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I Paesi BRICS vogliono inaugurare una nuova era per lo sviluppo globale, senza il peso dell’Occidente

di Alessandro
Scassellati

Il vertice dei Paesi BRICS, sotto la presidenza della Cina, ha svelato la sua ambizione di costruire un sistema di regolazione e governance dell’economia politica globale alternativo a quello neoliberista imposto negli ultimi 40 anni dai Paesi occidentali. Nonostante la cooperazione in determinate aree prosegua in maniera più che soddisfacente, la competizione tra Cina, USA e i loro alleati è ormai entrata nel vivo, si tratta solo di capire se evolverà in modo pacifico o se la guerra tra Russia ed Ucraina rappresenta l’anticipazione di un nuovo grande conflitto per l’egemonia globale.

Il 23-24 giugno, ospitato dalla Cina, si è tenuto il XIV vertice (in video) dal titolo “Promuovere la partnership BRICS di alta qualità, inaugurare una nuova era per lo sviluppo globale” dei leader dei Paesi BRICS – Brasile, Russia, India e Cina e Sud Africa (quest’ultima entrata a farne parte nel 2011) –, un acronimo inventato nel 2001 da Jim O’Neill, un banchiere di Goldman Sachs come “mappa della crescita” del futuro che includeva alcuni dei più importanti Paesi emergenti o a medio reddito dell’Est e Sud del mondo1. Questo raggruppamento di Paesi oggi rappresenta il 42% della popolazione mondiale, 26% delle terre emerse, il 25% del PIL e il 20% del commercio globale (con una importante presenza della produzione industriale e delle catene di approvvigionamento globali), e ha un ritmo di crescita economica che i Paesi occidentali non riescono a reggere (anche se il loro PIL in calo relativo rappresenta ancora il 59%). La Cina ha di gran lunga la più grande economia del gruppo BRICS, rappresentando oltre il 70% della potenza economica collettiva del gruppo di 27,5 trilioni di dollari. L’India rappresenta circa il 13%, con Russia e Brasile che rappresentano circa il 7%, secondo i dati del FMI.

Nel contesto della guerra tra Russia e Ucraina e del crescente disaccoppiamento economico tra Cina e Stati Uniti, sotto la spinta della Cina il gruppo BRICS ambisce a giocare un ruolo di primo piano nella democratizzazione della governance globale gestita, finora, quasi esclusivamente dai Paesi occidentali riuniti nel club del G7 e nella NATO 2. Si pensi, ad esempio, alla governance degli organismi finanziari internazionali che non rispecchia gli effettivi equilibri esistenti nell’economia mondiale, non essendo le quote di voto allineate all’importanza economica di ciascun membro3. All’interno del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e della Banca Mondiale, ad esempio, USA e UE dispongono di quasi la metà dei voti (46,1%), gli USA da soli (16,6%), detengono più del doppio dei voti complessivi di 24 Paesi dell’America Latina, Messico compreso, e il G7 (USA, Germania, Canada, Francia, Italia, Giappone e Regno Unito) detiene il triplo dei voti del gruppo dei BRICS, nonostante l’ultimo aumento di capitale del FMI concordato nel 2010 abbia rafforzato la quota e l’influenza dei principali Paesi emergenti come Cina (6,1%), Brasile e India (2,6%). Discorsi analoghi possono essere fatti per quanto riguarda il G20, l’Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO), l’Organizzazione Mondiale per la Sanità (WHO), e l’ONU.

Nonostante differenze anche rilevanti e interessi politici non sempre concordanti 4, i membri di questo gruppo sono ben consapevoli delle potenzialità proprie e di una collaborazione tra loro5 al fine di aiutare il mondo, ed in particolare i Paesi più poveri, a superare la pandemia di CoVid-19 e realizzare altri grandi obiettivi come l’Agenda 2030 dell’ONU per lo sviluppo sostenibile. In proposito, si vedano il Concept Paper del vertice e la Dichiarazione di Pechino6. Questi Paesi sono stati finora una delle principali locomotive della ripresa post-pandemia nell’economia globale e degli aiuti sanitari7.

