editoriali

Greta e Alexandra: clima e ecosocialismo

di Mario
Agostinelli

di Mario Agostinelli –

In queste giornate di forte emozione e coinvolgimento creati dall’entrata in campo di un nuovo movimento schiettamente giovanile che si organizza su un terreno colpevolmente ignorato dai governanti delle generazioni passate, lascio alla testimonianza diretta degli eventi che si manifestano nelle assemblee e nelle piazze di tutto il Pianeta il compito di trasmettere il loro potentissimo messaggio di fondo. Qui invece vorrei riflettere sulle prospettive del conflitto politico-sociale innescato da due giovani donne nel mondo, che attirano grandi critiche e grandi consensi. Greta Thunberg e Alexandria Ocasio-Cortez non hanno molto in comune, se non una straordinaria abilità nel comunicare e il merito di aver posto il tema del cambiamento climatico e di che cosa fare per combatterlo al centro di una discussione planetaria.

La ragazza svedese svolge un ruolo da mobilitatrice e comunicatrice ed è al centro della straordinaria crescita di una nuova sensibilità mondiale rispetto alla maggiore emergenza del secolo. Quando ha scosso i leader mondiali per il loro “tradimento” dei giovani durante il vertice delle Nazioni Unite (“Se i leader mondiali decidessero di fallire, la mia generazione non li perdonerà mai”) ha aperto un cuneo nella dialettica tra la società e i governanti che si può rimarginare solo convergendo sugli obbiettivi radicali della generazione degli studenti. E questo non solo al tavolo delle istituzioni internazionali, ma, di rimando, nel pieno delle rivendicazioni e delle lotte che si invereranno Stato per Stato, Regione per Regione, Città per Città. Le assemblee di studenti, donne e – mi auguro presto – lavoratrici e lavoratori sono state messe in comunicazione da questa esile ragazza con i Parlamenti, i consigli regionali, i consigli comunali. Un fatto straordinario che inaugura una sfida democratica estesa in una fase storica di pesante regressione autoritaria e escludente.

La Ocasio-Cortez, invece, si è mossa direttamente sul terreno della rappresentanza istituzionale ed ha avanzato proposte di legge ambiziose al Congresso degli Stati Uniti, inserite in un piano da mille miliardi di dollari. Perfino la sinistra democratica Usa è turbata per la determinazione con cui nel testo molto ben articolato si prende di petto il futuro, anziché limitarsi a contrastare gli eccessi di Trump e contare sugli inevitabili autogol dell’ex tycoon. La posta sul clima è talmente incombente e foriera di popolarità nelle fasce più povere o esposte, che non c’è dubbio che i Democratici alla fine adotteranno già nella prossima campagna elettorale contro la Trumpnomic e pur con qualche esitazione, data la loro radicalità, le linee guida che Alexandra affina ad ogni tornata di incontri pubblici. La svolta della Ocasio ha un sapore squisitamente eco-socialista, con una originalità, se posso dire, “bergogliana”, riassunta nel legame tra giustizia climatica e giustizia sociale (per approfondimenti, si veda il sito https://www.laudatosi-alleanza-clima-terra-giustizia-sociale.it/).

Lo stimolo potentissimo che la proposta della Ocasio impone alla politica, all’economia e alla cultura americana, avrà, come l’azione di Greta, forti ripercussioni a livello mondiale, ma su un piano complementare.

Se non esiste una soluzione “di mercato” ai disastri ambientali è altrettanto vero che il permanere di alti livelli di disoccupazione o sotto-occupazione ha contribuito ad accentuare la polarizzazione dei redditi e delle ricchezze. La rimodulazione dei sistemi fiscali diventa indispensabile, così come uno spostamento relativo del prelievo sui redditi da lavoro verso quelli da capitale, da imposte indirette a imposte dirette, da un sistema maggiormente regressivo ad uno relativamente progressivo a cui si aggiunga l’imposta sulla ricchezza patrimoniale o finanziaria. Il Green New Deal porta la sfida nel punto più alto del sistema liberista e indica l’emergere di una prospettiva politica eco-socialista da giocarsi in sintonia con il movimento di Fridayforfuture e consolidare in una svolta politico-istituzionale. Mentre uno degli aspetti più sottovalutati in Europa e in Italia riguarda la ripresa della pianificazione e il ricorso ad adeguate strutture, quali agenzie pubbliche e imprese partecipate dallo Stato, nelle proposte della Cortez questi nodi sono ampiamente trattati.

In buona sostanza, Greta e Alexandra amplificano e rendono più concreta la desiderabilità di una prospettiva di cambiamento strutturale e di riconversione che tocca non solo l’economia, ma l’intero tessuto sociale e che l’accelerazione brusca del cambiamento climatico delinea e richiede con sempre maggior urgenza.

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1 Commento. Nuovo commento

  • Luigi Mosca
    07/10/2019 10:30

    Ottima analisi, nella quale pero’ inserirei anche il “terzo polo”, quello della impellente necessità di un disarmo mondiale (innanzitutto nucleare), ed inoltre la necessità di arrivare ad una gouvernance che sia mondiale e che ponga al suo centro l’Uomo, con i suoi valori di solidarietà e di responsabilità.
    Tutti questi gravissimi problemi (clima-ambiente, ingiustizia sociale ed armamenti) si pongono infatti sulla scala mondiale e quindi richiedono per poter essere affrontati in modo pertinente ed efficace una gouvernance per l’appunto sulla stessa scala mondiale.

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