articoli, recensioni

Hotel de Colombia

di Giorgio
Bona

In questo libro, Hotel de Colombia (Solfanelli 2021), Angelo Marenzana, scrittore a tutto tondo con una tradizione legata al noir, quel noir nostrano che rappresenta la provincia italiana con un’attenzione alla storia e alle tradizioni, dove la città di Alessandria, sua città di origine, ha ambientazioni risalenti alla prima metà del secolo scorso risalenti alla seconda guerra e al dopoguerra, una città che subisce i bombardamenti e omicidi che il regime cerca di nascondere e stenta a riconoscere (ricordiamo le avventure del commissario Augusto Bendicò e dell’ex sbirro Lorenzo Maida) esce dal suo campo d’azione per avventurarsi in un romanzo mainstream e lo fa con quella bravura che lo ha sempre messo in evidenza, perché la sua scrittura incide e va in profondità con sottigliezza e arguzia.

Un romanzo in cui Angelo Marenzana non rinuncia a rappresentare il lato più intimo dei suoi personaggi, l’aspetto più oscuro del genere umano, quello che anche un occhio vigile e attento individua con una certa difficoltà.

Il calare l’introspezione in scrittura è un lavoro certosino e abile e l’autore lo fa con maestria e anche con un certo garbo.

Hotel de Colombia. Il titolo è già un buon viatico. Marenzana non può astenersi da una storia un po’ torbida, soprattutto nell’ambientazione e nell’atmosfera visti i suoi precedenti.

Ho avuto l’impressione, leggendolo, di sostare in un paesaggio dell’Arizona, ai margini del deserto, con il bivacco acceso e la luna piena, con gli ululati dei coyotes che fanno da sfondo.

È l’ultima notte di vita per questo hotel. Un passato prestigioso, ora pronto a un disarmo che non avrà più nulla a che vedere con la propria storia.

In quell’insolito sabato sera gli ultimi avventori di quell’albergo, ognuno con un motivo personale per non fare ritorno a casa con la consapevolezza di dare una svolta alla propria vita.

Questo avvenimento coincide con la festa di compleanno di Ottavio ed è per lui una notte speciale, anche perché reduce da una folle avventura a tinte fosche. Broker di successo fuggito dalla festa con il dubbio di essere tradito dalla moglie insieme al suo socio di affari.

Marco, giovane hacker preso dall’eccitazione di aver conosciuto la sua amica Gloria, finisce tra le braccia di Margherita, prostituta di grande esperienza e dai modi eleganti e garbati.

E ancora Ismail, giovane egiziano studioso di Storia dell’Arte con un foglio di via in tasca dopo essere stato scagionato da una pesante accusa di omicidio.

Nulla è dovuto al caso, ma sarà la casualità a farli incontrare nella hall dell’Hotel de Colombia in compagnia di Albert, il portiere di notte spesso ubriaco e che vaneggia e delira nei suoi ricordi di sassofonista jazz.

Saranno loro gli ultimi clienti in un insolito sabato sera, tutti con un peso sullo stomaco come un macigno

Sarà qui, in questo albergo a due stelle, appartati in un luogo molto riservato, che questi personaggi si metteranno a confronto, perché questo rappresenterà il luogo ideale per confidare le storie della propria vita in un intreccio di chiacchiere e di narrazioni. Saranno loro a decidere se potrà esserci una via d’uscita.

Il vero punto cardine della narrazione è questo luogo di incontro dove le vite convergono trovando un’intesa per una sorte da vivere collettivamente, per cercare, ognuno nel proprio rigoroso individualismo, comprensione e solidarietà.

Un libro di grande introspezione perché scava sulla natura del genere umano, nel suo sottobosco dove la penna graffia portando a galla una vera identità. Nessuno appare immune da quello che gli ha riservato il destino. Archetipi psicologici in queste pagine sono un sottofondo sonoro, un blues in un’atmosfera decadente che fa da cornice alla storia.

Hotel de Colombia è l’ingresso a quel mondo che ne segna la fine ma decreta un principio perché ogni personaggio dovrà risalire dalle proprie macerie e non sa cosa andrà ad affrontare. I personaggi, forti delle loro storie senza via di scampo, nascondono dentro di loro una speranza sulle ceneri di un mondo in cui hanno perduto.

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