L’obiettivo del vertice era “iniettare energia positiva nel mondo afflitto da turbolenze e sfide” con un messaggio chiaro al resto del mondo: “No alle sanzioni. No all’espansione della NATO. Sì alla globalizzazione. Sì al dialogo per una ripresa economica guidata dall’innovazione”. In vista del vertice, i media statali cinesi hanno elogiato i BRICS per aver promosso “la cooperazione multilaterale con stili, forme e principi non occidentali” e hanno sottolineato l’importanza del blocco in un momento in cui “gli Stati Uniti (stanno) spingendo i loro alleati occidentali a ‘ribellarsi’ contro la globalizzazione”. In particolare, la bandiera della globalizzazione, fatta cadere a terra dalle ultime tre amministrazioni americane, viene raccolta sempre più coscientemente e decisamente dal presidente cinese Xi Jinping.

Il gruppo BRICS mira a mantenere la stabilità economica regionale e globale e a sostenere la crescita delle economie digitali e verdi8. La New Development Bank (NDB), o banca BRICS, ha la sede centrale a Shanghai, ma ha istituito un ufficio regionale in India e l’indiano D. J. Pandian è stato nominato direttore generale del nuovo ufficio. Pandian ha precedentemente ricoperto il ruolo di Vice President e Chief Investment Officier presso Asia Infrastructure Investment Bank. Dei 30 miliardi di dollari in 80 progetti che la NDB ha erogato ai suoi Paesi membri, 21 sono in India nei settori dei trasporti, dell’acqua e dei servizi igienico-sanitari all’energia pulita, nonché nelle infrastrutture digitali e sociali, per un totale di 7,1 miliardi di dollari.

Il discorso di apertura di Xi Jinping ha espresso ancora una volta la visione della Cina dello sviluppo globale, che mira a valorizzare l’armonia, l’inclusività, lo sviluppo pacifico, i vantaggi reciproci e le soluzioni vantaggiose per tutti, in modo da costruire insieme una comunità con un futuro condiviso per umanità. Xi ha ribadito che, a suo parere, l’ordine mondiale è ormai multipolare, e che quindi i BRICS devono “abbandonare la mentalità da Guerra Fredda e di confronto tra gruppi, opporsi alle sanzioni unilaterali e all’abuso delle sanzioni per superare l’egemonia e le piccole cerchie“. Xi ha aggiunto che le sanzioni contro la Russia sono “arbitrarie” e “un boomerang, un’arma a doppio taglio che finiranno solo per danneggiare i propri interessi così come quelli degli altri, e infliggere sofferenza a tutti9. In gioco c’è la stabilità dell’economia globale, soprattutto dei Paesi più poveri colpiti dalla crescente inflazione e dalle crisi del debito, della sicurezza alimentare ed energetica e della gestione delle supply chains (su questi temi si vedano i nostri articoli qui, qui, qui, qui, qui e qui).

In sostanza, nel contesto della situazione di guerra in Ucraina e delle conseguenze che ha prodotto sull’economia mondiale e del ridisegno dello scenario delle relazioni internazionali economico politiche, i Paesi BRICS si candidano a diventare un polo economico politico aggregativo alternativo a quello occidentale, basato su Stati Uniti, Unione Europea e i Paesi loro alleati (Australia, Canada, Corea del Sud, Giappone, Nuova Zelanda, etc.). A questo proposito, nel corso del vertice è stata diffusa la notizia della possibile creazione di un “BRICS Plus”, ovvero di un meccanismo di cooperazione allargato ad un gruppo comprendente anche altri Paesi emergenti – Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Indonesia, Iran, Kazakhstan, Messico, Nigeria, Senegal, Thailandia, Turchia ed altri (molti dei quali considerati “non-democratici” dai Paesi occidentali), molti dei quali africani – per ampliare la cooperazione Sud-Sud per lo sviluppo e la prosperità comuni. Un gruppo che potrebbe diventare alternativo al G2010. Argentina e Iran hanno formalmente richiesto di diventare membri del gruppo BRICS.

