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Europa la transizione precaria

di Roberto
Rosso

La Commissione Europea ha ritirato il regolamento sui pesticidi, peraltro già bocciato dal Parlamento Europeo, sotto la spinta delle rivolte contadine. Il Green Deal ed in particolare la parte il cosiddetto Farm to Fork’ dedicata specificatamente all’agricoltura in modo evidente, mentre detta le condizioni della transizione energetica ed ecologica, non è in grado di determinarne e governarne l’effettivo svolgimento.

La transizione ecologico-energetica si coniuga necessariamente con la transizione digitale, ambedue trasversali a tutte le filiere produttive – in senso lato industria, agricoltura, servizi – che servono tutti i processi di riproduzione. Il punto di partenza per questa trasformazione radicale -che ha le sue premesse nelle ondate di innovazione che hanno portato allo stato attuale delle cose- è il livello di diseguaglianza che caratterizza tutte le formazioni sociali. La trasformazione radicale in atto scompone e ricompone le strutture, le gerarchie e le dinamiche sociali.

Policrisi

Abbiamo già descritto il processo in atto come policrisi, intreccio e sovrapposizione di diverse crisi che nascono nel seno delle formazioni sociali regionali, della formazione sociale globale: guerre, pandemia, crisi economica e finanziaria, crisi climatica ed ecologica.  Nelle analisi ci si affanna ad identificare, descrivere e spiegare le dinamiche di fratturazione che hanno diviso quello che sembrava essere un duraturo quadro della globalizzazione: alimentato dal dispiegarsi dele filiere produttive sui cinque continenti, coordinate dai dispositivi digitali, sostenuta dalle catene logistiche di fornitura -le cui procedure sono state standardizzate grazie all’introduzione dei container- supervisionate dalla libera circolazione dei capitali, in crescente processo di finanziarizzazione. Uno degli indici della mutata situazione è il ruolo del WTO, un tempo guardiano intransigente del libero commercio. Questo è il contesto in cui avvengono i processi di innovazione tecnologica, motori della trasformazione di questo stesso contesto. Sulle pagine di questa rivista se ne continua a discutere ed analizzare, mettendo in gioco le categorie usate per descriverlo, come quella di imperialismo1, dove la semplice evidenza dei dati non spiega la complessità delle relazioni, dei conflitti, della configurazione a geometria variabile che descrive i rapporti di forza, le alleanze a livello globale.

Il fallimento della COP28 è l’esito delle traiettorie conflittuali e divergenti tra le diverse regioni del globo e principali potenze -la cui gerarchia negli anni è mutata ed è destinata a mutare- l’incapacità delle istituzioni europee -nel loro contraddittorio rapporto, il cosiddetto trilogo- di determinare efficaci strategie per realizzare la transizione, le transizioni incorso è accentuata dalle spinte che vengono da un contesto globale così instabile.

L’assenza di un accordo globale sul cambiamento climatico incide anche sull’evoluzione delle filiere agro-alimentari a livello globale, che ricadono ovviamente nell’insieme delle attività antropiche che necessariamente devono essere regolate. Tali attività incidono per una parte importante sul bilancio delle emissioni a livello globale, sui processi di contaminazione delle matrici ambientali, acqua e suolo in particolare, e sulla drammatica perdita di biodiversità2; sulla perdita di biodiversità è stato appena pubblicato il rapporto sulle specie migratorie3 di cui almeno il 20% è minacciato di estinzione.

Degrado dei suoli e Land Grabbing

Il degrado dei suoli dovuto al cambiamento climatico ed al super-sfruttamento ne fa una risorsa scarsa rispetto alle necessità di alimentare una popolazione che ha superato gli otto miliardi ed è destinata a crescere, benché il trend si sia invertito o rallentato in molte parti del mondo, ma in altre non accenna a diminuire, accentuando le diseguaglianze a livello globale. Una risorsa scarsa attorno alla quale si accende la competizione -il cosiddetto land grabbing4– per acquisire, anche al di fuori del proprio territorio nazionale, aree di terreno fertile e spinge all’antropizzazione di sempre nuove aree, sia da parte dell’agricoltura industriale che dall’agricoltura familiare e di sopravvivenza. Questo accaparramento estende alle terre acquisite le pratiche di super-sfruttamento del suolo. Le terre “accaparrate” sono coltivate da intere popolazioni che vi vivevano da decenni, se non da secoli. Quelle popolazioni sono costrette a spostarsi, e spesso questo avviene violando i diritti fondamentali.

