Il 28 febbraio tre nuovi ricorsi sono andati ad aggiungersi a quelli già depositati contro il progetto di mega bruciatore di rifiuti, voluto da Gualtieri per risolvere la perenne emergenza della Capitale.
Nello stesso giorno al ricorso dei Comuni di Albano ed Ardea, si è unito quello promosso da Legambiente e WWF e quello della Rete Tutela Roma Sud.
Le Associazioni e i Comitati territoriali dei Castelli Romani – nello specifico i Comitati di quartiere di Albano, Pavona e Cecchina, FARE Castelli, l’ANPI locale, l’Ass. per il Cambiamento “Formiche” di Marino, il circolo di Legambiente
Appia Sud “Il Riccio” e la sezione Italia Nostra Castelli Romani – unitamente all’Associazione Forum Ambientalista e all’Azienda Agricola Ceglia, hanno presentato ricorso al TAR contro il piano rifiuti del sindaco di Roma Gualtieri che, in veste di Commissario Straordinario per il Giubileo della Chiesa Cattolica, vuole imporre al territorio dei Castelli Romani un impianto pronto a trattare 600.00 tonnellate di rifiuti.
Roma può e deve trovare soluzioni moderne per la gestione dei rifiuti, improntate alla strategia europea, che vede la combustione come elemento residuale e da superare nel lungo periodo, e non fermarsi ad una finta soluzione obsoleta, inquinante, dispendiosa dal punto di vista idrico, anti economica e dannosa per la salute.
Una proposta priva di qualsiasi analisi comparativa con tecnologie di riciclo alternative, valutazione prevista dalle norme europee e fondamentale in un Paese privo di materie prime come l’Italia.
Analisi presente invece nel piano regionale vigente, che nel 2020 aveva portato a scartare l’ipotesi di un nuovo termovalorizzatore.
“Vogliamo tutelare la salute, garantendo aria e cibo non contaminati per tutti. Le aziende dell’agro romano meridionale, infatti, vendono i propri prodotti di eccellenza a Roma e in giro per il mondo, grazie anche a certificazioni di qualità come quelle biologiche, impossibili da mantenere con un inceneritore sul territorio”- dichiarano i soggetti ricorrenti-“Vogliamo promuovere la riduzione del rifiuto all’origine e l’avanzamento dell’Italia in un settore strategico come quello del recupero dei materiali dalle miniere urbane, determinante per la sopravvivenza del pianeta, e per portare occupazione e benessere diffusi”.
Il ricorso, affidato all’avv. Claudio Tamburini del foro di Firenze, già legale dei comitati vittoriosi contro il progetto di inceneritore di Sesto Fiorentino, fa inoltre dei rilievi che attengono al rispetto della Costituzione e dei principi democratici, evidenziando l’irragionevolezza di realizzare un impianto oltre il Giubileo e continuare a gestire le criticità dei rifiuti esportandoli, per colmare la capacità inutilizzata degli impianti esistenti in Italia.
Il piano adottato dal Commissario, infatti, prevede di “definire accordi specifici con gestori operanti in Italia e all’estero che permettano di garantire il superamento dell’emergenza durante il 2025 e 2026”. Evidentemente il termovalorizzatore non serve al Giubileo, che viene utilizzato in maniera strumentale per realizzare un impianto privato, bypassando le regole democratiche, tra l’altro in contrasto con gli insegnamenti dell’enciclica “Laudato Si”.
Nelle prossime settimane verrà depositata tutta la documentazione necessaria, prima dell’udienza fissata il prossimo 5 luglio.
Nel frattempo le iniziative di coinvolgimento della popolazione continuano, dopo l’assemblea pubblica in sala consiliare ad Albano Laziale, con il chimico Aldo Garofalo e l’incontro con il presidente di Zero Waste Europe, Rossano Ercolini, la Rete Tutela Roma Sud, che racchiude tutte le realtà territoriali che si oppongono all’ecomostro, ha organizzato, come iniziativa inserita all’interno dello Sciopero per il Clima, una passeggiata contro l’inceneritore che ha toccato i comuni di Ariccia, Albano Laziale e Castel Gandolfo.
L’ultimo rapporto dell’IPCC, The Intergovernmental Panel on Climate Change, afferma l’urgenza di contenere l’aumento della temperatura media globale entro +1,5 °C rispetto all’era pre-industriale.
Per farlo, dobbiamo dimezzare le emissioni globali di CO2 entro il 2030, e azzerarle entro il 2050.
L’incenerimento dei rifiuti produce CO2 e la Commissione Ambiente del Parlamento europeo ha votato lo scorso maggio l’inclusione degli inceneritori tra gli impianti che dovranno acquistare crediti per compensare le emissioni climalteranti prodotte.
Le Alternative ci sono, serve la volontà politica di portare Roma nel futuro.
Elena Mazzoni