Uno scenario molto complesso e ancora da definire, ma che potenzialmente rappresenta la maggiore sfida al dominio globale della coalizione occidentale. Si pensi, ad esempio, che tra i Paesi BRICS solo il Brasile ha votato a favore della risoluzione ONU di condanna dell’invasione russa dell’Ucraina, la Cina ha votato contro, mente India e Sud Africa si sono astenuti. Dei 14 Paesi che dovrebbero entrare a far parte dei BRICS Plus, sette hanno votato a favore della risoluzione, sei si sono astenuti e uno ha votato contro (sulla questione del nonallineamento all’Occidente dei Paesi del Sud del mondo nell’isolamento della Russia, si veda il nostro articolo qui).

Nessuno dei Paesi BRICS ha aderito alle sanzioni economiche occidentali contro la Russia. Il motivo per cui i paesi BRICS si sono tutti rifiutati di aderire a tali sanzioni è perché condividono la stessa antipatia per le sanzioni unilaterali imposte dall’Occidente. Per i Paesi BRICS (e per molti degli aspiranti BRICS Plus) “è ormai chiaro che le potenze occidentali salvaguardano i propri interessi egemonici attraverso sanzioni, senza alcun riguardo per gli interessi delle economie emergenti e in via di sviluppo, e per portare nuove incertezze e rischi al mondo. Dietro le sanzioni c’è l’egemonia del dollaro”.

La videoconferenza ha offerto l’opportunità al presidente russo Vladimir Putin di discutere di temi cruciali per il futuro geopolitico e geoeconomico globale insieme al presidente cinese Xi Jinping, al primo ministro indiano Narendra Modi, al presidente brasiliano Jair Bolsonaro e al presidente sudafricano Cyril Ramaphosa. Un’opportunità per Putin di dimostrare che la Russia, nonostante le sanzioni dei Paesi occidentali, non è affatto in difficoltà e che non è isolata. “I partner occidentali trascurano i principi di base dell’economia mondiale e di conseguenza la crisi economica sta diventando cronica” ha affermato Putin accusando i Paesi occidentali per le conseguenze che le sanzioni stanno comportando per diverse zone del mondo, “Gli imprenditori dei nostri Paesi devono fare i conti con lo sviluppo del business in condizioni difficili, perché i partner occidentali trascurano i principi base dell’economia di mercato, del libero scambio, dell’inviolabilità della proprietà privata, perseguono un percorso macroeconomico sostanzialmente irresponsabile, comprese le emissioni incontrollate di moneta e l’accumulo di debiti non garantiti“.

Putin ha sottolineato su come vengano introdotte sempre più sanzioni a sfondo politico, rafforzando così i meccanismi di pressione sulle economia concorrenti. “C’è una rottura deliberata dei legami di cooperazione, quindi le catene dei trasporti e della logistica stanno crollando. E tutto ciò è contrario al buon senso e alla logica economica elementare, è lesivo degli interessi delle imprese su scala globale e incide negativamente sul benessere della popolazione di tutti i Paesi“.

Il rublo continua ad essere una moneta forte rispetto al dollaro americano e Putin ha annunciato che si sta lavorando alla creazione di una nuova valuta comune per gli scambi internazionali basata sul paniere delle valute dei Paesi BRICS, da utilizzare al posto del dollaro anche per le riserve di questi Paesi. In pratica, minando il dominio del dollaro (ma anche dell’euro) come moneta di riferimento per gli scambi globali.

Il fatto è che le sanzioni imposte alla Russia da Stati Uniti e UE – dal sequestro delle riserve russe per oltre 300 miliardi di dollari, ma anche di decine di miliardi di dollari di riserve e beni a Paesi come Iran, Venezuela e Afghanistan, alla rimozione di alcune banche russe dal sistema globale di pagamenti interbancari SWIFT – hanno accelerato il processo di de-dollarizzazione in tutto il mondo. Non sono solo i BRICS, ma anche molte altre economie in via di sviluppo, a rendersi conto della necessità di ridurre il ruolo del dollaro nei pagamenti globali. Nelle relazioni bilaterali, le discussioni sull’esplorazione di nuove valute per regolare gli scambi commerciali stanno diventando sempre più diffuse (compreso il sistema di pagamento interbancario transfrontaliero cinese CIPS11), un’indicazione che l’abuso del proprio potere finanziario da parte degli Stati Uniti con il crescente uso del dollaro come arma politica negli ultimi anni – attraverso sanzioni o prestiti condizionali -, sta alimentando la tendenza alla de-dollarizzazione.