Secondo Oxfam “La Banca Mondiale finanzia molte compravendite di terra e ha un grande potere nell’influenzare il modo in cui la terra è comprata e venduta in tutto il mondo. Non ha accettato di sospendere temporaneamente i suoi investimenti sulla terra, ma ora ha riconosciuto di poter svolgere un ruolo fondamentale nella lotta al land grabbing e si è impegnata a migliorare i suoi standard”.

In un articolo del 20215 sul Sole 24ore, organo della Confindustria, descrivendo l’estendersi della pratica del land Grabbing, si sottolinea come la deforestazione -che ne è una delle conseguenze- a sua volta provochi la nascita delle pandemie attraverso il passaggio di agenti patogeni dal mondo animale all’uomo, la cosiddetta zoonosi, che sta all’origine possibile del Sars-Cov-2 come dell’HIV.

«Dal 2000, da quando monitoriamo il fenomeno – ci spiega – sono stati oggetto di compravendita 33 milioni di ettari di terre fertili. Con una netta accelerazione tra il 2009 ed il 2011. Ora il fenomeno sta rallentando. Per diverse ragioni. Sono state sopravvalutate le possibilità di profitti, e sottovalutate le difficoltà di realizzazione. Ma occorre una netta inversione di tendenza se vogliamo avvicinarci ad un ambiente sostenibile».

La corsa all’acquisto ha accelerato nel 2007, quando la crisi dei prezzi dei prodotti agricoli ha posto in modo drammatico l’accento sul problema della sicurezza alimentare nei Paesi ricchi, mettendo in luce le grandi opportunità economiche ancora presenti nei Paesi in via di sviluppo.

In soli dieci anni, dal 2008, l’anno dello scoppio della crisi finanziaria, al 2017, il fenomeno del Land grabbing è cresciuto del 1000 per cento. Terreni usati per coltivare, e poi esportare cibo, per i biodiesel, o come nuovo strumento per macinare profitti. Ma anche per progetti di estrazione mineraria, progetti industriali e turistici, urbanizzazione. (…)

«Il Land grabbing – prosegue Ward Anseeuw – comporta l’acquisizione di grandi terreni agricoli che sono spesso convertiti in monocolture. Questo ha un impatto negativo su diversi fronti: le monoculture impoveriscono i terreni, e quindi accelerano il loro inaridimento. E richiedono una grande meccanizzazione, per cui un basso apporto di forza lavoro. Senza contare che non di rado vengono realizzate ai danni del manto forestale».

D’altronde, segnala una recente ricerca dell’International Land Coalition (Ilc), la meccanizzazione è arrivata a tal punto che nel mondo l’1% delle fattorie coltiva il 70% dei terreni agricoli. E qui avviene un altro fenomeno tristemente noto come quelle dell’urbanizzazione forzata. Una volta persa la terra, molte persone sono costrette a riversarsi nelle enormi baraccopoli ai margini delle metropoli. Eppure la popolazione rurale è in aumento.

Land Inequality: concentrazione del potere di disporre della terra

In un rapporto del novembre 2020, di cui Ward Anseeuw- citato nell’articolo-  è coautore e coordinatore della sua elaborazione collegato alle argomentazioni dell’articolo,6  si introduce una nuova definizione della ‘land inequality’ delle diseguaglianze fondate sulle forme del potere di disposizione sulle risorse della terra.

