, San Paolo, Garbatella, Navigatori, Tor Marancia, Tre Fontane, Grottaperfetta, Appia Antica Nord, Appia Antica Sud.[]
  2. Rimborsabili solo quelle previste dalla normativa (a titolo esemplificativo: movimentazione manuale dei carichi – art. 168; utilizzo videoterminali – art. 176; rumore – art. 196; vibrazioni – art. 204).[]
  3. Ne abbiamo scritto per Transform!Italia, tra l’altro in Reddito di base dalla Banca Centrale Europea, questo è il momento.[]
reddito di base, reddito di cittadinanza, reddito universale
Articolo precedente
Afghanistan due mesi dopo
Articolo successivo
In Gran Bretagna una classe operaia in rivolta senza referente politico

1 Commento. Nuovo commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.