Non ha nulla di kafkiano e, anzi, rappresenta un momento in cui ritrovare un po’ di razionalità in un mondo in cui l’impazzimento dei dominanti spinge alla barbarie.
Il Sudafrica ha denunciato Israele alla corte di giustizia internazionale, organismo legato all’Onu, accusandolo di genocidio.
Le prime due giornate di udienza hanno già rappresentato un momento storico. Ma non solo perché c’è “qualcuno alla sbarra”, ma perché in tribunale si prova a fare valere la forza della ragione e non la ragione della forza. Non ci si spara, massacra, demonizza ma ci si affronta, anche con l’accusa più terribile, genocidio, con leggi, argomenti, prove.
I processi sono stati una forma di civilizzazione. Naturalmente condizionata dai poteri storicamente dominanti.
Eppure c’è nella logica del dibattimento, dell’uso della parola, nella funzione dello Stato e degli “altri” rispetto ai contendenti, delle leggi, nella ricerca delle prove e dei motivi qualcosa che allude ad una razionalità umana, che può anche incontrare la pietas.
Quelle razionalità e pietas che non c’erano negli atti di Hamas e tantomeno, vista la sproporzione di forze e di responsabilità nell’essere Stato, nei comportamenti del governo di Israele. Non solo dal 7 ottobre ma da decenni.
La requisitoria Sudafricana è stata dentro gli ambiti della civiltà processuale, consapevole della responsabilità storica assunta con questa chiamata in giudizio.
Non così, sembra a me, la risposta di Israele che, al contrario, rischia di colpire la propria stessa Storia drammatica nascondendo dietro di essa le responsabilità dei propri comportamenti attuali.
Anche per questo, per evitare il perpetuarsi di ciò che è accusato di essere un crimine terribile e anche di distruggere la propria credibilità storica sarebbe bene che questo processo si svolgesse con il cessate il fuoco in atto.
Stiamo vivendo un passaggio in cui la Storia si fa e non si racconta. Magister vitae, l’appellavano gli antichi. Espressione quanto mai necessaria oggi che qualcuno ha dichiarato la fine della Storia per sopraggiunto suprematismo del capitalismo. Aprendo le porte alla nuova barbarie, al ritorno della forza al posto della ragione.
Ciò che si è storicamente realizzato nella esperienza drammatica del Sudafrica chiama in causa ciò che si è storicamente realizzato nella esperienza storica di Israele. Mi sento di dire che il Sudafrica è stato coerente alla propria di Storia e non così Israele. È importante la Storia. È ciò che resta e va oltre il nostro essere soli e nel tempo. Si fa insieme e rimane in eredità a chi viene dopo.
Anche un processo può farci ritrovare la retta via.
Roberto Musacchio