 

Alessandro Scassellati

 

  1. Il meccanismo BRICS è iniziato con la riunione dei ministri degli Affari Esteri dei Paesi BRICS a margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2006. Nel 2009 è stato aggiornato al livello di vertice che viene ospitato una volta all’anno.[]
  2. Il vertice dei BRICS è stato seguito questa settimana dai vertici del Consiglio UE, del G7 e della NATO che hanno intensificato le tensioni e le crisi esistenti, concentrandosi sul confronto tra blocco occidentale e blocco Cina-Russia con l’obiettivo dichiarato di mettere in campo misure economiche, militari e politiche per preservare l’ordine globale dominato dagli Stati Uniti. Si pensi, ad esempio, al lancio della cosiddetta Global Infrastructure Partnership (la ex Build Back Better World, lanciata al G7 in Cornovaglia nel 2021), una “iniziativa infrastrutturale globale” (in particolare digitale) che dovrebbe “mobilitare” circa 600 miliardi di dollari di prestiti e finanziamenti pubblici e privati nei prossimi 5 anni per realizzare sulla base di “valori condivisi” – come la “trasparenza“, il rispetto dei diritti dei lavoratori, l’ambiente, l’uguaglianza di genere – progetti infrastrutturali nel Paesi in via di sviluppo, in diretta competizione con il programma cinese della Belt and Road Initiative, lanciato da Xi nel 2013 e finanziato attraverso la Asian Development Bank. A questo proposito, la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen ha sostenuto che così i Paesi emergenti e poveri partner dell’Occidente (soprattutto dell’Africa subsahariana) “[hanno la possibilità] di avere una scelta“, possono andare verso le democrazie piuttosto che a Pechino, per sviluppare le proprie reti elettriche o infrastrutture logistiche e sanitarie. Inoltre, al vertice NATO di Madrid è stato disvelato il nuovo “concetto strategico” della NATO che prevede l’assunzione della responsabilità di garantire oltre alla sicurezza euro-atlantica anche a quella indo-pacifica in funzione anti cinese. Si discute anche di una possibile trasformazione del G7 in G12 (facendo entrare Australia, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Unione Europea e NATO). Su questi temi si veda il nostro articolo qui.[]
  3. Al punto 6 della Dichiarazione finale del vertice si afferma: “Rendere gli strumenti di governance globale più inclusivi, rappresentativi e partecipativi per facilitare una maggiore e più significativa partecipazione dei Paesi in via di sviluppo e meno sviluppati, in particolare in Africa, nei processi decisionali e strutture globali e renderle più in sintonia con le realtà contemporanee; Essere basati su una consultazione e una collaborazione inclusiva a beneficio di tutti, nel rispetto dell’indipendenza sovrana, dell’uguaglianza, degli interessi e delle preoccupazioni reciproche legittime per rendere le organizzazioni multilaterali più reattive, efficaci, trasparenti e credibili; Rendere le organizzazioni multilaterali più reattive, efficaci, trasparenti democratiche, obiettive, orientate all’azione, orientate alle soluzioni e credibili in modo da promuovere la cooperazione nella costruzione di relazioni internazionali basate su norme e principi del diritto internazionale e lo spirito di reciproco rispetto, giustizia, uguaglianza, cooperazione reciprocamente vantaggiosa e realtà del mondo contemporaneo;[]
  4. Basti pensare al complesso rapporto tra Pechino e New Delhi, con l’India che fa parte del Quadrilateral Security Dialogue (QUAD), insieme a Stati Uniti, Australia, Giappone, e del nuovo Indo-Pacific Economic Framework for Prosperity lanciato da Biden a fine maggio, che mirano a bilanciare l’influenza cinese nell’Indo-Pacifico. Ma, davanti al grande obiettivo comune dello sviluppo economico, tutto il resto, a cominciare dall’interesse degli USA di utilizzare l’India contro la Cina, passa in secondo piano. Le tensioni tra India e Cina del 2020, sono state declassate ad uno “scontro di confine” e la loro relazione viene definita come una “simbiosi competitiva”. Sulla questione India si vedano i nostri articoli qui, qui, qui e qui.[]
