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Fascismo 2.0 che comincia dai bambini: fascisti su Marte

Fascismo 2.0 che comincia dai bambini

di Stefano
Galieni

-di Stefano Galieni

Leggendo il programma elaborato dall’alleanza che si appresta a governare il paese, soprattutto in materia di immigrazione, viene da pensare che più che giallo-verde bisognerebbe definirla tendente al nero. Una premessa è importante però farla: molte delle proposte “propaganda” contenute nel “contratto”, saranno di fatto ineseguibili. Sarà impossibile applicare i rimpatri di massa verso paesi con cui non è possibile ad oggi stabilire accordi bilaterali in materia, non sarà possibile (esistono ancora le convenzioni internazionali) rimandare le persone nei paesi di transito, non sarà possibile deportare i soggetti più vulnerabili. Se tentativi del genere verranno attuati non solo costringeranno sempre più persone in condizioni di invisibilità e marginalità (alla faccia della decantata “sicurezza”), ma aumenteranno le procedure di infrazione della Corte Europea per i Diritti Umani che produrranno risarcimenti che lo Stato italiano dovrà erogare alle vittime delle violazioni realizzate. Al di là del valore simbolico che vorrebbe e potrebbe produrre la scelta di Matteo Salvini di sostituire Marco Minniti al Viminale, quali saranno le misure che realmente potranno essere realizzate dal nuovo governo? Si darà impulso alla realizzazione dei Centri Permanenti per il Rimpatrio (CPR), pensati da Minniti, ma è grottesco ricordare come sono soprattutto le regioni a guida leghista a non volere, nel proprio territorio, simili strutture. Peggioreranno, anche in applicazione della legge Minniti – Orlando, le prospettive per i richiedenti asilo. Nel contratto si propone di abrogare la protezione umanitaria (o si è rifugiati o si è “clandestini”) ma come già accennato persone provenienti da molti paesi con cui l’Italia non ha adeguate relazioni e che non garantiscono l’incolumità delle persone rimpatriate coattivamente, resteranno in un limbo giuridico e diventeranno anche più facile preda anche della criminalità. Si prevede una revisione della composizione delle Commissioni territoriali per la richiesta di asilo, con un maggior controllo da parte del Ministero dell’Interno nella selezione delle figure terze presenti per valutari tali domande. Si configura il tentativo di fare in modo che le richieste di asilo vengano effettuate nei paesi da cui si fugge o in quelli in cui si transita. Questo contando sulla piena agibilità e volontà di intervento delle organizzazioni che dovrebbero tutelare i diritti dei rifugiati come l’Unhcr. Di fatto sarebbe come immaginare che, pensando alla nostra storia passata, coloro che volevano espatriare per sfuggire dal fascismo avessero dovuto chiedere il permesso direttamente a Mussolini o a qualche gerarca obbediente. Restando in tema, nel contratto si parla in maniera generalizzata di “business dell’accoglienza”. Che siano necessari maggiori controlli soprattutto nei CAS nel rapporto fra servizi erogati e spese sostenute è indiscutibile. Ma che questo si traduca in uno smantellamento del sistema d’accoglienza già carente non è solo ingiusto ma controproducente anche seguendo le stesse logiche leghiste. Eppure 16 anni di legge Bossi – Fini dovrebbero avere insegnato che proibizionismo e repressione non sono la soluzione ma la fonte del problema. Dovessero realizzarsi tali politiche si avrebbero centri militarizzati, da cui, in attesa di veder esaminata la propria richiesta, non si potrà neanche uscire, con condizioni di vita ancora peggiori per utenti e operatori e conseguente aumento delle situazioni di tensione. Si tornerebbe ai mega centri (modello Cona in provincia di Venezia o Mineo a Catania) e paradossalmente sono queste le strutture che permettono il prosperare di business e malaffare gestito dai soliti noti. Comunque si dichiara direttamente di voler trasferire i fondi per l’accoglienza (che per altro garantiscono posti di lavoro a tanti cittadini italiani) in risorse da destinare ai rimpatri. Avremo probabilmente esempi propagandistici di rimpatri collettivi (illegali), verso paesi non sicuri (è già accaduto col Sudan) che metteranno a repentaglio la vita degli sfortunati destinatari dei provvedimenti ma non avranno alcun impatto reale sul numero di persone irregolarmente presenti in Italia che potrebbero invece, se si avesse semplicemente lungimiranza, essere regolarizzate. Capitolo a parte meritano i campi rom, che secondo il contratto dovrebbero essere progressivamente smantellati a partire da quelli “abusivi”. Non si specifica dove sistemare le persone, molti con cittadinanza italiana e in larga parte minorenni. Si afferma però l’intenzione di sottrarre alle famiglie i bambini che non frequenteranno regolarmente la scuola dell’obbligo. Ma ci saranno interventi per favorire una reale scolarizzazione o semplicemente si istituzionalizzerà il fatto che a rubare i bambini sono i gagè (gli italiani) e non i rom? Ed è sui bambini che sembra ci si voglia accanire a partire dalla più tenera età. Si promettono asili nido gratuiti, ma solo per i figli di famiglie italiane, quelle straniere dovranno pagare. Una proposta insieme misera e inquietante. Misera perché viene da pensare che le ragioni per cui la destra, con scarsa opposizione del centro sinistra, ha impedito che passasse la modifica della legge sulla cittadinanza erroneamente ribattezzata “ius soli”, sono soltanto ragioni di cassa. Inquietante perché sancisce una volontà ormai diffusa di separare autoctoni e migranti, nei diritti, sin dalla nascita. La riaffermazione di un “noi” contrapposto ad un “loro” sembra un passo avanti verso un diritto gerarchicamente definito su base etnica e di classe. Un seme mefitico gettato tanti anni fa e mai sufficientemente contrastato che oggi rischia di imporsi come senso comune da cui rischiano di potersi sviluppare gli embrioni di un fascismo mai scomparso. Se si legano questi aspetti del contratto, legati all’immigrazione, alle proposte securitarie da stato penale: aumento delle condanne, diminuzione delle misure alternative al carcere, libertà di sparare a chi minaccia la proprietà o la sicurezza domestica Se si ragiona in merito a quanto questioni come emergenze abitative, conflittualità sociali, disagi economici, vengano trattati come esclusivo problema di ordine pubblico, si ha un quadro estremamente fosco. Quello di un fascismo 2.0 che rischia di far somigliare l’Italia più all’Ungheria o alla Turchia che ad un paese democratico. Un disegno a cui è necessario opporsi non venendo incontro, come hanno fatto finora i governi apparentemente di altro segno alla paura generata da insicurezza sociale, mala informazione, ricerca del capro espiatorio. Ma ponendo una domanda banale: a chi dice “prima gli italiani” per giustificare le proprie nefandezze bisogna rispondere.: «Ma la tua vita da lavoratore lavoratrice precario/a è più simile a quella di Mohammed o Aisha, o a quella dell’italianissimo Briatore?». Oppure: «La tua vita può migliorare se si chiudono le frontiere e si spara sui gommoni o se ti vengono garantiti pensione, welfare, lavoro, dignità?». Chissà che non si riesca a far venire dubbi?

Segnaliamo il documento EPRS su Asilo, migrazione, cooperazione esterna