“Storicamente, i metodi per misurare la disuguaglianza sul potere di disporre delle risorse della terra escludevano informazioni vitali, come il valore della terra, la proprietà multipla e l’assenza di terra, nonché il controllo che una persona o un’entità ha su di essa. “Questi risultati alterano radicalmente la nostra comprensione della portata e delle conseguenze di vasta portata che tale disuguaglianza ha, dimostrando che non solo è un problema più grande di quanto pensassimo, ma sta minando la stabilità e lo sviluppo di società sostenibili.”7

Nuove misurazioni mostrano che il 10 per cento più ricco della popolazione rurale cattura il 60 per cento del valore dei terreni agricoli, mentre il 50 per cento più povero delle popolazioni rurali controlla solo il 3 per cento del valore dei terreni.

Lo studio rileva che la disuguaglianza della terra minaccia direttamente i mezzi di sussistenza di circa 2,5 miliardi di persone coinvolte nell’agricoltura su piccola scala, così come gli 1,4 miliardi di persone più povere del mondo, la maggior parte delle quali dipende in gran parte dall’agricoltura per il proprio sostentamento.”

Quello che stiamo vedendo è che la disuguaglianza della terra è fondamentalmente un prodotto del controllo delle élite, degli interessi delle multinazionali e di scelte politiche. E sebbene l’importanza della disuguaglianza della terra sia ampiamente acquisita come dato, gli strumenti per affrontarla rimangono debolmente implementati e gli interessi acquisiti nei modelli di distribuzione della terra esistenti, difficili da cambiare”, ha affermato Giulia Baldinelli dell’ILC e co-autrice del rapporto.

 

Il land grabbing a livello interno ovvero la concentrazione della proprietà nelle mani delle società dell’agricoltura industriale a danno dell’agricoltura familiare, costituisce un dato strutturale dell’agricoltura brasiliana su cui nei decenni sono intervenuti i governi che si sono succeduti, come descrive l’articolo Agrobusiness e agricoltura familiare: il caso del Brasile che riassume la sua complessa analisi con la seguente frase.

Nonostante gli ultimi decenni abbiano evidenziato quanto in Brasile si siano raggiunti traguardi

importanti dal punto di vista delle politiche rivolte al miglioramento delle condizioni socioeconomiche

delle aziende di tipo familiare, il modello dell’agrobusiness, che in fondo rimanda al carattere semi-coloniale dell’economia brasiliana, ha ancora un peso molto rilevante”

 

Uno studio della FAO del 2021 esamina il contributo delle aziende agricole con meno di due ettari di estensione8 “Stando alle sue conclusioni , circa un terzo del cibo prodotto in tutto il mondo è frutto del lavoro dei piccoli agricoltori. A livello globale cinque aziende agricole su sei hanno meno di due ettari di estensione, sfruttano soltanto il 12 per cento circa di tutto il suolo agricolo del pianeta e producono approssimativamente il 35 per cento dei generi alimentari mondiali. (…)

Secondo stime aggiornate [2021], esistono attualmente nel mondo più di 608 milioni di aziende agricole a conduzione familiare, che occupano tra il 70 e l’80 per cento dei terreni agricoli mondiali e producono approssimativamente l’80 per cento dei generi alimentari mondiali in termini di valore. Dal nuovo studio si possono inoltre ricavare stime sulle dimensioni delle aziende agricole: il 70 per cento circa di tutte le aziende agricole, che lavorano soltanto il 7 per cento di tutti i terreni agricoli, hanno dimensioni inferiori all’ettaro, mentre il 14 per cento delle aziende, che controllano il 4 per cento del suolo agricolo, hanno dimensioni comprese tra uno e due ettari; infine, il 10 per cento di tutte le aziende agricole, che operano sul 6 per cento del suolo agricolo, hanno dimensioni comprese tra due e cinque ettari. Al tempo stesso, l’uno per cento delle aziende agricole mondiali di più grandi dimensioni, vale a dire con estensione superiore ai 50 ettari, utilizza più del 70 per cento dei terreni agricoli mondiali, di cui quasi il 40 per cento si può ricondurre ad aziende agricole con oltre 1000 ettari di estensione.”

