Riprendiamo da osservatoriodiritti.it l’articolo di Laura Pasotti –
L’11 ottobre è la Giornata mondiale delle bambine e, come ogni anno, il rapporto InDifesa di Terre des hommes fa il punto della situazione. Tra le principali violazioni ci sono matrimoni forzati, gravidanze precoci, violenza sessuale, mutilazioni genitali femminili, difficoltà di accesso a istruzione, sanità e sport
In Afghanistan alle donne è vietato parlare in pubblico. In Sierra Leone più di 8 donne su 10 hanno subito mutilazioni genitali femminili. Nel mondo 122 milioni di bambine e ragazze non vanno a scuola, più della metà vive nell’Africa sub-sahariana. Sono 21 milioni le minorenni che sono rimaste incinte. Oltre 600 milioni vivono in Paesi in guerra dove rischiano di essere vittime di molestie, violenza, rapimenti. Il divario di genere c’è anche nell’accesso a sanità, istruzione, sport, lavoro.
Anche i dati sull’Italia sono preoccupanti: bambine e ragazze sono la maggioranza delle vittime di reati a danno di minori, non migliorano gli indicatori su lavoro, partecipazione, uguaglianza di genere, aumentano gli accessi ai servizi di salute mentale, soprattutto da parte delle ragazze.
L’11 ottobre è la Giornata mondiale delle bambine e delle ragazze ma, nel mondo, sono più di 3,1 miliardi quelle che vivono in Paesi dove i loro diritti umani non sono tutelati. È quanto emerge da Indifesa 2024, il dossier di Terre des hommes.
Giornata mondiale della bambine: ogni anno 4 milioni di vittime di mutilazioni genitali femminili
Nel mondo sono oltre 230 milioni le ragazze e le donne sopravvissute a mutilazioni genitali che ne subiscono le conseguenze. Di queste, 6 milioni vivono in Medio Oriente, 80 milioni in Asia e 144 milioni in Africa.
Nonostante gli sforzi per eradicare questa pratica, il numero di vittime è aumentato di circa 30 milioni rispetto al 2016 e ogni anno si stima che siano circa 4 milioni le bambine e le ragazze che la subiscono: in molti Paesi nelle prime settimane di vita o entro i 5 anni, in altri tra i 5 e i 9 anni, in alcuni durante l’adolescenza in vista di un matrimonio.
Qualcosa però sta cambiando: la percentuale di adolescenti tra i 15 e i 19 anni che hanno subito il taglio è minore rispetto a 30 anni fa; Burkina Faso, Liberia, Etiopia hanno registrato una diminuzione nell’incidenza del fenomeno e alle Maldive è passata dal 40% a quasi zero; il Gambia ha respinto una proposta di legge che avrebbe annullato il divieto di praticare mutilazioni genitali femminili introdotto nel 2015.
In Somalia, dove la quasi totalità delle donne ha subito mutilazioni, invece non è cambiato nulla.
In Europa a maggio 2024 è stata adottata una direttiva sulla lotta alla violenza di genere in cui si criminalizzano anche le mutilazioni genitali: nei Paesi Ue si stima che siano più di 600 mila le donne che le hanno subite.
Sono 122 milioni le bambine e le ragazze che non vanno a scuola
Dal 2015 a oggi la popolazione scolastica femminile nel mondo è aumentata di 50 milioni ed è migliorato il tasso di completamento dei cicli scolastici da parte di bambine e ragazze.
Ciononostante, il numero di quelle che non sono mai state a scuola o che l’hanno interrotta per guerre, catastrofi naturali, matrimoni forzati, rimane molto elevato: 122 milioni nel mondo, di cui circa la metà nell’Africa sub-sahariana.
A questi si aggiunge l’Afghanistan, dove alle bambine di oltre 12 anni è proibito andare a scuola.
Il costo della mancata istruzione delle ragazze è stimata a livello mondiale tra i 15 mila e i 30 mila miliardi di dollari in termine di perdita di produttività e reddito nell’arco della vita.
Nel mondo un quinto delle ragazze tra 15 e 29 anni (pari al 20,1%) non studia, non lavora e non segue percorsi di formazione (Neet), tra i maschi la percentuale scende all’11,8 per cento. L’Italia è il secondo Paese dell’Ue dopo la Romania per numero di Neet: sono il 16%, in gran parte ragazze.
