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Il crollo nel quale hanno perso la vita cinque operai ha riaperto il dibattito sulla sicurezza sul posto di lavoro. I media sembrano scatenati: parlano di quanto è avvenuto cercando di essere i primi a dire quello che i concorrenti non hanno (ancora) detto. I morti erano tre. Anzi, quattro. No, cinque. Erano lavoratori irregolari. O almeno due. Forse erano senza permesso di soggiorno. E forse i cantieri non avrebbero rispettato tutte le norme di sicurezza.
Ogni volta è la stessa storia. Una storia che va avanti da decenni. A confermarlo sono i numeri. Quelli che nessuno sembra conoscere se non in casi come quelli dei giorni scorsi. Nel 2023, gli “incidenti” mortali sul lavoro sono stati 1.041. Lavoratori morti nelle fabbriche, nei cantieri. Oppure nei campi o lungo la strada per o dal posto di lavoro. Tra gli incidenti mortali, quelli in itinere, quelli avvenuti nel tragitto casa-lavoro sembrano essere diminuiti (242). Al contrario quelli avvenuti sul posto di lavoro sono aumentati (da 790 a 799 casi). Molte di più le denunce di infortunio presentate all’Inail lo scorso anno: oltre 585mila. In leggero calo rispetto all’anno precedente ma non per un miglioramento delle condizioni di sicurezza sul posto di lavoro bensì per la riduzione dei casi Covid che sembra avesssero caratterizzato i rilevamenti precedenti.
Una vera e propria strage. Un numero di morti che pone l’Italia tra i dieci Paesi più a rischio nell’Unione europea per morti sul lavoro. Secondo i dati Eurostat, nel2021, (ultimo anno disponibile… come mai?), l’Italia è l’ottava peggiore, con 2,66 morti per centomila occupati. Peggio solo Bulgaria (2,85), Austria (2,86) Romania (3,11), Francia (3,32), Lettonia (4,2), Lituania (3,75) e Malta (3,34). Dall’altra parte della graduatoria, l’Islanda: qui, nel 2021, non ci sono stati morti sul lavoro. Anche Olanda, Finlandia (0,75), Svezia (0,77) e Germania (0,84) hanno ottenuto ottimi risultati nel settore della sicurezza sul lavoro.
Eppure, in Italia, sono migliaia i controlli effettuati per garantire un ambiente di lavoro sicuro e salubre. Il carico di lavoro del NIL (il Nucleo Ispettorato del Lavoro) dei Carabinieri è impressionante. Direttamente collegati con la Direzione centrale per la prevenzione e la sicurezza del lavoro e dell’ambiente del lavoro del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, gli ispettori del NIL svolgono migliaia di ispezioni, verifiche, controlli delle condizioni igieniche e sanitarie, delle attrezzature e dei mezzi di lavoro, nonché delle disposizioni in materia di sicurezza e di prevenzione degli infortuni. E, in caso di violazioni delle norme, possono irrogare sanzioni amministrative o, nel caso di violazioni più gravi, segnalare il caso alle autorità giudiziarie. Ma il NIL non si limita solamente a svolgere attività di controllo: svolge anche un’importante attività di informazione e sensibilizzazione. Un lavoro immane.
Lo scorso anno in occasione della presentazione del rapporto sull’attività di intelligence dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro e dell’attività di vigilanza portata avanti dall’Istituto, fu il ministro Calderone a chiedere di non abbassare la guardia: “Tre morti al giorno sul lavoro è un numero che il nostro Paese non può permettersi; occorre far crescere il numero degli ispettori tecnici operativi”.
Dietro tutti questi morti spesso si nasconde un mix spaventoso di lavoro nero, appalti illeciti, manodopera irregolare e mancato rispetto delle norme di sicurezza. I dati diffusi in quell’occasione parlavano di irregolarità pari al 72%, con un incremento di 3 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Con danni per la salute dei lavoratori. Ma anche per le casse dello Stato: secondo i dati diffusi, le indagini condotte dal personale ispettivo aveva permesso di recuperare oltre un miliardo di euro (1.153.324.990) di contributi e premi non versati. In aumento le violazioni contestate che, nel 2022, hanno fatto registrare un aumento del 44%, rispetto al 2021. A seguito di queste irregolarità i provvedimenti di sospensione delle attività imprenditoriali, sono più che raddoppiati: 8.210 a fronte dei 3.971 dell’anno precedente. E di queste circa il 35% (2.814) sarebbero state determinate da gravi violazioni proprio in materia di sicurezza. Ispezioni, in crescita il recupero di contributi e premi evasi | Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
Ora, a distanza di quasi un anno da quell’evento, si torna a parlare di morti sul lavoro. Ma già a dicembre 2023, il ministro Calderone era tornato a parlare di sicurezza sul posto di lavoro. Lo aveva fatto dichiarando che, rispetto al 2023, nel 2024 le risorse destinate alle politiche di prevenzione in materia di sicurezza sarebbero aumentate considerevolmente (in totale 1,5 miliardi di euro). Fondi da destinare a settori come la formazione, l’aumento delle risorse impiegate per ridurre il meccanismo di premialità del premio (OT23) per le piccole aziende che investono in prevenzione, alla rimodulazione del tasso di oscillazione per quelle imprese che, investendo in sicurezza, riducono il proprio indice infortunistico.
Qualche anno fa anche i sindacati dei lavoratori aveva cercato di sensibilizzare su questo tema: nel 2021, la UIL lanciò la campagna “Zero morti sul lavoro”. “Gli incidenti sul lavoro con esiti mortali – dichiarò il Segretario Generale della UIL, Pierpaolo Bombardieri – contano un numero di vittime impressionante, un bollettino pesantissimo. Non si tratta solo di numeri: ogni morte è un colpo al cuore del Paese. Non possiamo più voltarci dall’altra parte. La pandemia, del resto, ha messo in evidenza numerose criticità, rendendo ancora più determinante e prioritario il tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Occuparsi della salute nei luoghi di lavoro è una battaglia storica del Sindacato: noi vogliamo continuare a combatterla con determinazione”.
A distanza di quasi tre anni dal lancio di quella campagna, i numeri dicono che la situazione resta preoccupante. Secondo la Ces, continuando di questo passo, per porre fine agli incidenti mortali sul lavoro in Italia ci vorrà più di un secolo: l’obiettivo zero morti sul lavoro potrebbe essere raggiunto nel 2124. “Il fatto che gli incidenti mortali sul lavoro siano di nuovo in aumento in tutta Europa dimostra che datori di lavoro e politici dovrebbero restare svegli la notte e dimostra che dobbiamo rinnovare il nostro impegno per garantire la sicurezza delle persone sul lavoro”, ha dichiarato il vicesegretario generale della Ces, Claes-Mikael Stahl.
Nonostante gli sforzi delle autorità competenti, le sanzioni e gli impegni politici, in Italia non è ancora avvenuto quel cambiamento di mentalità tanto atteso. E spesso ai lavoratori vittime di incidenti “sul lavoro” non viene nemmeno concesso un indennizzo: secondo i dati Inail relativi al 2022, su 703.432 casi segnalati solo 368.628 avrebbero ottenuto un rimborso Oracle Analytics Interactive Dashboards – Panoramica (inail.it).
Ma di questo i media preferiscono non parlare. Almeno fino alla prossima tragedia sul posto di lavoro.