  5. Nonostante gli ammonimenti dell’amministrazione Biden e dei vertici della UE, Cina e India hanno entrambe aumentato le importazioni di greggio dalla Russia, contribuendo a compensare le perdite dovute alle sanzioni occidentali che hanno ridimensionato gli acquisti energetici russi. L’India ha acquistato sei volte più petrolio russo da marzo a maggio rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, mentre le importazioni dalla Cina durante quel periodo sono triplicate, secondo i dati della società di ricerca Rystad Energy. Su questo tema si vedano i nostri articoli qui e qui.[]
  6. In particole, nella Dichiarazione di Pechino, i Paesi BRICS ribadiscono il loro impegno per il multilateralismo, sottolineano che la governance globale dovrebbe essere resa più inclusiva, rappresentativa e partecipativa e si impegnano a sostenere il diritto internazionale e il ruolo centrale delle Nazioni Unite nel sistema internazionale. La Dichiarazione esorta inoltre i principali Paesi sviluppati ad adottare politiche economiche responsabili, gestendo al contempo le ricadute politiche per evitare gravi impatti sui Paesi in via di sviluppo.[]
  7. Secondo i dati ufficiali, nel 2021 il commercio bilaterale tra la Cina e i gli altri Paesi BRICS ha mostrato resilienza, con un valore del commercio totale che ha superato i 490 miliardi di dollari, con un aumento anno su anno del 40%, il doppio rispetto a cinque anni prima. Da gennaio a maggio di quest’anno, questa cifra è stata di 205,1 miliardi di dollari, con un aumento di circa il 16% su base annua, un tasso di crescita relativamente alto. Nel complesso, nonostante l’impatto prolungato del CoVid-19, il volume totale degli scambi di merci dei Paesi BRICS ha raggiunto quasi 8,55 trilioni di dollari nel 2021, con un aumento del 33,4% su base annua.[]
  8. In occasione del vertice dei BRICS, la China National Space Administration (CNSA) ha rivelato il programma di cooperazione nell’osservazione congiunta e nella condivisione dei dati dei satelliti di telerilevamento tra i 5 Paesi. A gennaio 2022, la Cina aveva 499 satelliti in orbita, la Russia 169, l’India 61, il Brasile 13, il Sud Africa 3. Gli Stati Uniti ne avevano 2.944. La tecnologia satellitare di telerilevamento, con vantaggi tra cui l’alta risoluzione, la gamma completa e le capacità di osservazione globale, è diventata sempre più uno strumento chiave per far fronte a questioni come la crisi alimentare e dei raccolti, la carenza di risorse idriche e il cambiamento climatico globale. Il significato strategico della cooperazione nel settore spaziale dovrebbe rafforzare la solidarietà tra i Paesi BRICS, aumentare l’efficienza dell’osservazione satellitare, realizzare la condivisione delle risorse e rafforzare i legami bilaterali e multilaterali tra i Paesi BRICS.[]
  9. È stato dimostrato più volte che le sanzioni sono un boomerang e un’arma a doppio taglio. Politicizzare l’economia globale, trasformarla nel proprio strumento o in un’arma e imporre deliberatamente sanzioni utilizzando la propria posizione di forza nei sistemi finanziari e monetari internazionali, finirà solo per danneggiare i propri interessi e quelli degli altri e infliggere sofferenza a tutti“, ha affermato nel suo intervento Xi Jinping. “La crisi ucraina è un altro campanello d’allarme per tutto il mondo. Ci ricorda che la fede cieca nella cosiddetta ‘posizione di forza’ e i tentativi di espandere le alleanze militari e cercare la propria sicurezza a spese degli altri porteranno solo a trovarsi di fronte al dilemma della sicurezza“, ha sottolineato il presidente cinese.[]
  10. Il G20 comprende Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone, Corea del Sud, Messico, Russia, Arabia Saudita, Sud Africa, Turchia, Regno Unito, Stati Uniti e l’Unione Europea.[]
  11. Il CIPS ha processato circa 80 trilioni di yuan (11,91 trilioni di dollari) nel 2021, con un aumento di oltre il 75% su base annua. Secondo i dati di SWIFT, lo yuan ha mantenuto la sua posizione di quinta valuta più attiva per i pagamenti globali in valore ad aprile, con una quota del 2,14%.[]
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