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Grecia al lavoro: foto di Tsipras

Grecia al lavoro

di Gianni
Rinaldini

di Gianni Rinaldini* –

Tre anni fa, pochi pensavano, a destra e a sinistra, che Alex Tsipras sarebbe politicamente sopravvissuto al memorandum della Troika.
Così non è stato, e questo permette al governo di Syriza di avere maggiore forza e credibilità nell’affrontare gli spazi di manovra possibili con l’uscita dal commissariamento della Troika.
I costi sociali imposti dall’Europa sono stati vergognosi e pesantissimi e, i nuovi spazi che ora si aprono per l’operare del governo di Syriza, sono limitati dai vincoli monetari e dalle previsioni del Fondo Monetario Internazionale e della Commissione Europea.
Tutto ciò non modifica il fatto che si apre una nuova fase di agibilità delle scelte del governo nella ricostruzione sociale del Paese, anche nella prospettiva di modificare le attuali previsioni e parametri della Commissione Europea.
La scelta compiuta da Alex Tsipras, nel 2015, è stata contemporaneamente coraggiosa e rischiosa, per la semplice ragione che non esistevano alternative credibili per la banale considerazione che l’esperienza della sinistra politica e sociale in Grecia come forza di governo, era totalmente isolata nel contesto europeo.

È stato alquanto fastidioso leggere dichiarazioni di politici, intellettuali, economisti di sinistra, di Paesi europei, compreso il nostro, spiegare ai compagni della Grecia quello che avrebbero dovuto fare.
Ovviamente nell’esprimere giudizi e critiche, sottacevano il fatto che nel proprio Paese, basti pensare all’Italia, non esisteva nulla che fosse comparabile all’esperienza di massa di Syriza.
Perché questo è stato il vero problema, l’isolamento di quell’esperienza, l’isolamento di un intero Paese dell’Europa che aveva e ha una struttura economica debolissima, fondata prevalentemente su turismo, un po’ di terziario e i cantieri navali.
Non intendo prendere in considerazione e dunque commentare la ridicola ipotesi, allora formulata, di un ipotetico piano B, da attuare nel corso della notte con una sorta di colpo di mano che avrebbe assunto inevitabilmente l’esito di consegnare il Paese in mano all’esercito.
Non è un caso che l’unica esperienza comparabile a quella di Syriza, rappresentata in Spagna da Podemos, non ha partecipato a questo delirio, anzi ne ha sempre appoggiato le scelte.
Alexis Tsipras ha annunciato per i prossimi giorni misure legislative che segnano il passaggio a una nuova fase, quella della ricostruzione sociale.
Non ho gli elementi di conoscenza necessari per poter esprimere un giudizio sull’insieme di questi provvedimenti che però, mi pare di capire, partono dal lavoro e dunque dalla definizione di un diverso assetto che apre all’esperienza di una nuova dinamica sociale tra le stesse parti sociali.
Per questo ritengo non separabili tre aspetti fondamentali, il primo riferito all’aumento del salario minimo, il secondo al riconoscimento della contrattazione collettiva sia a livello nazionale sia aziendale per tutti i lavoratori iscritti e non iscritti alle organizzazioni sindacali, e il terzo, alla definizione di nuove forme di tutela nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori, in caso di licenziamenti senza giusta causa.
Sono aspetti inscindibili tra loro, perché il salario minimo, può essere tale soltanto se esiste la contrattazione collettiva.

Dentro questo impianto si pone poi il problema della validazione delle piattaforme e degli accordi e sarebbe importante che questa materia non fosse lasciata nelle mani delle forze sociali ma definita legislativamente, attraverso il riconoscimento della validazione da parte dei diretti interessati.
Le tutele individuali sono il terzo aspetto che ho richiamato e a mio parere assumono una caratteristica fondamentale, proprio perché possono impedire l’arbitrio assoluto dell’impresa nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici.
Ovviamente i tre punti enunciati non possono che essere modulati rispetto ai contesti sociali di ogni diverso Paese, in questo caso la Grecia.
Auspico che l’apertura di questa nuova fase per la Grecia, possa contribuire all’esito positivo delle elezioni previste per il 2019, con la conferma del governo di Syriza.

* Presidente Fondazione Claudio Sabattini