Ogni anno 12 milioni di bambine sono costrette a sposarsi
Sono circa 640 milioni le ragazze di età compresa tra 20 e 24 anni che si sono sposate quando erano minorenni: circa la metà vive nell’Asia meridionale, il 20% nei Paesi dell’Africa sub-sahariana.
Tra il 2020 e il 2022 a livello globale la percentuale di bambine costrette a sposarsi prima dei 18 anni è diminuita e sono aumentate le adolescenti che hanno potuto continuare gli studi.
I progressi, però, non sono omogenei.
A rendere ancora più vulnerabili bambine e ragazze hanno contribuito la pandemia e i cambiamenti climatici che hanno aggravato i fattori di rischio come povertà, abbandono scolastico, mancanza di cibo, perdita di reddito delle famiglie: è accaduto in Pakistan dopo le alluvioni del 2022 e in Etiopia a causa della siccità.
Sierra Leone e Zambia hanno alzato a 18 anni l’età minima per il matrimonio, mentre solo 12 degli Stati Uniti hanno leggi che vietano ai minori di sposarsi.
In Italia la legge 69/2019, il Codice Rosso, ha introdotto il reato di costrizione o induzione al matrimonio: nel 2023 questi reati sono stati 28, quasi tutti a danni di donne, di cui più di 2 su 10 minorenni.
Giornata mondiale delle bambine 2024: la parità di genere è lontana
Negli ultimi 30 anni sono stati fatti passi avanti su matrimoni precoci, mutilazioni genitali, morti per parto, presenza in politica, leggi contro la violenza di genere. Ma nessun Paese ha raggiunto la piena parità di genere e meno dell’1% delle donne e delle ragazze vive in un Paese con un elevato empowerment femminile e un basso gender gap.
Anche la posizione dell’Italia nella classifica globale sul gender gap è peggiorata: è 87esima (era 79esima nel 2023). Nel nostro Paese quasi 1 donna su 2 non lavora, la partecipazione femminile al lavoro è bassa (56,4%) e le misure attuate negli ultimi 10 anni per incrementarla hanno avuto un impatto modesto.
Le ragazze, inoltre, fanno meno sport dei coetanei maschi perché hanno paura di sentirsi giudicate, non hanno fiducia in se stesse, non si sentono sicure all’aperto o mancano le opportunità.
Senza contare il gender pay gap, il divario economico che esiste tra maschi e femmine presente in tutti gli sport.
Sono anche meno incoraggiate a intraprendere studi Stem (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) e hanno più difficoltà ad accedere a smartphone e internet, sempre a causa di stereotipi di genere e pregiudizi.
Diritti dei bambini: in Italia quasi 7 mila reati contro i minori nel 2023
Nel 2023 nel nostro Paese sono stati commessi 6.952 reati ai danni di minori (95 in più rispetto al 2022 e +34% dal 2013). Tra i più diffusi ci sono i maltrattamenti in famiglia: 2.843 casi, +6% rispetto al 2022 e più che raddoppiati dal 2013 (dati Servizio analisi criminale della Direzione centrale Polizia criminale).
Nel 61% dei casi le vittime di reati contro i minori sono bambine e ragazze. Questa percentuale aumenta nei reati di violenza sessuale, atti sessuali con minorenni, detenzione di materiale pornografico e corruzione di minorenne.
Le vittime sono in prevalenza maschili invece nei casi di omicidio volontario, abbandono di persone minori o incapaci, abuso dei mezzi di correzione o disciplina, sottrazione di persone incapaci.
Le vittime femminili e maschili sono pressoché in parità nei reati di violazione degli obblighi di assistenza familiare e di maltrattamenti in famiglia o verso i fanciulli.
Peggiora la salute mentale dei giovani, in particolare delle ragazze
Dal dossier emerge che sono in aumento i casi di disagio psicologico tra i giovani, soprattutto tra le ragazze. In Italia, il 52% delle ragazze ritiene che la pandemia abbia avuto un impatto negativo sulla propria salute mentale, dato che scende al 31% tra i maschi (dati Istituto superiore di sanità).
Con il progetto Osservatorio Indifesa, Terre des hommes ha intervistato oltre 2 mila ragazze tra i 14 e i 26 anni per indagare questo malessere: 9 ragazze su 10 percepiscono forti rischi per la salute mentale.
La causa principale è la difficoltà ad accettarsi e star bene con il proprio corpo. Altri motivi sono le relazioni difficili con i genitori, le prestazioni scolastiche, la solitudine, la preoccupazione per il futuro, l’ecoansia.