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Il “mio” Gue-Ngl

di Roberto
Musacchio

Quando fui eletto, nel 2004, al Parlamento Europeo, avevo 48 anni ed era la mia prima esperienza parlamentare. In realtà dovevo essere eletto (ero tra quelli indicati ad esserlo, come si usava allora) già 5 anni prima ma la rottura con Prodi e la scissione dei Comunisti Italiani ci portò dall’8,6% al 4,3%. Pensavamo che la grande mobilitazione sulla Pace mostrasse la giustezza delle nostre scelte e si riflettesse nelle urne. Era candidata Morgantini al numero due del collegio centro dietro Bertinotti. Io ero terzo e, naturalmente sempre come si usava allora, accettai la collocazione. Arrivai terzo e fui primo dei non eletti per 5 anni.

Nel 2004 toccava ancora a me e questa volta era previsto che facessi il capo delegazione. Mi mandarono nel collegio Nord Est dove mi guadagnai fiducia e preferenze da compagni magnifici con cui feci una bellissima campagna elettorale.  Così usava. Tornammo a crescere. Ci fu anche un “giallo” finale perché Bertinotti che era stato eletto in tutte le 5 circoscrizioni, per disguidi, non fece l’opzione in tempo utile. Dunque, la mia elezione passò anche per un sorteggio. Che per altro “escluse” Vendola aprendo la strada, così è il destino, alla sua presidenza in Puglia. Rimanemmo io, Morgantini, Agnoletto, Catania e Bertinotti che quando divenne Presidente della Camera lasciò al subentrante Aita.

Ma veniamo alla politica, anche se pure questo preambolo su come si componevano le liste e si facevano le campagne elettorali in realtà lo è.

Il gruppo in cui arrivai non si chiamava The Left come ora ma Gue-Ngl, cioè sinistra unitaria europea (in francese) trattino sinistra verde nordica (in inglese). Un gruppo confederale fondato su due campi principali e cioè i partiti comunisti e di sinistra e i verdi di sinistra, a volte trasformazioni di partiti già comunisti, del Nord. I più numerosi erano la Linke tedesca, da poco nata dall’unificazione della PDS dell’Est e dei socialisti di sinistra di Lafontaine. Otto, come la Linke, erano i comunisti cechi. Poi 5 noi di Rifondazione più due comunisti italiani. Delegazioni più piccole erano del PCF, che esprimeva il capogruppo, Wurtz, uomo di grande cultura, esperienza e capacità. Dei comunisti spagnoli, portoghesi, greci. Poi il Bloco portoghese che si inseriva. Syriza greca. Akel cipriota, il partito nazionalmente più grande e che durante la legislatura elesse un suo esponente a presidente della repubblica. E il Sinn Fein che aveva trovato casa nel gruppo e con le cui elette, tra cui l’attuale segretaria generale del partito, dialogai  molto.

Intanto era nato a Roma il Partito della Sinistra Europea, con un forte ruolo di Bisky, splendido e rimpianto compagno fondatore della Linke, e Bertinotti che fu primo presidente. Rifondazione e Bertinotti andavano molto “di moda”. Ricordo che il leader del crescente partito olandese che affluiva al Gue veniva chiamato il Bertinotti di Olanda. Ma non era “moda”. La nostra cassetta degli attrezzi funzionava. Radicali e unitari. Eredi di PCI e nuova sinistra e proiettati nei movimenti alter globalisti. Attenti al lavoro parlamentare ma sempre nei conflitti. Diviso su molte cose, a partire dal cosiddetto europeismo, il gruppo era unito nell’usare la postazione per fare lotte. Stare nei social forum mondiale ed europeo. Sostenere i movimenti di liberazione. Fare battaglie contro le liberalizzazioni, dalla Bolkestein ai porti, per i migranti. In aula e nelle piazze. Importanti manifestazioni europee passarono per il lavoro del gruppo. Rapporti con Palestinesi, Curdi, Cuba, America Latina. L’acqua pubblica e l’abolizione dei manicomi. I diritti lgbtq e i cancellati jugoslavi. Contro le guerre che la UE aveva ricominciato a fare.

Ricordo che noi e la Linke eravamo un po’ l’asse centrale. Loro li vedevo come l’altra unificazione tedesca e mi pareva questo il loro ruolo storico. Erano abbastanza divisi rispetto a noi che, sembra incredibile dirlo ora, eravamo una delegazione molto unita che rimase insieme fino a fine mandato anche dopo la rottura del partito nel 2008. Ma durante il nostro mandato anche il partito era unito e concentrato sulla priorità di fare conflitto. Certo il corpo a corpo con quel centrosinistra da cui pure ci mantenevamo altro ci logorava. Che fossimo altro dal centrosinistra e dal governo fu molto chiaro a tutto il parlamento quando insorgemmo contro il “decreto romeni” fatto dal governo Prodi, su spinta del sindaco Veltroni, dopo il femminicidio della signora Reggiani. Non si era mai visto un gruppo di un partito che faceva parte di un governo promuovere, in accordo col partito, la condanna, che ci fu, di un provvedimento del “suo” governo. Ci guadagnammo molta stima da parte di tutti. Noi non eravamo quelli che parlavano e agivano “diversamente” a seconda dei governi e dei Paesi. Credo quasi unici.

Il Gue-Ngl aveva anche allora una quarantina di iscritti. Circa metà erano della sinistra europea. Era rispettato ed attivo. Con differenze, come già detto, ma attento all’azione. Andammo anche al contro G8 di San Pietroburgo assolutamente “confinato” quando Putin era “amico” per gli establishment. Furono contenti e ci dissero che erano stati al social forum di Firenze.

Oggi vedo un gruppo diverso. Molto diviso sulla guerra che sta creando grandi questioni di reinterpretazione di ruoli europei e nazionali delle sinistre. Per questo avrei voluto tanto che dall’Italia ci arrivasse una grande lista unitaria per la Pace. La lotta per la Pace mi appare la nuova bussola come furono quelle contro Maastricht e alter globalista. Credo che Rifondazione possa ritrovare qui un suo ruolo di avanguardia. Per questo sono stato favorevole, dopo il no detto alla lista unica per la Pace, insieme ai due eletti di SI ci fossero gli 8 dei Cinquestelle. Che passano dal si al no a Von Der Leyen, che della UE in guerra permanente è l’alfiere. Ma per chi ha la mia storia (non per me personalmente) tornare nel gruppo europeo è obiettivo da raggiungere.

Roberto Musacchio

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