La Tassonomia per la Finanza Sostenibile è una delle iniziative più significative di politica della Commissione Europea. In estrema sintesi, si tratta della “lista della spesa” degli investimenti che possono essere considerati ambientalmente sostenibili. In patica, per essere considerato sostenibile, l’investimento deve essere indirizzato ad un’attività economica che fornisce un “contributo sostanziale” al raggiungimento di almeno uno di sei obiettivi ambientali (mitigazione del cambiamento climatico, adattamento al cambiamento climatico, uso sostenibile delle risorse idriche e marine, economia circolare, prevenzione dell’inquinamento, ecosistemi in buona salute) senza danneggiare significativamente gli altri e garantendo almeno delle salvaguardie minime sociali. La prima versione della Tassonomia, recentemente pubblicata in Gazzetta Ufficiale Europea come atto delegato al Regolamento 852 del 2020, elenca le attività economiche eleggibili relativamente al contributo ad uno dei due obiettivi climatici (mitigazione e adattamento) con i relativi criteri tecnici sia per l’aspetto “contributo sostanziale” sia per il “non creare un danno significativo” (in inglese do no significant harm, da cui la sigla DNSH).
In ambito energetico e di produzione di elettricità, il criterio per determinare che l’attività economica fornisce un contributo sostanziale alla mitigazione del cambiamento climatico è stato determinato con una soglia di 100 g CO2eq /kwh prodotto (calcolato nell’intero ciclo di vita, quindi dall’estrazione delle materie prime allo smaltimento del sistema), in modo agnostico rispetto alle tecnologie. Quindi, qualunque sistema di produzione di elettricità in grado di rispettare tale limite, i criteri DNSH e le salvaguardie sociali è considerato allineato con la Tassonomia.
La soglia dei 100 g/kwh è stata definita con un approccio scientifico basato sugli scenari di decarbonizzazione necessari per mantenere l’aumento di temperatura globale al di sotto di 1,5 °C.
Questo criterio porta ad escludere l’energia elettrica da fonte fossile in quanto le emissioni derivanti sono ben superiori, in assenza di sistemi di cattura, sequestro o utilizzo della CO2 prodotta.
L’esclusione, in particolare del metano fossile, ha portato ad una pressione politica molto forte per inserirlo nella Tassonomia, giustificandolo come necessario nella transizione.
Questa considerazione, che può avere fondamenti tecnici, non è comunque sufficiente per etichettare il gas fossile come “verde”, proprio nel momento in cui l’unione Europea e gli Stati Uniti hanno lanciato a Glasgow il Global Methane Pledge. L’IPCC ha spiegato nel suo ultimo report che non c’è più spazio per investimenti nel settore fossile, come riconfermato dallo scenario Net Zero dell’Agenzia Internazionale dell’Energia. L’uso del metano è escluso dalla Tassonomia cinese e da quella Russa e anche il mondo degli investitori escludono di etichettare come verde il gas.
Un discorso simile, ma basato su considerazioni diverse, deve essere fatto anche per il Nucleare, anch’esso oggetto di forti pressioni politiche.
Il Technical Expert Group, che su mandato della Commissione Europea ha preparato la proposta di Tassonomia, ha stabilito che il nucleare non può rientrare nella Tassonomia in quanto non c’è evidenza scientifica che i criteri DNSH possano essere rispettati, in particolare nell’arco di tempo lunghissimo, migliaia di anni, per i quali è necessario garantire il confinamento dalla biosfera dei rifiuti ad alta attività. Sul nucleare la Commissione Europea ha richiesto alla sua Direzione Generale Joint Resarch Center (tradizionalmente pro nucleare) di redigere un rapporto che, senza sorprese, ribadisce che le normative esistenti in ambito nucleare sono sufficienti a garantire il rispetto dei criteri DNSH.
Sul Nucleare ci sono comunque da considerare due aspetti estremamente peculiari:
- il rischio di incidenti gravi (Chernobyl, Fukushima), la cui probabilità di accadimento è considerata molto piccola ma con conseguenze potenzialmente catastrofiche
- per la gestione dei rifiuti radioattivi impegniamo oggi le future generazioni ad esserne responsabili del confinamento.
Questi due aspetti, rischio caratterizzato da bassa probabilità ma conseguenze gravi e considerazioni etiche di relazioni intergenerazionali (che sono altresì alla base del concetto di sostenibilità), non sono stati considerati nello sviluppo metodologico della Tassonomia, che è quindi uno strumento inadatto per esprimere un giudizio compiuto sulla sostenibilità del nucleare.
Purtroppo, anche se la Tassonomia appena convertita in legge esclude sia il gas fossile sia il nucleare, il Vice Presidente della Commissione Europea Dombrovskis ha affermato che saranno inclusi in una prossima revisione della stessa. Questo ha spinto numerosi colleghi del TEG a firmare un documento sul gas ed a prepararne un altro, in corso di pubblicazione, sul nucleare, per mantenere solide basi scientifiche alla Tassonomia che non deve essere piegata a considerazioni politiche.
Paolo Masoni, già membro del Technical Expert Group per la Finanza Sostenibile