Quello appena descritto, in modo più che sintetico, è il contesto nel quale la Commissione Europea ha boccato l’accordo con il Mercosur (Brasile, Argentina, Uruguay, Paraguay) per i prodotti agricoli sotto la pressione delle rivolte contadine in tutta Europa, contesto che si è venuto evolvendo nei termini attuali negli ultimi decenni rispetto al quale la PAC, la Politica Agricola Comunitaria, non è certo andata in senso opposto. La crescita delle diseguaglianze, la concentrazione del potere lungo tutta la filiera agroalimentare ha portato alla situazione attuale, nella quale le politiche di mitigazione  delle emissioni che causano il riscaldamento globale e di adattamento alle sue conseguenze delle Istituzioni Europee il Green Deal ed al suo interno il Farm to fork, indirizzato in modo specifico all’agricoltura, sollevano opposizioni, proteste che diventano rivolte, poiché in un contesto di diseguaglianze crescenti, distribuiscono in modo ineguale i costi, vanno ad accrescere queste stesse diseguaglianze.

La transizione diseguale

La transizione energetico-ecologica, tecnologica e digitale nel suo complesso opera quindi uno stravolgimento degli attuali rapporti sociali di produzione, provoca uno straordinario dislocamento delle funzioni, dei ruoli, delle strutture, delle dinamiche economiche sociali le quali rimanendo governate da una logica sostanziale dominata dal profitto, entro quel quadro di diseguaglianze, non possono che lascare un mondo di vinti dietro di sé, che una manciata di sussidi non può eliminare, riproducendo nuove gerarchie di reddito, ricchezza e potere.

Nel frattempo la crisi climatica si manifesta con tutta la propria forza nel mediterraneo dalla Catalogna ed altre regioni spagnole, dove una triennale scarsità di precipitazione è giunta ad un regime gravissimo di siccità, alla Sicilia dove è stata dichiarata l’emergenza idrica, alla Sardegna. Vale la pena di ricordare che il riscaldamento globale si manifesta per un verso come una crescita delle temperature medie in tutto il mondo, con picchi in determinate regioni, per un altro la maggiore energia presente nell’atmosfera e nell’ambiente in generale produce fenomeni metereologici sempre più acuti, violenti e frequenti, dalla siccità, alle precipitazioni alluvionali, alle ondate di gelo; contemporaneamente la regolarità di alcuni andamenti viene sconvolta, è il caso delle correnti oceaniche in particolare di ciò che noi conosciamo come Corrente del Golfo, il cosiddetto AMOC Atlantic Meridional Overturning Circulation9, trasporta una quantità significativa di energia termica dai tropici e dall’emisfero australe verso il Nord Atlantico, mentre il calore viene trasferito all’atmosfera. È un osservato speciale nel contesto del cambiamento climatico, poiché sembra avvicinarsi ad un regime critico nel quale il suo andamento può rallentare; benché non vi siano previsioni certe si accumulano gli studi 10che intercettano avvisaglie di quel processo, si intuisce la portata di un tale evento rispetto al clima di un’ampia regione del globo.

Rimanendo sul locale mentre in Puglia, come nelle altre regioni, si intensificano le proteste coi trattori dei contadini, la provincia di Foggia, come altre aree del nostro paese11, si trova stretta nella morsa della siccità12.

Senza governo e senza liberazione

Le istituzioni nazionali, regionali e globali sono in modo del tutto evidente incapaci di affrontare la transizione in atto, la crisi climatica ed il governo del ciclo alimentare in particolare; le conseguenze sono di una straordinaria gravità per le popolazioni di tutti il globo e sono destinate ad una drammatica selezione nella qualità di vita e nella stessa possibilità di vita delle popolazioni, quello che definiamo un nuovo ed accentuato darwinismo sociale. Le proteste che nascono dai gradini più bassi della scala sociale e da chi magari si trova più in alto, ma si sente minacciato nel suo relativo benessere a causa di veri e propri sommovimenti nei rapporti sociali, fanno necessariamente fatica a cogliere i nessi che spiegano la congiuntura in cui provano a ribellarsi, fatica la creazione di ampi fronti di lotta eterogenei al loro interno , ma unificati da un medesimo contesto che li opprime e da obiettivi che oltre alla condizioni specifica debbono necessariamente affrontare il governo della trasformazione, i poteri che la governano. Le espressioni politiche di questa condizione generale, dei movimenti di protesta e lotta in particolare sono se i può ancora più fragili e precarie. Al di là delle teorie sull’organizzazione -più o meno rivoluzionaria- prodotte e accumulate nei decenni si balbetta, si incespica, si fa fatica a mettere a valore e connettere esperienze, a condividere con pazienza conoscenze, a creare relazioni, a creare quindi percorsi condivisi dentro cui si agitano dinamiche dettate dalla eterogeneità delle culture e delle pratiche. La ricerca e la difesa dell’identità, a scapito di una produzione anche teorica fondata sul paradigma della ricerca-azione, produce l’inefficacia, l’impotenza politica, mantiene le esperienze di lotta ed organizzazione nel proprio ambito locale, impedisce di essere tempestivi, interni ed efficaci nell’analizzare ed intervenire sulle lotte, le proteste e le rivolte che via via si manifestano, per chi ha quell’ambizione.

Roberto Rosso

  1. https://transform-italia.it/siamo-nella-fase-storica-delliper-imperialismo-dei-suprematisti-bianchi-occidentali/ []
  2. https://www.unep.org/un-biodiversity-conference-cop-15  []
  3. https://www.unep.org/news-and-stories/press-release/landmark-un-report-worlds-migratory-species-animals-are-decline-and https://www.cms.int/en/publication/state-worlds-migratory-species   []
  4. https://www.actionaid.it/informati/notizie/land-grabbing-vero_significato  Il land grabbing: uno scandalo in crescita (oxfamitalia.org) []
  5.   https://www.ilsole24ore.com/art/land-grabbing-grande-minaccia-che-incombe-sostenibilita-pianeta-AEjfkjC  []
  6.   https://www.landcoalition.org/en/newsroom/new-report-reveals-land-inequality-worse-we-thought-and-fueling-other-inequalities/  https://www.landcoalition.org/en/uneven-ground/  https://www.landcoalition.org/en/uneven-ground/report-and-papers/

    L’International Land Coalition è una rete globale di oltre 250 organizzazioni in tutto il mondo che lavorano insieme per mettere le persone al centro del governo del territorio e dell’uso della terra, rispondendo ai bisogni e proteggendo i diritti delle donne, degli uomini e delle comunità che vivono sulla e dalla terra. Per ulteriori informazioni, visitare il sito: www.landcoatition.org and www.unevenground.org []

  7. “Historically, methods to measure land inequality excluded vital pieces of information, such as the value of land, multiple ownership and landlessness, as well as the control a person or an entity has over it. “These findings radically alter our understanding of the extent and far reaching consequences land inequality has, proving that not only is it a bigger problem than we thought but it’s undermining the stability and development of sustainable societies,”[]
  8. https://unric.org/it/fao-i-piccoli-agricoltori-producono-circa-un-terzo-dei-generi-alimentari-mondiali/  https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0305750X2100067X?via%3Dihub   []
  9.   https://it.wikipedia.org/wiki/Capovolgimento_meridionale_della_circolazione_atlantica []
  10. Physics-based early warning signal shows that AMOC is on tipping course  https://www.science.org/doi/10.1126/sciadv.adk1189 []
  11. https://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2024/02/05/la-siccita-assedia-da-mesi-il-sud-ma-ora-soffre-anche-il-nord/81164  []
  12. https://www.immediato.net./2024/02/10/la-provincia-di-foggia-nella-morsa-della-siccita-soffre-il-grano-linverno-mai-arrivato-siamo-in-apnea-totale/ https://www.ansa.it/puglia/notizie/2024/02/02/siccita-invaso-del-liscione-12-metri-sotto-al-livello-massimo_c7bf33a8-16be-4796-a322-9c81515c9460.html  []
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